Se ne è andato Sergio Torsello, storico, giornalista, saggista e operatore culturale. Una grave perdita per il Salento e per la comunità degli studiosi di tradizioni popolari. Una voce autorevole, la sua, una penna raffinata, una presenza costante accanto a giovani studiosi e ricercatori, docenti ed editori, musicisti e artisti in genere. “Un uomo serio. Sono in molti a dovergli tanto”, scrive Eugenio Imbriani sul “Corriere del Mezzogiorno” del 21 aprile 2015. “Sergio è stato uno studioso serio, maniacale compilatore di preziose bibliografie, esploratore di testi sconosciuti, autore e curatore di testi importanti, direttore di collane editoriali, collaboratore di riviste prestigiose” . Il suo cuore ha smesso di battere improvvisamente, lasciando sgomenti parenti e amici. Si è spento a 49 anni, nella sua città natale, Alessano, Finibusterrae. “La sua tela infinita si è spezzata, ripariamola insieme”, scrivono Andrea Carlino e Giovanni Pizza sempre sul “Corriere del Mezzogiorno” del 21 aprile 2015, facendo riferimento al titolo di una delle sue opere maggiori, appunto “La tela infinita” ( Besa Editore2006). Il giorno delle esequie ad Alessano, c’era una folla immensa, come era prevedibile per uno che ha ricoperto gli importanti incarichi di componente dell’Istituto Diego Carpitella e di direttore artistico della Notte della Taranta. Ma accanto ai politici e ai tantissimi artisti venuti a rendergli omaggio, c’era tanta gente comune, cioè i suoi concittadini, gli amici di Alessano tutti “percossi e attoniti” per dirla col Manzoni, ancora traballanti per lo scossone ricevuto. Il suo funerale è stato semplice e sobrio, come lui avrebbe voluto. Un lungo e mesto corteo che in un silenzio religioso si è dipanato dalla casa di Sergio fino alla stupenda chiesa di Sant’Antonio dove si sono celebrate le esequie, passando per la piazza del paese ed il Municipio dove lui prestava servizio da molti anni. Niente strepiti, niente musica sparata a tutto volume come siamo abituati a sentire sempre più spesso nei funerali cafoni e cialtroneschi che si celebrano oggigiorno. I politici che erano presenti non facevano nessuna passerella o, se la facevano, erano bravissimi a fingere. Significativa e vibrante l’omelia del parroco che ha avuto parole di grande conforto per i famigliari di Sergio, e riflessioni di alta teologia che non siamo abituati ad ascoltare dai nostri ignoranti e superficiali parroci. Il corteo funebre era un muto serpentone, nero come la terra che ci lascia più orfani, privi di tanto esempio, soli nel malinconico incedere pensoso. “Un corteo di anime afflitte, nel tragitto fino alla piazza assolata di un paese mai così bello, …la solitudine che ci angoscia immaginando il domani senza di te e un futuro senza memoria, la musica senza più radici”, scrive su Fb Michela Santoro. Ma tantissime sono in rete le testimonianze di amici e colleghi che lo hanno conosciuto ed amato, poiché le due cose con Sergio, andavano necessariamente di pari passo. Poi, al cimitero, l’emozione, la rabbia, l’amarezza di chi si sente orbato da tanto ingiusta dipartita, si sono sciolti in un lungo e straziante canto di dolore eseguito a cappella dalla voce di Antonio Castrignanò mentre la salma di Sergio veniva tumulata, a pochi passi da quella di un altro alessanese illustre che qui riposa, Don Tonino Bello. Il video di questo triste momento è trasmesso in rete e il canto di Castrignanò tocca l’anima, come l’immagine di Gigi Chiriatti che si porta il fazzoletto agli occhi per asciugare le lacrime. Ciao Sergio Torsello, ci mancherai molto.
è vero -quando serie e capaci personalità ci vengono a mancare, e mai come in questo periodo -Torsello -Marti -Mario Signore- specialmente per la salentinità culturale nostra, creano vuoti e riferimenti incolmabili.