La storia di Ugo VII Lusignano
di Nicola Morrone
Tra i più significativi monumenti del territorio di Gallipoli vi è senza dubbio la chiesa di San Pietro dei Samari, ubicata nell’omonima contrada, poco distante dalla costa. Si tratta di un edificio risalente al sec. XII, attualmente di proprietà privata, e abbisognevole, invero, di un pronto intervento di restauro.
Lo abbiamo visitato nella Pasquetta scorsa, realizzando un vecchio sogno: la sua storia, documentata, è infatti di grandissimo fascino. Del monumento si è occupata di recente, con la consueta perizia, M. Stella Calò Mariani, la quale ne ha redatto una scheda pressochè esaustiva [Cfr. Gallipoli, San Pietro dei Samari. Il voto di un crociato, in “La Terrasanta e il crepuscolo della crociata” (Bari 2001), pp.44-54].
Al lettore, comunque, rammentiamo i più significativi dati relativi alla chiesa: si tratta di un edificio a navata unica absidata, coperta da due cupole in asse. Esso è stato realizzato nel 1148 dal cavaliere francese Ugo Lusignano, che ne ha finanziato la costruzione una volta sbarcato sulle coste di Gallipoli al rientro dalla (sfortunata) spedizione della seconda crociata in Terrasanta, da lui compiuta al seguito del re di Francia Luigi VII.
La chiesa è ben nota ai gallipolini, ed è stata aperta al culto almeno fino al sec. XIX: per molto tempo, infatti, vi si è regolarmente celebrata la ricorrenza dei SS. Pietro e Paolo (29 giugno), in occasione della quale, nel largo antistante la cappella, si svolgeva anche una piccola fiera.
Approfondiremo, in questa sede, la figura di Ugo Lusignano, nobile francese a cui si deve la costruzione della chiesa, che con la edificazione della stessa ha voluto lasciare perenne testimonianza della sua devozione per l’Apostolo Pietro, anch’egli sbarcato, molto tempo prima, sulle coste di Gallipoli, come ricorda la tradizione.
Di Ugo VII Lusignano (1065 ca.-1151 ca.) restano scarne notizie biografiche e pochi, ma significativi documenti. Un sintetico ragguaglio biografico è contenuto nell’opera “Notices Historiques sur la Maison de Lusignan (Paris 1853), pp.14-15. Dalla lettura apprendiamo che Hugo VII, signore di Lusignan e conte della Marche, passò buona parte della sua vita a guerreggiare contro i signori vicini. Egli, citato sempre nelle carte come “il bruno”(per via del colore dei capelli) fu un individuo decisamente particolare: uomo turbolento, come altri nobili del suo tempo ebbe non di rado un atteggiamento vessatorio nei confronti dei coloni delle sue terre. Ma fu soprattutto infido nei confronti dell’autorità ecclesistica. Rispetto ad essa, egli fu benefattore, poichè fondò con il suo patrimonio l’abbazia cistercense di Bonnevaux, ma anche malfattore, poichè non esitò ad impadronirsi con la forza dei beni del priorato di San Pietro la Celle, ragion per cui fu scomunicato (1142) ,anche se poi fece ammenda (1144), finchè non decise di partire per la seconda crociata (1146). Elenchiamo di seguito, in ordine cronologico,le notizie riguardanti il nobile francese,da noi rintracciate attraverso una breve ricerca.
1110:
Alla morte del padre, Ugo VII diviene signore di Lusignano [Cfr.Chronique de Saint-Maixent, p.424]
1115 ca:
Con l’assenso di sua moglie Sarrazine, Ugo VII rinuncia a tutti i cattivi comportamenti di cui lui e suo padre si sono resi responsabili a Frontenay, nei confronti degli abitanti di Nouaille’ [Cfr.Chartes de l’Abbaye de Nouaille’(Poitiers 1936), pp.306-307]
1120:Ugo VII e sua moglie Sarrazine fondano il monastero benedettino cistercense di Bonnevaux, in Diocesi di Poitiers [Cfr. Gallia Christiana, tomo II (Paris 1820), Instrumenta, LIX]
1142:Ugo VII viene scomunicato per aver usurpato i beni della chiesa di San Pietro la Celle, presso Poitiers
1144:Ugo VII, “confidando nella misericordia divina”, chiede scusa per cio’ che ha sottratto ingiustamente alla chiesa di San Pietro la Celle . [Cfr. Documents Historiques Inedits tires de la Biblioteque Royale, tome II (Paris 1843), p.27, doc. XII].
1146:Ugo VII parte per la Seconda Crociata
1148:Ugo VII fa edificare, di ritorno dalla crociata, la cappella di San Pietro dai Samari presso Gallipoli.
A quest’appendice salentina della storia del nobile francese dedicheremo le nostre riflessioni conclusive. Siamo informati sulla costruzione della chiesa di Samari attraverso un’iscrizione, collocata sul fronte , il cui testo latino così traduciamo: ”Ugo Lusignano, condottiero dei crociati, reduce dalla Palestina, nell’anno del Signore 1148, promosse ed eresse dalle fondamenta questo tempio consacrato al Principe degli Apostoli, nel luogo in cui San Pietro, spinto dalla Samaria verso questi lidi, lasciò le sue impronte”.
Dalla lettura dell’iscrizione, dunque, si apprende che Ugo Lusignano volle edificare una chiesa dedicata a San Pietro nel luogo stesso in cui verosimilmente, molti secoli prima , era sbarcato l’Apostolo, lasciandovi le sue impronte (“vestigia”).
In altri termini, sbarcato in localita’ “Samari”, Ugo ebbe modo di osservare un’antica “memoria” del passaggio di San Pietro sul posto e decise di sostituirla con una costruzione monumentale, cioè la bella chiesa tuttora esistente. Di tutto ciò, volle poi tramandare il ricordo nell’iscrizione che corre sulla parte alta dell’avancorpo della chiesa, di epoca ottocentesca, ma che riprende alla lettera il testo dell’iscrizione originale, un tempo certamente conservata nella chiesa. Alla base della scelta del cavaliere crociato di costruire una chiesa dedicata a San Pietro, oltre alla tradizione gallipolina del passaggio dell’Apostolo, ci furono probabilmente altre due motivazioni.
In generale, Ugo proveniva da una terra in cui il culto per San Pietro era antichissimo: egli era signore di Lusignan, nei pressi di Poitiers, città in cui, oltre alla stessa Cattedrale, esistevano nel sec. XII varie chiese dedicate all’Apostolo. Esistevano inoltre, nei pressi di Poitiers, un monastero femminile dedicato al santo, e persino una contrada, denominata “San Pietro le chiese”.
Il culto dell’Apostolo nel Poitou era dunque particolarmente radicato. Inoltre, Ugo doveva sentirsi personalmente motivato alla costruzione della chiesa, poichè, con un gesto di prepotenza, egli aveva depredato la chiesa di San Pietro la Celle ed era perciò stato scomunicato. Pur essendo stato perdonato dal vescovo di Poitiers, il nobile doveva ancora sentirsi in obbligo verso il Santo, cui appunto era intitolata la chiesa francese da lui spogliata, e appena quattro anni dopo, sbarcato a Gallipoli, ebbe occasione di estinguere il debito, facendo erigere a proprie spese la cappella di San Pietro dei Samari. In seguito, fece rientro in Francia e, con ogni probabilità, non tornò più in Palestina, ne’ nel Salento, dove è ancora possibile contemplare la traccia imperitura del suo passaggio.