Con la stampa de Il conventino e la chiesa dei Carmelitani di Torrepaduli (Ruffano, 2015,Tipolit. Inguscio&De Vitis, pp. 40) Ermanno Inguscio ha posto l’attenzione della comunità di Torrepaduli sulla necessità della riscoperta e riappropriazione dell’identità cristiana dei nativi, posti nel difficile contesto di un mondo globalizzato, insidiato da pericoli di tipo consumistico, edonistico e, purtroppo, in diverse parti del mondo, da gravi fenomeni di integralismo, che rendono dura ancora oggi la testimonianza cristiana, sottoposta ad attacchi di ogni genere. A tali gravi difficoltà del cristianesimo moderno fanno riferimento gli accorati appelli del Pontefice, Papa Francesco, all’intera Comunità internazionale per contenere i ricorrenti fenomeni di cieca insofferenza religiosa.
Su iniziativa di Franco Melissano, priore per un decennio (1995-2015) della Confraternita “Madonna delle Grazie e SS.mo Sacramento”, Torrepaduli ha voluto approfondire la conoscenza delle proprie tradizioni storico-religiose, affidando allo storico Inguscio la stampa de Il conventino e la chiesa dei Carmelitani di Torrepaduli, che mette a fuoco l’importanza della presenza dell’Ordine dei Carmelitani in un centro della vecchia Terra d’Otranto. Risale al 1550, infatti, anno della fondazione di quel convento carmelitano a Torrepaduli, come quelli di Morciano di Leuca, di Presicce e Miggiano, la presenza di quei religiosi nel Basso Salento. Soppresso nel 1652, per ordine di Papa Innocenzo X e riaperto sette anni più tardi, convento e chiesa hanno rappresentato un simbolo dell’operosità carmelitana tra i nativi e del processo di cristianizzazione di quelle genti, almeno sino alla soppressione napoleonica delle leggi sulla feudalità e alla tempesta risorgimentale.
L’opuscolo, che sarà presentato ai Soci e al pubblico sabato 2 maggio 2015, proprio nella Chiesa del Carmine, alla presenza di Autorità religiose e civili, prende le mosse dalle fonti della storia, oggetto degli studi di settore di M. Ventimiglia, di E. Boaga, di B. Pellegrino, di F. Gaudioso e dello stesso mons. Salvatore Palese, cui espressamente l’autore fa riferimento, per descrivere il contesto della Provincia Carmelitana di Puglia nei secoli XVI-XIX e la loro successiva diffusione geografica nella Regione e in Terra d’Otranto. Si sottolineano poi i principali aspetti religiosi e sociali della vita in convento ( lo studio, la preghiera, l’apostolato, la severità di “Ordini e Statuti”), l’osservanza della “Regola” e le animosità nei secoli per la nomina dei Padri provinciali. Si descrive l’impegno dei religiosi carmelitani e di quelle popolazioni nel privilegiare innanzitutto l’erezione della struttura dell’edificio sacro, la chiesa, e poi del convento, fatto di biblioteca, foresteria, orto, chiostro e locali per i monaci e conversi. Grande importanza, del resto, veniva attribuita dai Carmelitani alla loro presenza pastorale (predicazione, celebrazioni del culto liturgico) e soprattutto alle espressioni della devozione mariana e della diffusione dello scapolare, anche se per la Puglia, molto rimane ancora da esplorare sulle confraternite dello Scapolare da distinguere da quelle di ordine penitenziale d’ordine medievale. Nell’opuscolo di Inguscio, infine, esistono alcune doverose sottolineature sul conventino di Torrepaduli, specie a partire dalla soppressione murattiana del 1809, privato ormai delle cospicue rendite fondiarie di proprietà di un tempo e della stessa presenza della comunità religiosa. Chiesa e convento in età risorgimentale, adibiti ormai a struttura scolastica del comune (di Supersano sino al 1854 e di Ruffano poi) furono spesso ritrovo abituale di carbonari, con il prete don Antonio De Giorgi (ma anche di Delfino Carletta, di Lucio Cacciapaglia, di Giulio Morieri e di Vincenzo Giannotta) e l’arciprete Caracciolo, che alimentarono la “serrata antiunitaria” di Torrepaduli del 24 settembre 1860. Dalla fine dell’Ottocento, chiesa di S. Maria del Carmine e convento, divennero sede dell’odierna Confraternita “Madonna delle Grazie e SS.mo Sacramento”. L’antistante Piazza Carmelitani testimonia nel toponimo ancora oggi, nella storia di Torrepaduli, l’antica presenza della religiosità carmelitana in Puglia e in questo importante piccolo convento (“conventino”) di Terra d’Otranto.