di Armando Polito
Per conoscere il significato di cutrèu suggerisco ai non salentini la lettura del relativo post in https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/05/10/dialetti-salentini-cutreu/. Lo stesso invito, però, lo rivolgo anche ai miei conterranei per evitare di credere che il titolo alluda all’improbabile ritorno alla solidità perduta di un vecchio ormai rammollito nelle carni, nelle ossa, ma, credo, non nello spirito …
Per farla breve le cose stanno così: nel lontano 10 maggio 2010 apparve su Spigolature salentine, il blog progenitore di quello attuale della fondazione, una mia breve nota sull’etimo di cutrèu. A distanza di più di quattro anni, pochi giorni fa, precisamente il 3 dicembre 2014, il signor Peppino Martina ha inserito il seguente commento che chiunque può leggere al link già segnalato, ma che qui per comodità del lettore riporto integralmente e fedelmente:
gent. prof. Polito, per quanto riguarda la significazione di “crudo”- cotto o meno cotto- di alcuni cereali in particolare-piselli e ceci, Le riporto ciò che si dice -nell’agro di:Arnesano -Magliano -Carmiano -Monteroni -Novoli -ancora oggi -es.” su crutiuli”-che tanto fisionomizzano la lessicalità latina, adducendo poi per questi, motivo di coltura su particolari terreni : con l’occasione Le porgo profondi segni di attenzione e stima.peppino martina
Ringrazio il signor Martina perché mi consente di dimostrare ancora una volta in concreto come l’approfondimento della conoscenza non può fare a meno del contributo di chicchessia.
Le sue parole mi hanno fatto riflettere sull’etimo ipotizzato quattro anni fa e indotto a prendere in considerazione, invece, un probabile collegamento tra la qualità del terreno e la scarsa attitudine alla cottura del prodotto, sapendo che soprattutto i legumi, e tra questi il cece per primo, tollerano poco i terreni calcarei e argillosi, col risultato di dare un frutto di difficile cottura.
Mi son ricordato, così, che in greco esiste χύτρα (leggi chiùtra) che recentemente ho messo in campo per il probabile etimo di Cutrofiano (https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/11/30/cutrofiano-e-un-suo-conte-del-xix-secolo/). Sulle questioni fonetiche che χύτρα pone rinvio al link appena segnalato; qui mi limito a dire che la voce greca significa pentola, che il suo derivato χυτραῖος (leggi chiutràios) significa di terracotta, che con la terracotta si fanno le pentole e che la terracotta richiede l’impiego dell’argilla. Tutti questi intrecci non escluderebbero, da un lato, il riferimento alla cottura tradizionale, ma prolungata, dei legumi nella pignata, dall’altro, al terreno argilloso che produce gli effetti ricordati.
Per concludere: accanto alla trafila di origine latina*crudivu(m)>*crutivu(m)>*crutìu>*crutèu>cutrèu ipotizzata quattro anni fa (e per la quale il segnalato crutìuli, che rispetto a cutrèu non presenta alcuna metatesi crut->cutr- costituirebbe una conferma) non mi sentirei di escludere senz’ombra di dubbio l’altra, di origine greca ma con intermediario latino, χυτραῖος>*cutrèu(m)>cutrèu.
E, può sembrare strano, integro la riconoscenza iniziale per il signor Martina e lo ringrazio in particolare per aver fatto aleggiare l’ombra del dubbio nell’aureola di certezza che, grazie anche all’autorità del Rohlfs, avvolgeva l’etimo di cutrèu.