LA MAGIA DEL PRESEPE DA SAN FRANCESCO AD OGGI
di Paolo Vincenti
Che Natale sarebbe senza il presepe? Soprattutto nel nostro Meridione, è ancora viva e molto sentita la tradizione di allestire nelle proprie case “o’ presepio”, come lo chiamano a Napoli (come dimenticare quella famosissima scena dell’opera teatrale napoletana “Natale in casa Cupiello”, in cui il grande Eduardo chiede insistentemente al figlio “te piace o’ presepio?”), elemento straordinariamente poetico e romantico, a differenza del più recente albero di Natale, che rimanda all’elemento profano e consumistico della festa. Il presepe è per noi uno dei simboli più cari del periodo natalizio. Storicamente, il merito di avere “inventato” il presepe, viene attribuito a San Francesco il quale si rifece alle sacre rappresentazioni che fin dal primissimo Medioevo venivano inscenate in chiesa durante la liturgia della notte di Natale. Il Santo dei poveri riprodusse la scena della Natività a Greccio, piccolo paesino in provincia di Rieti, nel 1223, secondo la testimonianza di San Bonaventura, con personaggi in carne ed ossa, per rendere più vicino anche alle persone umili e semplici e agli analfabeti, che non potevano leggere le Sacre Scritture, il miracolo della nascita di Gesù.
Molto bella la storia dell’arrivo di San Francesco a Greccio, nel 1209, ancora oggi rievocata nel piccolo paesino montano in provincia di Rieti.
Suggestiva la leggenda della scelta del luogo dove costruire un convento, che venne affidata al tizzone lanciato da un ragazzino, l’incontro di San Francesco con il Signore di Greccio, Giovanni Velita, al quale raccontò di voler rappresentare la nascita di Gesù in una grotta sui Monti Sabini, e quindi l’allestimento del primo presepe vivente della storia, con pastori, Giuseppe, Maria e il Bambino, il bue e l’asinello Il più antico presepe inanimato si deve invece ad Arnolfo di Cambio, che lo scolpì in legno, nel 1289, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, anche detta “Ad Presepe”, perché conserva i resti della Sacra Culla. Secondo la tradizione, questa Culla sarebbe stata trasportata da Betlemme a Roma all’epoca di Papa Teodoro I (642-649). L’ usanza di allestire dei presepi artistici divenne così popolare che presto tante altre chiese vi aderirono. Ognuna creava un proprio presepio particolare ed unico, dove le scene della Natività erano spesso ornate con oro, argento, gioielli e pietre preziose.
Secondo la leggenda, comunque, il Salento vanta un invidiabile primato in fatto di presepi: infatti, il primo presepe artistico del mondo sarebbe stato realizzato a Lecce da San Francesco nel 1222. Il Santo tornava da un viaggio in Oriente e si sarebbe fermato a passare le feste a Lecce. Qui, avrebbe realizzato un presepe artistico con statue in terracotta, un anno prima del “presepe vivente” di Greccio.
Il Salento conserva una tradizione presepiale antichissima. Moltissimi presepi, di tutti i tipi, viventi, artistici, meccanici, piccolissimi ed enormi, sono realizzati in ogni angolo della nostra provincia: nelle chiese, nelle piazze, nelle masserie di campagna, nei “trappeti”, nelle grotte in riva al mare, se non addirittura in fondo al mare. Il termine “presepe”, che vuol dire propriamente “stalla, greppia”, deriva dal latino “praesepium”, parola composta dal prefisso “prae” che significa “davanti”, e “saepes”, che significa “siepe”, ossia un recinto limitato da una siepe, ad intendere appunto una stalla, o, più specificamente, la “mangiatoia” degli animali, nella quale nacque Gesù. In tutti i presepi sono raffigurati la Madonna, San Giuseppe ed il Bambinello, scaldato dal bue e l’asinello. Fuori dalla grotta, i pastori, vestiti con pelli di agnello, gli zampognari che con le loro cornamuse allietano la fredda nottata, poi il “guardastelle”, un pastore con lo sguardo rivolto al cielo in cerca della stella cometa.
Un posto d’onore è riservato a Santu Scilesciu, San Silvestro, un pastore che è sempre raffigurato in ginocchio, con un fagotto sulle spalle che simboleggia l’anno che è trascorso e, quindi, la vicinanza del Capodanno quando, appunto, viene festeggiato San Silvestro.
Poi, i Magi con i loro doni di oro incenso e mirra. Sulla grotta, sono presenti due angeli che reggono un cartiglio con la scritta “Gloria in excelsis Deo”.
Riguardo l’asino e il bue, la leggenda vuole che, nella santa notte, mentre il bue si avvicinò al bambino che aveva freddo per scaldarlo col suo alito, l’asino, invece, stupido e testardo, si mise a ragliare come se fosse estate, impedendo così al bambino di addormentarsi. La Madonna, allora, lo punì, rendendolo rozzo ed ignorante, a differenza del bue che è invece un animale forte ed intelligente.Si deve adOrigene, importante erudito dell’antichità cristiana, aver aggiunto nella grotta le figure del Bue e dell’Asinello.
Se fu San Francesco il primo a dar vita ad una rievocazione della nascita di Gesù, con pastori, bestie e Sacra Famiglia in carne ed ossa, la raffigurazione della Natività ha origini ben più antiche. Infatti, i primi cristiani usavano rappresentare con graffiti la scena della Natività nei loro luoghi di incontri e, successivamente, quando finirono le persecuzioni, anche nelle prime chiese, con rilievi ed affreschi.
L’uso di allestire presepi nelle chiese si diffuse nel Quattrocento, soprattutto nel Regno di Napoli: infatti, molto importante è il presepe di San Giovanni a Carbonara (1484), conservato, sia pure parzialmente, a Napoli, con pregevoli figure lignee.
Ideatore del presepe popolare è invece San Gaetano da Thiene che, nel 1500, immise nel presepe, insieme con i personaggi storici, personaggi secondari, vestiti con gli abiti del tempo, che dovevano fare da contorno alla scena madre della Natività.
Oltre ai francescani, a diffondere la tradizione del presepe furono poi i domenicani e i gesuiti.
Nel Cinquecento, molti presepi erano allestiti nei conventi romani e, fra questi, particolarmente apprezzato era quello dell’Aracoeli, dove si trovava un Gesù Bambino che un anonimo frate francescano, secondo la tradizione, aveva intagliato direttamente da un tronco d’ulivo del Getsemani, come riferisce il francescano spagnolo Juan Francisco Nuno nel 1581.
Nel Seicento, dalla Toscana e dal Nord Italia, la tradizione si diffuse moltissimo nell’Italia Meridionale e arrivò anche in Campania, in Sicilia, in Molise e in Puglia.
A Napoli, fra i più belli, vi è il presepe che fu realizzato nel Palazzo dei Padri Scolopi e poi, importanti presepi furono realizzati nella Chiesa di Santa Maria in Portico e nella chiesa di San Gregorio Armeno, paese che oggi vanta un indiscusso primato in Italia in fatto di realizzazioni presepiali.
Dopo il 1700, si cominciò ad ammirare il presepe anche fuori delle chiese, nelle case private, e si diffuse l’abitudine di avere nel presepe statuine rappresentanti personaggi appartenenti a tutte le categorie sociali ed anche personaggi contemporanei. In Terra d’Otranto, l’arte presepiale in cartapesta ha avuto una straordinaria fioritura a partire dal Seicento, ma il culto del presepe è molto più antico; anzi, ormai tutti gli studiosi hanno accertato che questo culto è antecedente al presepe di Greccio creato da San Francesco nel 1223.
Infatti, in Terra D’Otranto, alla fine del XIII secolo, già questa tradizione è in piena espansione, mentre nelle altre parti d’Italia bisognerà attendere la fine del Quattrocento.
Il culto presepiale salentino si ispirava nella iconografia al modello siriaco, con la Madonna coricata, mentre il modello francescano ha poi proposto la Madonna inginocchiata in adorazione del Figlio.
Fra i presepi più antichi, in provincia di Lecce, come informa Maurizio Nocera, in un numero di “Il Ponte. Salento- Brianze” (Anno 2004), il presepio del XV secolo, forse il più antico del Salento, costruito in pietra locale da Stefano da Putignano nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Gallipoli Vecchia, e il presepe, pure del XV secolo, costruito da Gabriele Riccardi nel Duomo di Lecce.
Non si possono certamente passare in rassegna tutte le opere esistenti ma accontentiamoci di fare solo un breve excursus fra i maggiori presepi salentini.
Degni di nota sono, a Galatina, nella Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, il Presepe realizzato da Nuzzo Barba e nella Chiesa del Carmine, il Presepe di Emanuele Manieri del XVIII secolo.
Molto bello è il Presepe della Chiesa del Crocifisso o di San Pasquale, a Parabita, attiguo all’ex Convento degli Alcantarini e confinante con l’attuale Cimitero. Questo presepe, di scuola napoletana, voluto nel XVIII secolo dal Duca di Parabita, Giuseppe Ferrari, fu eseguito in roccia marina e pietra leccese, e le statuine sono per la maggior parte in cartapesta.
A Cutrofiano, molto forte la tradizione dei pupi in terracotta. Nel Museo Comunale della Ceramica si conservano pezzi del presepe del prelato di corte Alemanni e i pupi realizzati dall’artista cutrofianese Vincenzo Galeone, detto Pingisanti.
Nella cripta di Otranto è affrescato il Presepe di Greccio di San Francesco.
A Lecce, si possono citare l’ Altare del Presepe della Chiesa di San Giovanni d’Aymo o del Rosario, opera del barocco leccese, il Presepe allestito dall’Amministrazione Comunale nell’Anfiteatro Romano in Piazza Sant’Oronzo; la Mostra dei presepi artistici nella pinacoteca francescana del Convento Sant’Antonio a Fulgenzio e le numerose botteghe, sparse nel centro storico, dei maestri pupari; nel Convento dei Teatini, poi, si tiene la Fiera di Santa Lucia, la più importante esposizione di pupi in cartapesta e terracotta dell’Italia Meridionale dopo quella di San Gregorio Armeno a Napoli.
A Squinzano, da segnalare Santa Maria di Cerrate, con il portale del XIII secolo con la raffigurazione della Vergine e dei Magi.
Nel Seicento, quando si diffuse in Terra D’Otranto l’arte presepiale, si crearono tre scuole, cioè quella dei “sammacaleri”, pupari di San Michele, quella dei pastori di Cutrofiano e Ruffano, esperti nella lavorazione della terracotta, e quella dei barbieri leccesi, pupari esperti nella cartapesta.
ACopertino, presso Santa Maria ad Nives, si può visitare il presepe in pietra fine ‘500-inizio ‘600; a Corigliano d’Otranto, nella Chiesa San Nicola, l’ Adorazione dei Magi, tela d’altare del ‘600; a Maglie, l’Arazzo del ‘700 con Natività, donato alla chiesa Matrice da Francesca Capece; a Gallipoli, nella chiesa di San Francesco, il Presepe di Aurelio Persio da Montescaglioso.
A Salice Salentino, vi è il Presepe in schiuma espansa realizzato da Francesco Spagnolo, tra i più belli d’Italia; a Giuggianello, presso la tenuta “La Cutura”, il presepe con pupi di pezza realizzato da Totò Cezzi;a Diso, il Presepe permanente organizzato dall’Associazione culturale “Diso e futuro”.
Sempre a Lecce, nella chiesa di San Giovanni Evangelista, l’ “Adorazione dei pastori” di Serafino Elmo.
Per quanto riguarda la mostra dei pupi che si tiene in occasione della Fiera di Santa Lucia, nel capoluogo salentino, da tempo immemorabile, tutti i pupari leccesi si danno convegno in questa che è per eccellenza la fiera dei pupi, testimoniata già nel XVII secolo da Giulio Cesare Infantino nella sua opera “Lecce Sacra”. La tradizione dei pupari a Lecce è stata in passato veramente rigogliosa. Da una ricerca condotta da Edoardo Foscarini e riportata da Maurizio Nocera ( “Il Ponte. Salento-Brianza” anno 2004) sono venuti fuori i nomi di alcuni pupari leccesi del passato, come Francesco Ingrosso, Ignazio Pietro Sugente, Francesco Calabrese, Vincenzo Oronzo Greco, ecc. Il primo maestro cartapestaio accertato fu Mesciu Chiccu Perdifumu, che modellava le preziose statuette insieme alla moglie Assunta. Questa tradizione, che si rinnova ogni anno in occasione della Fiera di Santa Lucia, è stata molto ben documentata negli ultimi anni da La Fera, storica rivista fondata nel 1984 dal maestro puparo leccese Gino Totaro, che continua le sue pubblicazioni ancora oggi, ad opera di Fulvio Totaro.
Lo stesso Nocera riferisce poi del bellissimo presepe Gotico di Michele Massari (1902-1954), costruito nel 1947 e ubicato in una delle sale del Castello Carlo V, dove si trovano anche altri importanti presepi leccesi.
Queste mostre ci riportano ad un’altra nota consuetudine di questo periodo, cioè quella dei mercatini di Natale, presenti nei nostri paesi durante il mese di dicembre, e che, famosi in tutta Europa, sono una tradizione legata ai paesi nordici.
Le foto sono della Fondazione Terra d’Otranto.
non sapevo che si pubblicava ancora la “Fera”………….