Tutta la nostra fragile umanità in una foto, fresca fresca, di un mio ex allievo

di Armando Polito

Non sono un grande frequentatore di facebook e di solito neppure apro le sue notifiche pervenutemi nella mia posta elettronica. Da qualche tempo a questa parte, però, l’eccezione è d’obbligo, quando è coinvolto come protagonista Piero Barrecchia, un mio ex allievo con l’hobby della fotografia e con l’occhio del grande fotografo, quello che riesce a cogliere sempre il dettaglio più eloquente, destinato a trasmettere a chi guarda la foto l’esigenza di non limitarsi ad uno sguardo fugace ma, addirittura, di partecipare agli altri le sue emozioni filtrate dalla riflessione (non guasta mai …). Così ho pensato bene di rubare da https://www.facebook.com/groups/fralescrasce/permalink/838450959511782/ l’immagine di testa e le altre e di commentarle con riferimento non casuale al clima natalizio attualmente turbato (solo chi ci governa sembra non accorgersene pensando, fra l’altro, ad un futuro … olimpico mentre il presente è disperato) da una crisi, economica e morale, senza pari tra quelle vissute dalla mia generazione.

Risalta immediatamente l’assoluta simmetria degli elementi che compongono il dettaglio e che ne costituiscono l’anima: il portale, ai lati le nicchie con le immagini di soggetto religioso (quasi un larario esterno),

lari 2

in alto (che scoperta!…) la caditoia.

Tre elementi che simboleggiano la casa (intesa come rifugio, famiglia, ma anche accoglienza), la fede e il diritto alla difesa della propria vita e dei propri beni (il che presuppone l’esistenza di una controparte ostile per avidità, spirito di conquista o, semplicemente, stato di necessità). Nuovi simboli sono subentrati a rappresentare questi valori di una società totalmente cambiata e le stesse azioni si sono ribaltate insieme con i valori: così (per limitarmi all’ultimo, altrimenti il post richiederebbe un post…eggio) per la difesa di sé e delle proprie cose, conquistate queste ultime per lo più onestamente, dai malintenzionati violenti prima c’erano l’olio bollente, i proiettili infiammati  o le pietre da lanciare dalla caditoia, oggi per la difesa personale ci sono i gorilla e, agli alti (?) livelli, le scorte, per quella dei propri fondi neri non più olio bollente o pietre ma basta farli atterrare in uno dei tanti paradisi fiscali dove la Finanza, anche per carenze legislative non certamente involontarie,  non potrà mai mettere piede e così nessuno tra i pochi poveri e onesti sopravvissuti potrà lanciare quel grido entusiasta che inevitabilmente fremeva nelle sale cinematografiche della mia giovinezza  all’arrivo degli eroici rinforzi che decimavano quei fottuti indiani. Solo che fottuti, col passare degli anni e con la conoscenza della storia, ha acquistato ai miei occhi un significato diametralmente opposto e che oggi mi spingerebbe a trasformare l’usuale arrivano i nostri! in arrivano gli infami e genocidi!. Il primo significato di fottuti, però, magra consolazione, rimane valido per gli evasori ma anche la magra consolazione va a farsi fottere quando pensiamo che, in ultima analisi, sono gli onesti a restare fottuti …

La foto mi ha evocato tutto questo; e pure lo stato di degrado (anche se non rilevabile dal dettaglio) e, credo, di abbandono dell’intera fabbrica rappresentano una metafora del nostro passaggio terreno, ma nello stesso tempo, attraverso i pensieri di comparazione attualizzante che il dettaglio ha suscitato in me, un monito a voler cambiare una rotta ormai millenaria che ci sta portando al naufragio non solo del corpo ma, cosa ancor più grave, di quell’animo (lascio perdere l’anima che è stata, chiedo scusa a chi ci crede, l’alibi per nefandezze di ogni tipo …) la cui esistenza, insieme con la ragione, presuntuosamente neghiamo negli altri animali che, però, non si comportano come noi …

 

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