di Rocco Boccadamo
Tanto più che, ormai da lunga pezza, si sta attraversando, una fase di seria se non durissima crisi economica, finanziaria e occupazionale, non mi piace per niente il rito della corsa agli acquisti nell’imminenza del Natale e di Capodanno, con folle che si accalcano nelle strade dei negozi o si stordiscono nell’aria forzata dei centri commerciali.
Per come si sono messe le cose, altro che rito, sembra trattarsi di vera e propria mania, di dipendenza, schiavitù e di condizionamenti, che hanno preso corpo sotto l’azione di vuoti richiami all’indirizzo di consumi il più delle volte voluttuari e superflui.
Addirittura, la situazione determinatasi si rivela talmente perniciosa da riuscire a intaccare la serietà e il rigore di taluni interventi delle istituzioni a tutela della salute pubblica: è il caso di amministratori comunali che, in questi giorni, dicono e ribadiscono di essere consapevoli di un livello d’inquinamento dell’atmosfera cittadina di gran lunga sopra la soglia tollerabile, ma di soprassedere scientemente ad intervenire con provvedimenti particolarmente restrittivi del traffico, al fine di non danneggiare le attività commerciali.
Chi scrive, desidera semplicemente osservare che, eccettuati i panettoni propriamente legati al Natale e l’occorrente per un buon pranzo, tutti gli altri articoli (maglioni, scarpe, sciarpe, pigiama, camicette, profumi, collanine, cellulari e via dicendo) possono essere benissimo acquistati nel corso dell’anno, senza ingorghi ed eccessi straordinari di domanda che generano solo confusione e, inevitabilmente, aumenti dei prezzi.
Senza trascurare che a breve arriveranno anche i “mitici” saldi, da cui pure è il caso di guardarsi, giacché costituiscono spesso un ulteriore furbo stimolo a concentrare gli acquisti in un determinato periodo.
Il mio pensiero è che il Bambinello che si accinge a ripresentarsi nella semplicità e nella povertà della grotta sia triste, parecchio triste, per l’attuale andazzo.
Perché non ritorniamo agli auguri basati su umili, semplici e però assai indicativi simboli, un’arancia, un ramoscello di vischio, un pensierino scritto a mano per esprimere affetto o amicizia?
Perché non rivolgiamo la mente al “clima” e ai “regali” del Natale e di Capodanno di tanti che versano in condizioni di nera miseria?
Chissà che, così operando, non otteniamo il risultato di sentirci più leggeri e di respirare, dentro e fuori, un’aria migliore, anche senza il blocco della circolazione automobilistica.