di Armando Polito
Tra i tanti strumenti finanziari offerti dalle banche ci sono pure le carte di credito e tra queste quelle denominate revolving e revolution. Il lettore che non le abbia sperimentate sulla sua pelle e che arda dalla voglia di sapere di più sulle differenze tra i due tipi può farlo con una semplicissima ricerca in rete, anche se rischia di trovarsi il giorno dopo la sua casella di posta elettronica sommersa da una caterva di offerte di carte di ogni tipo, compresa quella igienica …. La rete è anche questo.
Per il resto … ci sono io a ricordare a chi non lo sa e magari, possedendone una, si sciacqua pure la bocca con revolving e revolution pensando di fare un figurone, che revolving e revolution (quest’ultima testimonia l’avvenuta pacificazione, ammesso che ci sia mai stata guerra ai vertici …, tra capitalismo e comunismo …) sono due dei tanti termini inglesi che non esisterebbero se non fosse esistito il latino. Entrambi sono derivati da (to) revolve=girare, che, a sua volta, è dal latino revòlvere, composto dal prefisso re- indicante ripetizione e da vòlvere=volgere. In particolare: revolution è dal latino revolutione(m), a sua volta da vòlvere. Il concetto, chiarissimo, è quello della restituzione della somma avuta in prestito, con interessi che spesso rasentano l’usura (quando così non sarà, nel mondo di Papalla …, carte come questa si chiameranno devolution …) o, conteggiando operazioni furbesche consentite da una legislazione approssimativa se non complice, la superano abbondantemente.
Spesso parole aventi la stessa radice hanno, non per colpa loro ma di chi le ha inventate, qualcosa di presago; nel nostro caso, purtroppo, la valenza premonitrice è negativa, anzi infausta. Sarebbe, infatti, interessante sapere quanti, non essendo in grado di restituire quanto loro prestato, disperati per aver perso anche le mutande (si fa per dire …) impegnate come garanzia alla sottoscrizione del contratto, si sono suicidati liberandosi della carta revolving o revolution con un colpo di revolver. E così, visto che pure revolver deriva da (to) revolve, hanno pensato bene di interrompere il giramento di coglioni (magari solo di quelli!) provocato dalla carta con quello del tamburo di una pistola …
Per farla completa, a beneficio di chi salentino non è, dico che il nesso del titolo comu la ueti ueti trascritto fedelmente in italiano suonerebbe come la volti volti e, a chiusura del cerchio, che l’italiano voltare è dal latino volutare, forma intensiva del citato vòlvere sviluppatasi dal suo supino (volùtum).
E, giunti fin qui, non mi meraviglierei se qualche difensore dei poteri forti per (s)qualificare questo mio post usasse l’aggettivo (nativamente è un participio presente) rivoltante …