Ai tempi del futuro

telenorba

di Paolo Vincenti

 

Da qualche giorno compaiono nei nostri paesi dei manifesti giganti firmati Telenorba nei quali  la nota emittente televisiva pugliese pubblicizza il nuovo palinsesto e l’offerta dei  programmi. Pur essendo molto conosciuta, nel nostro territorio salentino, questa televisione non è stata mai troppo popolare per via della sua vera o presunta “baricentricità”. Occorre dire che da qualche anno la televisione, che ha sede a Conversano, ha superato questo gap con la nascita delle redazioni giornalistiche locali nelle varie città dell’ampio territorio sovra regionale in cui trasmette. Ma molti anni fa non era così. Ricordo, ai tempi del Liceo, in una classe in cui tutti i miei amici facevano il tifo per la squadra del Lecce (c’era stata la prima storica promozione della squadra in serie A, nel 1985), gli strali lanciati dai miei compagni all’indirizzo della suddetta televisione, accusata di partigianeria e faziosità a favore della squadra barese. Io, che grande appassionato di calcio non sono mai stato e che per spirito di contraddizione non ho mai amato cantare nel coro, accoglievo quelle rimostranze con finta partecipazione ma tiepida adesione.

Per me infatti, Telenorba significava ben altro. Prima di tutto, i cartoni animati: quei meravigliosi manga giapponesi, come Geeg robot d’acciaio, Gundam, Jetta Robot, Kyashan, che, fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta (le tv della Fininvest lanciavano ancora soltanto i primi vagiti), Telenorba trasmetteva nei caldi e assolati pomeriggi estivi della mia infanzia.  Io allora ero del tutto immune ( e lo sono  rimasto)  da quel sopore che intorpidisce le membra di chi lavora fin dalla mattina presto e ama concedersi un rilassante sonnellino pomeridiano, che per l’italiano medio rappresenta un must, come il caffè che viene dopo. Venivo però costretto a coricarmi nel letto matrimoniale insieme a mio padre, onde facilitarmi il negletto assopimento  e sbarrarmi nel contempo eventuali vie di fuga, così come a mia sorella toccava coricarsi insieme a mia madre. Ma io, fingendo di cadere presto fra le braccia di Morfeo, in realtà detestato come il peggior villain dei fumetti dell’ Uomo Ragno, attendevo che mio padre si appisolasse e, al suo primo ronfare, sgattaiolavo via dalla camera da letto, mi portavo nel soggiorno e accendevo la tv  col volume al minimo per non farmi scoprire. E così seguivo le avventure dei miei robot umanoidi.

Andando ancora più indietro nel tempo, ricordo che, durante l’inverno – frequentavo la quarta o la quinta elementare-, mi alzavo la mattina presto, quando il resto della famiglia era immerso nell’ultimo sonno e in casa regnava una calma assoluta, accendevo la tv (manualmente, ché il telecomando doveva ancora venire), e mi sintonizzavo proprio su Telenorba.

Alle 6.30 cominciava la programmazione con il segnale di inizio trasmissioni. Poi, il jingle della concessionaria di pubblicità Fono.Vi.Pi.  Bellissimo il filmato in cui, nel mezzo di un paesaggio a colori un po’ naif, in un vallone verde con poche casette simili a quelle delle fiabe, un corso di fiume e un bel cielo blu nel quale splendeva un simpatico sole, spuntavano dal nulla tante altre case che riempivano all’inverosimile il locus amoenus rendendolo una giungla di cemento, prefigurazione, credo, nei sogni a più cifre del patron della tv, Ingegner Montrone, dei lauti proventi che sarebbero derivati dalla speculazione edilizia a cui guardavano  i nostrani palazzinari, emuli del più grande e intraprendente palazzinaro d’italia, ovvero il Cavalier B. Nel filmato, una voce fuori campo recitava: “Questo è quanto succede ancora in molte zone della Puglia e della Basilicata (e qui il sole si oscurava e  giù scrosci di pioggia torrenziale): niente. La mancanza di occupazione per tutti è un problema che Telenorba sta affrontando  con successo.  Se vuoi andare avanti anche tu (e a questo punto ritornava il sereno), scegli Telenorba, è un investimento vincente”.

Dopo questo filmato veniva trasmesso uno dei miei telefilm preferiti: Buch Rogers,  serie di fantascienza che trasportava la mia fantasia bambina fra astronavi e pianeti sconosciuti, galassie e asteroidi, in cerca del Futuro.  Che il futuro poi, quello con la f minuscola, sarebbe stato meno “fantastico” non potevo sapere allora, ma questa è un’altra storia. Telenorba per me è stato anche altro. Qualche anno più tardi, quando vivevo i pruriti della pubertà, la tv trasmetteva a notte inoltrata ( in terza serata, come si direbbe oggi) i primi filmetti pornografici (dei porno soft o degli erotici più spinti), antesignana di tutte le altre televisioni locali private che di lì a poco avrebbero trasmesso filmati pornografici, porno televendite  e hot lines a go gò, animando le libidinose notti del maschio italico. In seguito,  una direttiva dell’Autority del 2007 avrebbe vietato 24 ore su 24 ogni forma di pornografia nelle televisioni in chiaro.

E come dimenticare, sempre in terza serata, la mitica trasmissione “Colpo grosso”,  sexi game condotto da Umberto Smaila, con le procaci “ragazze cin cin”? Un profluvio di sederi, gambe e seni in bella evidenza fra i lustrini e le paillettes di una scenografia trionfo di un kitsh tutto anni Ottanta. Telenorba è stato questo ed anche altro. Pensiamo ai primi Toti e Tata che esprimevano il loro talento comico nella trasmissione satirica “Il Polpo”.

Ed è su Telenorba che hanno mosso i primi passi tanti comici, come il campione d’incassi Checco Zalone, presentatori, giornalisti, oggi alla ribalta nazionale. Questa tv era anche il regno delle telenovelas argentine e brasiliane e nel primo pomeriggio di quegli anni si trasformava per l’occasione in una valle di lacrime : quelle versate dalle massaie come mia madre che a quell’ora, fra l’acciottolio dei piatti e il rumore delle prime aspirapolveri, seguivano le svenevoli  avventure sentimentali di “Cuore Selvaggio”, “Anche i ricchi piangono”, ecc. Il gruppo Norba dunque aveva capito fin da allora l’importanza delle cosiddette “casalinghe di Voghera” (anche se si è in Puglia), definizione infelice e sciovinista con cui oggi i massmediologi  indicano il pubblico medio delle tv commerciali.

Delle altre televisioni locali, fiorite fra gli anni Ottanta e i Novanta, non conservo molti ricordi, se non dei loro nomi: oltre a Teledue , che è poi entrata nel gruppo di Telenorba, potrei citare Tele Salento(poi passata a Telerama), la racalina Top Video, L’Atv di Cavallino, Tele Terra D’Otranto (poi Canale 8), la ostunese Teleradiocittàbianca, la casaranese TeleSud (vera meteora nell’etere salentino), Tele Libera Maglie, e naturalmente Tele Lecce Barbano, la prima emittente privata salentina nata nel 1975. Molto spesso queste non erano visibili nel mio paese Ruffano, per via di una cattiva ricezione del segnale (“c’è riso” diceva mia madre riferendosi a quella nebbiolina, simile appunto ad un riso fino, o a ghiaietta, che compariva sullo schermo in mancanza di segnale).

Eppure proprio negli anni Ottanta venne potenziato il segnale con l’installazione di un enorme ripetitore televisivo sulla collina di Parabita. Come scordare, a questo proposito, le battaglie portate avanti dai primi sparuti drappelli di ambientalisti salentini e fra questi il mio docente di storia e filosofia del Liceo, Giovanni Seclì?  Il professor Seclì, all’epoca anche esponente politico del partito della Democrazia Proletaria (che si sarebbe poi sciolta nel PCI) inscenava plateali manifestazioni di protesta a vantaggio della salubrità dell’aria salentina messa così duramente a repentaglio da Bim Bum Bam , Telemike e La ruota della Fortuna.

Non potevo immaginare allora che, mutatis mutandis, oggi,per i suddetti ambientalisti,  nemici della salubrità dell’aria e della nostra salute, al posto dei ripetitori televisivi o telefonici, sarebbero stati  le centrali a biomasse e gli impianti eolici. E magari domani lo diventeranno i voli spaziali! Di Telelecce Barbano, dicevo, che poi sarebbe confluita nel circuito di Rete A, non ho una esperienza diretta da spettatore,  ma so di questa emittente e del suo fondatore Adriano Barbano, dalle informazioni prese in rete o dalla lettura di qualche saggio.

Ritornando a Telenorba che oggi comprende oltre alle due tv generaliste Tn7 e Tn8, anche una tv all news (tg norba 24) e una radio, il video promozionale della concessionaria di pubblicità Fono Vi.Pi., trasmesso  in quei lontani anni della mia infanzia adolescenza, aveva una musichetta molto orecchiabile che ricordo ancora. E al di là delle riflessioni sociologiche, specie sulla deriva culturale che questo paese avrebbe intrapreso a causa delle televisioni commerciali, al di là delle visioni obbligatoriamente politiche o peggio ideologiche sull’argomento (che noia, amici bacchettoni e moralizzatori di destra e di sinistra!), quando io dico Telenorba, penso ancora a quella musichetta sedimentata nella memoria.

 

in “S/pagine”,  23 novembre 2014

 

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