di Armando Polito Giovanni Paisiello (Taranto, 1740-Napoli, 1816) fu, com’è noto, uno dei più importanti compositori d’opera del suo tempo. La prima immagine è il ritratto eseguito nel 1791 da Louise Élisabeth Vigée Le Brun e custodito al Louvre (http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Paisiello#mediaviewer/File:PaiselloVigeeLeBrun.jpg), la seconda una stampa (incisore Etienne Beisson, disegnatore Lefort), dello stesso anno, dal ritratto derivata (da http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b84233529/f1.zoom.r=giovanni%20paisiello%20Vig%C3%A9e-Lebrun.langEN). Il ritratto della Le Brun fu il modello per un numero incredibile di stampe che si succedettero e che presento in un collage di immagini tratte tutte dal sito della Biblioteca Nazionale di Francia (http://gallica.bnf.fr/) L’immagine che segue (si trova nell’antiporta de Il barbiere di Siviglia ovvero la precauzione inutile, G. Ricordi & C., Milano, 1784 (https://archive.org/stream/imslp-barbiere-di-siviglia-r-164-paisiello-giovanni/SIBLEY1802.17763.2206-39087011151869score#page/n0/mode/2up) è particolarmente importante perché reca l’autografo del nostro compositore.* * nota apposta da me successivamente alla pubblicazione in seguito alla segnalazione della signora Sarah Etta M. Iacono (vedi in calce nei commenti): “1784” è da sostituire con “s. d.” (senza data) e “reca l’autografo del nostro compositore” con “è una stampa da incisione con il ritratto e la firma dell’artista”. Una piccola pausa architettonica. L’immagine successiva, tratta ed adattata da Google Maps, si riferisce al Teatro Paisiello di Lecce, per la cui storia vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/01/05/per-una-storia-del-teatro-a-lecce-quarta-e-ultima-parte-i-teatri-paisiello-e-politeama. Nel foyer in due nicchie sono ospitati i busti di Giovanni Paisiello e Leonardo Leo (quest’ultimo nativo di S. Vito dei Normanni ma appartenente alla generazione precedente), opera del leccese Antonio Bortone. Sarò grato a chiunque mi consentirà di integrare iconograficamente anche questa informazione con delle foto appropriate.
per la seconda parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/11/17/quando-paisiello-diventava-simpaticamente-paesiello-ma-eravamo-ancora-un-paese-serio-26/
per la terza parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/11/18/quando-paisiello-diventava-simpaticamente-paesiello-ma-eravamo-ancora-un-paese-serio-36/
per la quarta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/11/19/quando-paisiello-diventava-simpaticamente-paesiello-ma-eravamo-ancora-un-paese-serio-46/
per la quinta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/11/21/quando-paisiello-diventava-simpaticamente-paesiello-ma-eravamo-ancora-un-paese-serio-56/
per la sesta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/11/23/quando-paisiello-diventava-simpaticamente-paesiello-ma-eravamo-ancora-un-paese-serio-66/
Sono un frequentatore assolutamente casuale di facebook, ove mi ritrovo iscritto per colpa delle mie figlie; e di regola non controllo neppure le occasionali notificazioni. Non tutto il male, però, viene per nuocere perché, pur in assenza di notificazione, fortuna ha voluto che leggessi ciò che la signora Sarah Etta M. Iacono ha scritto a proposito di questo post e che riporto fedelmente:
“Una precisazione, a proposito dell’edizione Ricordi (riduzione per canto e pianoforte, detta anche spartito). Giovanni Ricordi ha cominciato la sua attività di editore intorno al 1808. Quindi la data fornita nell’articolo (1784), al più dovrebbe riferirsi alla prima rappresentazione dell’opera (San Pietroburgo, 1782). Inoltre si tratta di un volume che fa parte della collana “Edizioni economiche Ricordi”, con numero di lastra 46102 : si può datare quindi, con buona approssimazione, all’ultimo decennio dell’Ottocento. L’autografo di Paisiello sull’antiporta non è che una stampa della firma del compositore: molte edizioni Ricordi del periodo presentano questa caratteristica (ritratto+firma).”
Non cerco giustificazioni di sorta, dico solo tre cose:
1) In Internet Archive i libri digitalizzati sono catalogati, di regola, con indicazione del nome dell’autore, del titolo e dell’anno di edizione. Nel nostro caso mi ha tratto in inganno il riportato 1784 e la mia colpa grave è stata quella di non controllare i dati biografici del Ricordi. Se l’avessi fatto mi sarei reso conto che era impossibile anche per un Ricordi diventare editore ancor prima di nascere … E poi, se avessi guardato più attentamente il frontespizio (senza lasciarmi suggestionare dall’antiporta …) mi sarei accorto che il volume non reca nessuna data di edizione.
2) Non essendo ipotizzabile che il Paisiello (o chiunque altro) apponesse di propria mano l’autografo su uno o più volumi stampati, avrei dovuto usare la dicitura “stampa da incisione con il ritratto e la firma dell’artista”.
3) Poiché per me interventi del genere sono preziosi, pregherei non solo la gentile e competente signora Sarah ma chiunque legga qualcosa di mio di voler cortesemente per il futuro inserire le sue osservazioni nello spazio che sul sito della fondazione è riservato ai commenti in calce ad ogni post, tanto più che allo stesso da facebook si giunge entrando in questo sito.
Chiudo ringraziando di cuore la signora Sarah.