di Armando Polito
I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma anche del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi. Renzo era un giovane pacifico e alieno dal sangue, un giovane schietto e nemico di ogni insidia; ma in quei momenti, il suo cuore non batteva che per l’omicidio, la sua mente non era occupata che a fantasticare un tradimento. (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo II).
La situazione cui allude il Manzoni può sembrare ben diversa da quella alla quale intendo riferirmi e che illustrerò fra poco e, se certamente non si sono da una parte provocatori o soverchiatori e dall’altra potenziali omicidi o traditori, tuttavia il soggetto attivo può benissimo rientrare nella categoria di coloro che in qualunque modo fanno torto altrui (o, meglio, alla corretta conoscenza) e quello passivo in quella degli offesi, sia pure, nella fattispecie, inconsapevoli, ingenui, creduloni e forse anche un po’ ignoranti.
Quando da una parte c’è l’eccessiva sicurezza del competente e dall’altra la credulità, l’ingenuità e il basso livello culturale dell’incompetente si crea una miscela esplosiva da cui la conoscenza rischia di uscire a pezzi.
Credo che la maggior parte degli italiani (non mi meraviglierei se da questa mancassero proprio i salentini …) sappia cos’è la Grotta dei cervi e come fior di studiosi si siano affannati senza risultati convincenti e definitivi sull’interpretazione di alcune pitture (manca solo l’ipotesi della loro origine extraterrestre, ma forse sono io a non essere sufficientemente aggiornato …). Ho detto di alcune perché compaiono raffigurazioni che non porrebbero (questo e gli altri condizionali non sono casuali …) alcun problema di lettura e costringerebbero anche il più schifiltoso a riconoscere al preistorico artista capacità che talora potrebbero far invidia ad un designer dei nostri tempi. Ecco, per esempio, come con una sintesi grafica per me di strabiliante efficacia il nostro antenato cavernicolo ha immortalato il rapporto uomo-animale in quella che doveva essere la sua attività primaria: la caccia.
L’uomo sembra congelato nel momento in cui, con l’arco armato, tenta di avvicinarsi all’animale con un fare quasi disinvolto per non farlo fuggire anzitempo, cui fa da contraltare la postura del cervo che non sembra essersi reso perfettamente conto delle intenzioni dell’uomo, anche se mi sarebbe piaciuto dire che sembra bramire all’uomo: – Ma che cazzo vuoi da me? – e immaginare che in quel lontanissimo giorno si sia subito dopo dato alla fuga salvando la pelle e suscitando la collerica reazione del cacciatore che avrà detto nel salentino dell’epoca quello che oggi suonerebbe – Li corne tua! – …
Ho tratto il dettaglio, come quello che seguirà, da Pagine di pietra a Badisco, foto-racconto di Pino Salamina (con la collaborazione del figlio Stefano), Edizione a cura del Gruppo Speleologico leccese ‘NDRONICO, AGM (Arti Grafiche Marino), Lecce, 2009, pubblicazione fuori commercio della quale posseggo una copia, prezioso dono degli autori.
Se la scena appena proposta, che fa parte del gruppo 18, non sembra porre problemi di lettura ma differenze di interpretazione per così dire sentimentale, non credo che lo stesso si possa dire di un altro dettaglio appartenente al gruppo 39 così descritto da Maria Laura Leone, La fosfenica Grotta dei cervi. Arte, Mitologia e Religione dei Pittori di Porto Badisco, Pensiero preistorico, s. l., 2009, p. 16: Una mensola naturale simile ad un altarino è quella aggettante sotto il gruppo 39, con le pitture inserite al centro di una nicchia calcarea dove un uomo e una donna si uniscono in un bacio preistorico.
Circa il bacio preistorico non ho nulla da eccepire sulla lettura del dettaglio (e, dettaglio nel dettaglio, mi chiedo se quel tratto sporgente agli occhi dell’autrice sia sembrato un pene in erezione …) ma sul modo in cui tale lettura viene proposta. Se l’indicativo (si uniscono) è il modo della certezza, l’aggiunta di un forse, secondo me, avrebbe fatto bene a tutti, impedendo che in rete (facebook in primis) tale lettura passasse, senza, fra l’altro, ombra di citazione del testo da cui è stata tratta, come quella ufficiale e che poi, proliferasse come verità assoluta nelle condivisioni d’obbligo e suscitasse acritici gridolini di soddisfazione e, nei casi più preoccupanti, elucubrazioni di ogni tipo.
Ora il lettore comprenderà il titolo e la citazione iniziale, forse …