di Armando Polito
Per il taglio dato al titolo sono costretto ad omettere altre notizie1 che sul letterato neretino il lettore potrà agevolmente trovare nella scheda relativa del Dizionario biografico degli Italiani dell’Enciclopedia Treccani on line (http://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-caraccio_(Dizionario-Biografico)/), da cui apprenderà, fra l’altro, se già non lo sapesse, che le sue opere principali furono un poema epico (L’imperio vendicato) e una tragedia (Il Corradino).
La serie di immagini inizia proprio dai loro frontespizi.
Prima edizione del poema (integramente leggibile e scaricabile da http://books.google.it/books?id=QAflQ_8pVwEC&printsec=frontcover&dq=caraccio+l%27imperio+vendicato&hl=it&sa=X&ei=a3QpVNqJCMS07Qbpo4HYDg&ved=0CCAQ6AEwAA#v=onepage&q=caraccio%20l’imperio%20vendicato&f=false) per i tipi di Bussotti, Roma, 1679. L’edizione comprende solo i primi venti canti.
Di seguito il frontespizio della seconda edizione uscita per i tipi di Tinassi a Roma nel 1690 con l’aggiunta di altri venti canti e non senza ritocchi apportati a quelli della prima (anche questa integralmente leggibile e scaricabile da http://books.google.it/books?id=ZbRTWu00WqwC&pg=PP16&hl=it&source=gbs_selected_pages&cad=2#v=onepage&q&f=false).
Nell’immagine che segue e che mostra i due frontespizi a confronto il lettore potrà agevolmente notare le minime differenze che intercorrono e che riguardano solo i righi 3-5 del primo (POEMA EROICO/D’ANTONIO CARACCIO/BARONE DI CORANO) e 3-4 del secondo (DEL/BARONE ANTONIO CARACCIO) e quelle che sembrano essere le marche tipografiche, dettaglio su cui vale la pena spendere qualche parola in più.
Anzitutto va detto che in tutte le opere uscite per i due editori che ho potuto controllare neppure una volta appare il disegno della marca. I due leoni, pertanto, ribadiscono solo l’omaggio a Venezia già espresso nel titolo. In particolare in quello della seconda edizione compare sul libro PAX TIBI MARCE (Pace a te, o Marco) e probabilmente quest’aggiunta è legata al titolo di cavaliere di S. Marco di cui ho detto prima. Coincidenze obbligate o calcolata operazione di marketing ante litteram in omaggio al detto squadra vincente non si cambia (editore a parte, per motivi che ignoro)?
Mi piace far notare anche l’impegno editoriale in senso strettamente grafico (un ingrediente, credo anche allora, non secondario del successo che l’opera, al di là del suo quanto meno discutibile valore intrinseco, ebbe, tant’è che gli valse il titolo di cavaliere di S. Marco) come mostra la tavola, presente in entrambe le edizioni, un’incisione di Pietro Santi Bartoli (Perugia, 1635-1700) su disegno di Carlo Maratti (Camerano, 1625-Roma, 1713), una coppia costituita da due delle firme più prestigiose del tempo nei loro rispettivi campi.
Ecco ora il frontespizio de ll Corradino uscito per i tipi di Buagni a Roma nel 1694.
A differenza della pubblicazione precedente, la figura che appare in basso è la marca editoriale.
Non mi rimane ora che presentare i ritratti a me noti dell’illustre concittadino. Di seguito le tavole presenti, rispettivamente, nella prima e nella seconda edizione de L’imperio vendicato.
Unica differenza, nel secondo ritratto, la presenza della croce di cavaliere di S. Marco. Entrambi recano la firma di Franςois Spierre (come si legge distribuito agli angoli sinistro e destro che ho evidenziato in rosso e che di seguito riproduco una sola volta in dettaglio).
F(ranςois) Spier(re) del(ineator) sculp(tor)=Franςois Spierre disegnatore (e) incisore
Ecco la scheda che su di lui è presente in Jean-Baptistre Ladvocat, Dictionnaire historique portatif, Vedova Didot, Parigi, 1760, v. II, pp. 778-779: Dessinateur & Graveur, natif de la Lorraine, dont les Ouvrages sont rares & estimés. La Vierge, qu’il a gravée d’apres le Correge, passe pour son chef d’ouvre (Disegnatore ed incisore, nativo della Lorena, le cui opere sono rare ed apprezzate. La Vergine che ha inciso dopo il Correggio, passa per il suo capolavoro).
Passo ora al ritratto presente in Domenico De Angelis, Le vite de’ letterati salentini, parte I, s. n.., Napoli, 1710 (opera integralmente leggibile e scaricabile da http://books.google.it/books?id=DUk_AAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=editions:Y5wjMq4fmSMC&hl=it&sa=X&ei=0pApVMOwFcXdywPbtoG4CA&ved=0CC0Q6AEwAg#v=onepage&q&f=false; per la parte II, Raillard, Napoli, 1713: http://books.google.it/books?id=iHGZ7NSoDzwC&pg=PA156&dq=de+angelis+caraccio&hl=it&sa=X&ei=u38lVJK3IKbMyAPBgYKIDw&ved=0CCQQ6AEwAQ#v=onepage&q=caraccio&f=false), in cui la biografia del Caraccio occupa le pp. 165-207.
Autore della tavola è l’incisore napoletano Francesco De Gradis, come si legge negli angoli, evidenziati questa volta in bianco, che riporto di seguito in dettaglio.
Franc(iscus) de Gradi(s) Sculp(tor) Neap(olitanus)=Francesco De Gradis incisore napoletano. La s finale di Gradis la si ricava dal dettaglio evidenziato in rosso nelll’incisione del frontespizio (di altra opera di altro autore) di seguito riprodotta.
Tornando al ritratto, singolare appare il fatto che esso è l’unico a recare la firma dell’autore tra tutti quelli che accompagnano le biografie del De Angelis. Sul De Gradis non son riuscito a trovare nessuna notizia ma nel nostro caso mi pare abbastanza evidente che il modello anche qui è quello della seconda edizione con l’ovale contenente il ritratto vero e proprio invertito orizzontalmente (operazione che ho fatto in basso); appare riprodotta pedissequamente perfino l’ombra dell’originale nel suo contorno.
In basso nel dettaglio che di seguito ho ingrandito si legge:
Antonio Caraccio Neritonensi/S. Marci Equiti/nat(o) MDCXXX, OBI(TO) MDCCII/Dominicus de Angelis Lycien(sis) D(onum) D(edit)
(Ad Antonio Caraccio di Nardò, cavaliere di S. Marco, nato nel 1630, morto nel 1702, Domenico De Angelis di Lecce diede in dono)
L’ultimo ritratto che prenderò in considerazione (immagine tratta da http://www.portraitindex.de/documents/obj/33405773) è anch’esso una stampa custodita a Munster nel LWL-Landesmuseum für Kunst und Kulturgeschichte.
Per l’iscrizione che si legge in basso (CVC/LACONI CROMITIO P. A. DF./POETAE LOGISTUS NEMEAEUS/P. A. AMICO B. M. F. C. OLYMP. DCXXI/AN. I. A. B. A. I. OLYMP. IV ANN. III C. L. A.) cedo la parola al De Angelis (op. cit. p. 192).
Fornisco ora la traduzione quanto più possibile letterale dell’iscrizione le cui abbreviazioni, almeno per me, senza la testimonianza del De Angelis sarebbe stato non arduo ma impossibile sciogliere2:
Per decisione dell’intera assemblea/a Lacone Cromizio pastore arcade defunto/poeta, Logisto Nemeo,/pastore arcade all’amico benemerente che fosse fatto/curò/nella 621a Olimpiade nel primo anno3, dalla fondazione dell’Arcadia nella 4a Olimpiade nel terzo anno4/svolgendosi i giochi.
Nella parte inferiore sinistra della cornice la stampa reca un monogramma di seguito nel dettaglio ingrandito.
Ecco la scheda di catalogazione della stampa , nella parte che ci interessa, con la mia traduzione a fronte:
1686/1725 mi pare un range cronologico troppo esteso per riferirsi alla data di realizzazione e d’altra parte nel 1686 il Caraccio era ancora vivo e, come abbiamo visto, l’Arcadia gli dedicò l’epitaffio nel 1705; non può nemmeno riferirsi alla data di nascita e di morte di un artista che non risulta identificato e per lo stesso motivo al periodo di attività. Può darsi, invece, che 1686/1725 si riferisca all’intervallo di date in cui la marca risulta rilevata e credo, addirittura, che lo stesso monogramma vada letto non C. P. R. (non registrato nei repertori specializzati) ma C. P. L. sulla scorta di quanto riportato in Dictionnaire des monogrammes, chiffres, lettres initiales, logogryphes …, Lambert, Parigi, 1754, s. p.:
(Un C, un P e un L, carattere italico, come si trovano su incisioni moderne in rame impresse ad Ausbourg, sono la marca di Cristiano Filippo Lindemann).
I repertori successivi, pur nella differenza, aggiunta o mancanza di qualche dettaglio, confermano l’essenza della notizia.
Roland le Virloys, Dictionnaire d’architecture, civile, militaire, et navale …, Libraires associés, Parigi, 1770
(Incisore in rame di questo secolo ad Augsbourg. La sua marca è C.P.L. e l’anno 1725 al di sotto).
Notices sur les graveurs qui nous ont laissé des estampes marquées, v. II, Taulin-Dessirier, Besanςon, 1808
François Brulliot, Dictionnaire des monogrammes, marques, figurées, lettres initiales …, Monaco, s. n., 1833:
(LINDEMAN, Cristiano Filippo, incisore di Augsbourg, tra gli anni 1725 e 1750. Si trovano di lui copie su stampe di C. W. E. Dietrich, parecchie vignette e parecchie tavole per libri, che recano o il suo nome o le lettere qui riportate).
Chiunque sia, l’autore si è ispirato anche lui al secondo dei ritratti prima esaminati, nonostante cambi, come al solito, qualche dettaglio secondario come la corona circolare anziché ovale che contorna il ritratto vero e proprio. E termina qui questa carrellata in cui ho presentato in ordine cronologico la rappresentazione della parte per così dire più effimera di ognuno di noi, quella che oggi ha tanto successo, cioè l’immagine delle nostre fattezze (magari rifatte …), piuttosto che quella ben più importante e duratura (ammesso che ci sia …) del nostro cervello e del nostro spirito. E non è detto che, dopo aver soddisfatto questa curiosità, non torni a dar conto di quel quanto meno discutibile valore intrinseco che a proposito degli scritti del Caraccio ho usato all’inizio.
Il mio giudizio collima, una volta tanto, con quello della critica ufficiale, ma, se mi occuperò dell’argomento, non potrò vantarmi neppure di essere stato il primo neretino ad averlo fatto, essendo stato in questo bruciato sul tempo e da tempo da Francesco Castrignanò con il saggio Antonio Caraccio: cenno biografico critico, Tipografia Garibaldi, Lecce, 1895.
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1 Nella biografia del Caraccio, che fa parte di Le vite de’ letterati salentini, op. cit., alle pp. 196-197 c’è l’elenco completo delle opere stampate e manoscritte:
Ecco, comunque, l’elenco delle opere registrate nell’OPAC:
L’assemblea de’ fiumi, Moneta, Roma, 1656
La pace pronuba, Moneta, Roma, 1660
L’imperio vendicato, Bussotti, Roma, 1679 e Tinassi, Roma, 1690
Poesie liriche, Tinassi, Roma, 1689
Il giardino, Buagni, Roma, 1694
Il Corradino, Buagni, Roma, 1694
Nardò possiede solo un esemplare della prima edizione (Bussotti, Roma, 1679) de L’imperio vendicato, custodito nella Biblioteca Comunale Achille Vergari.
2 Un solo esempio per tutti: D. F. abbreviazione di una sola parola, DEFUNCTO, normalmente abbreviata in DEF.
3 Corrisponde al 1705. I primi giochi olimpici si svolsero nel 776 a. C., per cui all’anno 0 si erano svolte già 194 olimpiadi. In 1705 anni se ne sono svolte convenzionalmente (perché, come si sa, prima di essere di nuovo istituite nel 1896, erano state soppresse nel 393 d. C. dall’imperatore Teodosio I) 426 (1710/4), che sommate alle 194 e considerando nel computo anno di partenza e di arrivo (cioè, in pratica, aggiungendo 1) danno un totale di 621, la cifra indicata nell’iscrizione.
4 L’Arcadia era stata fondata nel 1690. La terza olimpiade dalla sua fondazione (gara letteraria tra gli iscritti) va dall’anno 1703 al 1706.Il terzo anno di questa quarta olimpiade è, appunto il 1705 che coincide con la data precedente.
5 Con la rabbia di chi sa che una cosa esiste in un determinato posto e che ancora oggi, nonostante le sbandierate banda larga ed agenda digitale, per poterla vedere (riprendere, chissà …) deve andare in quel posto, segnalo una stampa a firma dell’incisore napoletano Raffaele Pastena (morì nel 1825) custodita nella Biblioteca Vittorio Emanuele a Napoli, così descritta nell’OPAC: Ritratto a mezzo busto di tre quarti verso destra in cornice rotonda del poeta Antonio Caraccio, originario di Nardò (Puglia). Se qualche amico napoletano può aiutarmi, me lo faccia sapere con un messaggio inserito nei commenti; poi, eventualmente, prenderemo accordi.
[…] 1 Ogni arcade assumeva un nome evocante in qualche modo il mondo classico, soprattutto pastorale. Meri Foletico fu quello assunto da Andrea Peschiulli (Moeris e Lycidas sono i due pastori che interloquiscono nella IX ecloga di Virgilio, Pholoeticus in latino significa del monte Foloe, in Tessaglia, abitato dai Centauri) e Altisco Rofeatico (Altiscus sembra trascrizione imperfetta, mi sarei aspettato Althiscus, del greco ἀλθίσκον, nome di una specie di malva, da ἀλθαίνω=guarire; Ropheaticus appare come formazione aggettivale latina sul tema ῤωπ- del sostantivo greco ῤώψ/ῤωπός=cespuglio, questa volta con aggiunta dell’aspirazione, che era stata eliminata in Altiscus) quello assunto da Michele Angelo Albrizio, estensore della dedica. Sulla struttura dell’Arcadia ed altri dettagli anche su un altro arcade salentino, non escluso il riferimento alle olimpiadi, vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/11/06/antonio-caraccio-nardo-1630-roma-1702-note-iconogra…. […]