di Armando Polito
Comincio dalla coppia certamente più nota. Plinio il Vecchio è servito da fonte con la sua Naturalis historia a parecchi miei pezzi usciti su questo sito. Si tratta del più famoso naturalista latino morto sul campo, cioè durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d. C. per essersi avvicinato troppo al fine di studiare meglio il fenomeno. Plinio il Giovane, suo nipote, aveva 17 anni quando il naturalista morì. Di lui ci resta il Panegirico di Traiano e l’epistolario in cui spiccano, per la vivace, direi drammatica, descrizione dell’evento del 79 due lettere (la 16 e la 20 del libro VI) indirizzate a Tacito. Ricordo per completezza d’informazione che entrambi erano nati a Como (secondo alcuni, il Vecchio a Verona).
Scipione Ammirato il Vecchio nacque a Lecce nel 1531 e, dopo aver studiato legge a Napoli, fu un pendolare della cultura fermandosi prima a Roma, Venezia, Lecce (dove nel 1558 fondò l’Accademia dei Trasformati), poi di nuovo a Napoli e infine a Firenze, dove morì nel 1601 e dove venne sepolto nel duomo, del quale era stato canonico.
Con Lecce ebbe sempre un rapporto conflittuale, come mostra il sonetto da lui inviato ad Angiolo di Costanzo e tramandatoci da Domenico De Angelis ne Le vite de’ letterati salentini, s. n., Firenze, 1710, v. I, p. 71: Nella mia Patria, che brighe, e contese,/nutre mai sempre; fu fatto un Centone,/ che ‘l peccato d’ogn’un facea palese./Subiro immaginaron le persone,/fuor d’alcun buon, cui mia natura è nota;/che quella fosse stata mia invenzione./O come in breve volge la sua ruota/Fortuna! Io ch’ero dianzi a tuti caro,/subitamente ogn’Uom mi punge, e nota./E tal si fù, che del suo onore avaro;/ pensò rendermi pan per ischiacciata,/affin che l’altro, e l’un gisse par paro./Altre cose vi fur, che la turbata,/e stanca mente insbigottiro in guisa,/ che la Patria da me funne lasciata.
In sintesi: lamenta che gli sia stata attribuita la paternità di un componimento contenente frecciate contro i notabili della città, di lui invidiosi e da loro fatto circolare ad arte per suscitargli odio e antipatia; questo ed altri non specificati inconvenienti lo costrinsero ad abbandonare Lecce.
Propongo ora le immagini che di lui son riuscito a reperire.
Ferdinando Leopoldo Del Migliore in Firenze, città nobilissima illustrata, Stamperia della Stella, Firenze, 1684, p. 358 scrive che monsignor Mariani, creatore della libreria dell’Ospedale di S. Maria Nuova, dispose che si dovessero collocare sopra gli Scaffali i ritratti di coloro ch’avessero lasciato Libri per l’accrescimento di essa Libreria, dipinti in tela al naturale con elogi sotto in commendazione della loro virtuosa pietà, e già vi se ne veggon due, quello di Scipione Ammirati il vecchio Canonico Fior.1 e di Lorenzo Pucci affezionatissimo alle lettere, figliuol del Sen. E Balì Giulio e fratello del Marchese Ruberto. Ambidue Benefattori per un numero grande di Volumi lasciativi, fra’ quali furono gli Spogli, e l’Opere MS.2 di esso Ammirato, che furon quelle, sulle quali posa la fama che lo fe celebre Scrittore della Storia di Firenze, degl’Opuscoli, e d’altre non men qualificate, che dotte sue composizioni già pubblicate per mezzo della Stampa.
È il caso di dire: se qualcuno l’ha visto, si faccia vivo.
In Alfred Armand, Les médailleurs italiens des quinzième et seizième siècles, Plon, Nourrit et C., Parigi, 1887, tomo III, p. 297 si legge la seguente scheda:
Purtroppo il catalogo delle medaglie del museo citato è stato sì digitalizzato ma è consultabile solo in loco e previo appuntamento (http://www.comune.bologna.it/archeologico/percorsi/52272/luogo/53905/offset/0/id/49050/).
Nelle immagini che seguono tratte ed adattate da Google Maps: via Scipione Ammirato e quella che in passato era chiamata impropriamente (perché alcune fonti documentarie vorrebbero che sia stata la sede della citata Accademia dei Trasformati) Villa Ammirati in via di Pettorano, 3 a Lecce.
Di seguito il dettaglio dello stemma sul primo portale a partire da sinistra per chi guarda.
Sarà, forse, quello della famiglia Ammirato? Ecco, però, come quest’ultimo esso è descritto nella scheda tratta da G. B. Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, Forni, Bologna, 1886, v. I p. 41:
Tale descrizione appare assolutamente coincidente con il dettaglio, di seguito riprodotto, del ritratto del 1763. Rispetto al ritratto-base il dettaglio si direbbe un’aggiunta; da chiedersi quanto corretta, considerando nella stessa stampa l’errore cronologico di cui ho già detto.
Nulla a che vedere con il nostro stemma nel quale intravedo una torre a due piani e a destra un animale (un leone?) ad essa attorcigliato con la coda che passa prima dalla porta e poi dalla finestra.
Il secondo portale reca un altro stemma ed un’iscrizione sottostante su due linee (immagine tratta ed adattata da Google Maps).
Lo stemma è quello del Della Monica (nel dettaglio sottostante, tratto da http://antoniofebbraro.altervista.org/blog/wp-content/uploads/2014/03/DSCN1478.jpg, quello del Palazzo Fulgenzio Della Monica).
L’iscrizione, purtroppo, mi rimane illeggibile. Se qualche lettore leccese potesse darmi una mano, anzi uno scatto … La compresenza di stemmi diversi sulla stessa fabbrica, comunque, di regola attesta un passaggio di proprietà e la lodevole abitudine del nuovo proprietario di non eliminare la testimonianza di chi lo ha preceduto nel titolo di possesso.
Notevole è il numero delle opere che il letterato leccese scrisse e che godettero anche di numerose ristampe, lui vivente. Riporto in ordine cronologico i principali titoli, che sono sufficienti a mostrare il suo ampio spettro d’azione: da curatore di altrui lavori a genealogista, da oratore a storico.
Sonetti del signor Berardino Rota in morte della signora Porta Capece sua moglie, a cura dii Scipione Ammirato, Cancer, Napoli, 1560
Delle egloghe pescatorie del s. Berardino Rota, a cura di Scipione Ammirato, Cacchji dell’Aquila, Napoli, 1572
Due sestine, una del sig. Scipione Ammirati, l’altra del p. Benedetto dell’Uva nel natale del serenissimo gran prencipe di Toscana, Sermartelli, Firenze, 1577
Delle famiglie nobili napoletane, Marescotti, Firenze, 1580
I commentarii delle guerre fatte co’ turchi da D. GioVanni d’Austria, dopo che venne in Italia, scritti da Ferrante Caracciolo conte di Biccari, Marescotti, Firenze, 1581
Opuscoli, Marescotti, Firenze, 1583
Tutti i re di Francia Merovei Carolinghi et Ciappetti, s. n., Firenze, 1586
Orazione del sig. Scipione Ammirato fatta nella morte di don Francesco de’ Medici Gran Duca di Toscana suo Signore, Giunti, Firenze, 1587
Corona alla serenissima Cristina di Loreno [sic], Giunti, Firenze, 1594
Canzone del sig. Scipione Ammirato al beatissimo & santissimo padre et signor nostro Clemente VIII, Giunti, Firenze, 1594
Orazioni a diversi principi intorno i preparamenti, che s’avrebbono a farsi contra la potenza del Turco. Con un dialogo delle imprese del medesimo. Aggiuntovi nel fine le Lettere, & orazioni di monsignor Bessarione cardinal niceno, scritte a principi d’Italia, Giunti, Firenze, 1594
Discorsi sopra Cornelio Tacito, Giunti, Firenze, 1594
Orazione al Re di Spagna Filippo II, Marescotti, Firenze, 1594
Orazione scritta alla nobiltà napoletana confortandola ad andar alla guerra d’Ungheria contra i Turchi, Giunti, Firenze, 1594
Orazione al serenissimo e potentissimo re cattolico suo sig. Filippo re di Spagna etc. intorno il pacificar la cristianità, e prender unitamente l’arme contra gli infedeli, Giunti, Firenze, 1594
Orazione al beatissimo et santissimo padre, et signor nostro Clemente VIII detta Clementina seconda, Marescotti, Firenze, 1595
Della famiglia de’ Paladini di Lecce, Marescotti, Firenze, 1595
Della famiglia Dell’Antoglietta di Taranto, Marescotti, Firenze, 1597
Il Rota overo delle imprese, Giunti, Firenze, 1598
Nella morte di Filippo secondo re di Spagna al potentissimo re di Spagna Filippo terzo suo signore detta Filippica terza, Giunti, Firenze, 1598
Orazione al cristianissimo Enrico quarto re di Francia, et di Navarra dopo la pace fatta con la Spagna, Giunti, Firenze, 1598
Della segretezza, Giunti, Firenze, 1599
Mancano nell’elenco appena presentato alcuni titoli, anche importanti, che uscirono postumi ad opera di Scipione Ammirato il Giovane, il quale spesso aggiunse all’originale sue integrazioni. Di seguito titoli e, laddove è stato possibile, frontespizi:
Vescovi di Fiesole, di Volterra e d’Arezzo, Massi, Firenze, 1637
immagine tratta da http://iccu01e.caspur.it/ms/internetCulturale.php?id=oai%3Abncf.firenze.sbn.it%3A21%3AFI0098%3AMagliabechi%3ATO0E001376
Istorie fiorentine, Massi, Firenze, 1647 (la prima edizione senza le sue integrazioni era uscita presso Giunti a Firenze nel 1600)
Albero e istoria della famiglia de conti Guidi, Massi e Landi, Firenze, 1640
Poesie spirituali del s. Scipione Ammirato dedicate al ser.mo principe d. Lorenzo di Toscana, Sarzina, Venezia, 1634
Se, come abbiamo visto, tra i due Plini c’era uno strettissimo rapporto di sangue e di probabile luogo di nascita, lo stesso non può dirsi tra i due Ammirati. Il giovane, infatti, si chiamava Cristoforo Del Bianco ed era nato a Montaione, in provincia di Firenze nel 1582.
All’età di sedici anni circa entrò in qualità di scrivano al servizio del letterato di origini leccesi e questi lo avviò allo studio delle lettere con tanto profitto da parte del giovane che il vecchio Scipione per testamento poco prima di morire gli lasciò in eredità nome, cognome e gran parte dei beni. Che fosse un giovane di talento lo dimostra non solo la qualità delle aggiunte apportate alle opere del suo benefattore ma anche il fatto che fu dottore di teologia, segretario del granduca Cosimo II con incarichi diplomatici in Francia. Morì a Firenze nel 1656.
Al di là, comunque, delle differenze emerse, non si può negare il sentimento di rispetto e riconoscenza in entrambi i casi manifestati dal giovane nei riguardi dell’anziano; cosa, ormai, sempre più rara, e non solo tra letterati …
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1 Abbreviazione di Fiorentino.
2 Abbreviazione di manoscritte.