RICOMINCIA LA STAGIONE DELLE GHIANDE. Mi raccomando a tutti gli appassionati di Natura salentina e mediterranea, cominciano i giorni in cui la rarissima Quercia elegante di Carpignano dona le sue preziosissime ghiande, non lasciamone nessuna ai roditori, ma siano raccolte, una volta cadute a terra, accudite perché germoglino e piantate tutte! Informatene anche gli appassionati che non hanno facebook! Un bene rarissimo e prezioso che è un peccato sciupare! Finché non ne avremo piantumate un centinaio ovunque, la varietà è ancora a rischio! Pensate che a fine ottobre verrà anche un gruppo di appassionati di querce appositamente dall’ Olanda proprio per prenderne le preziose ghiande!
Oreste Caroppo
ECCEZIONALE SCOPERTA BOTANICA nel Salento: la Quercia Elegante (Quercus caroppoi) esemplare unico al mondo e sconosciuto
(testo diffuso dal Forum Ambiente e Salute)
Che il Salento fosse terra di meraviglie, questo lo si sapeva già, ma oggi ancor di più il Salento si scopre e mostra in tutta la sua ricchezza territoriale e biologica, fregiandosi di una perla rarissima, anzi, unica al mondo…! A Carpignano Salentino, borgo simbolo di agricoltura e tradizioni fortissime e millenarie (documentate e riscoperte dal grande drammaturgo Eugenio Barba e il suo sperimentale Odin Teatrer), la già ricca biodiversità salentina oggi si arricchisce di una gemma preziosissima.
Proprio nel territorio di Carpignano Salentino è stato scoperto un inedito e unico esemplare al mondo di quercia, tanto da meritarsi quale nome scientifico lo stesso nome del suo scopritore, Oreste Caroppo, difatti questa perla rarissima di biodiversità è stata battezzata quale “Quercus caroppoi” e che per la sua innegabile bellezza e eleganza si è meritata il nome di Quercia Elegante di Carpignano Salentino.
L’esemplare scoperto è l’antichissima testimonianza ancora viva e vegeta del mitico, variegatissimo e lussureggiante “Bosco dei Greci”, e prima ancora dei Messapi, ricordato, a tutt’oggi, dagli anziani e dagli abitanti di questi luoghi magici; bosco di straordinaria bellezza che si estendeva da Calimera, dove ancora oggi, presso la famosissima chiesetta di San Vito, nel cui interno si trova l’apotropaica megalitica pietra forata, si possono ancora notare degli imponenti esemplati di Leccio (Quercus ilex, localmente chiamato in vernacolo “lizza”), guardiani e custodi di una delle porte di accesso nell’area boschiva che a partire la lì ammantava il territorio fino alle porte di Martano, comprendendo il borgo di Carpignano Salentino e Serrano declinando da un lato verso Borgagne e Roca Vecchia e le attuali marine di Melendugno quali Torre dell’Orso-Sant’Andrea-San Foca, fin su a congiugersi con la foresta delle Cesine e di Rauccio, la foresta di Lecce, e dall’altro lato unendosi a sud-est con l’area boschiva dei Laghi Alimini e Otranto, e a sud fino a fondersi con le selve (la Silva) della immensa e antichissima Foresta Belvedere, nel cuore del basso Salento, ricchissima di biodiversità mediterranea e di una relitta flora appenninica lì conservatasi grazie a particolari condizioni microclimatiche geologiche e orografiche sin dall’epoche preistoriche, e che a sua volta si congiungeva a sud con le macchie di Tricase ricche di Quercie Vallonee (Quercus macrolepis, specie quercina, questa, emblematica e vivente in Italia soltanto in Terra d’Otranto, salvata dall’estinzione locale grazie alla corale partecipazione spontanea dei salentini, che ne hanno preso le ghiande e l’hanno ripropagata quasi ovunque possibile; una mobilitazione civico-ambientalista che fa oggi ben sperare per una rapida massima diffusione di questa nuova e, forse, anche molto antica entità quercina, la Q. caroppoi, ritrovata e vivente in territorio di Carpignano.
Questa strabiliante scoperta, oltre a riempire di indicibile gioia tutti i cittadini del Salento, a dimostrazione dell’estrema importanze e vitalità che giorno dopo giorno ci regala questa straordinaria terra, impone un’importante presa d’impegno da parte di tutti, e, soprattutto, da parte di tutte le istituzioni, ovvero la doverosa attivazione di un programma di massima salvaguardia e tutela di questo esemplare unico al mondo con la creazione pianificata di una campagna di propagazione tramite un sano e doveroso piano di ripristino naturale dei luoghi storici, con sistematiche azioni di riforestazione e salvagaurdia, con azioni puntuali di bonifica-decementificazion
Qui a seguire si può leggere l’importante e ufficiale relazione redatta dal prof. Piero Medagli ricercatore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali (Di.S.Te.B.A.) dell’Università del Salento.
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Lecce 21 maggio 2013
Spett.le Amministrazione Comunale di Carpignano Salentino,
su segnalazione di Oreste Caroppo e verifica del sottoscritto con successive indagini bibliografiche e di laboratorio, è stata accertata la presenza in agro di Carpignano Salentino di un esemplare arboreo bicormico (con due tronchi separati partenti da un ceppo comune) di una quercia di origine ibridogena derivante dall’incrocio tra quercia di Palestina o quercia spinosa (Quercus calliprinos Webb) e cerro (Quercus cerris L.). Benché gli ibridi nel genere Quercus siano abbastanza diffusi in natura, l’ibrido in questione risulta costituito da una combinazione nuova e del tutto inedita alla scienza e si tratta dell’unico esemplare vivente fino ad ora conosciuto di questa rara entità alla quale è stato ufficialmente dato il nome di Quercia di Carpignano, sulla base della sua collocazione geografica (nome scientifico Quercus x caroppoi in onore di colui che per primo ha posto attenzione su questa nuova entità ibrida). I due tronchi risultano avere un’età di circa 20 anni ciascuno e sembrano scaturire alla base da un ceppo di circa 300 anni di età attualmente ricoperto e nascosto da un muretto a secco. Forse si tratta di un esemplare residuo di un’antica formazione forestale oggi scomparsa. La assoluta rarità di questo esemplare unico al mondo, sulla base delle conoscenze attuali e la sua collocazione lungo un bordo strada, impone rigorose misure di salvaguardia dell’esemplare ed iniziative volte alla conservazione e adeguata diffusione del nuovo ibrido con la creazione di nuovi individui prodotti da autoimpollinazione naturale e collocazione in aree idonee da individuare, al fine di scongiurarne l’estinzione. Ovviamente gli studi scientifici su questa entità sono ancora in corso presso l’Orto Botanico dell’Università del Salento e mirano a ricostruire le caratteristiche e le modalità di formazione del nuovo ibrido la cui origine, come accennato risale a circa tre secoli fa, in un contesto ambientale assai diverso dall’attuale. In ogni caso le informazioni acquisite sono sufficienti affinché venga data ufficialmente comunicazione all’Amministrazione Comunale di Carpignano Salentino allo scopo di predisporre adeguate iniziative di tutela. Ovviamente sia il sottoscritto che l’amico Oreste Caroppo restiamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Con i migliori saluti.
Dott. Pietro Piero Medagli – Botanico Università del Salento
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Dopo aver fatto, sia pur in ritardo, i miei complimenti all’autore della scoperta, scusandomi per l’eventuale mia ignoranza e pregando chiunque fin da ora, se così dovesse essere, di bacchettarmi senza pietà, chiedo le ragioni della denominazione “Quercus caroppoi”.
Al primo componente ci arrivo, al secondo mi blocco perché mi trovo davanti ad una desinenza latina che non conosco; oltretutto, essendo la voce derivata da un nome proprio, anche se per errore fosse stato scritto “caroppoi” per “caroppi”, quest’ultimo avrebbe richiesto comunque, l’iniziale maiuscola. Mettendo tutta la mia fantasia al servizio della scienza posso pure fantasticare che quella desinenza “-oi” possa essere trascrizione latina di un nominativo duale greco della seconda declinazione dei nomi maschili che ha desinenza “-ῳ” (per cui “quercus” sarebbe di numero plurale) con riferimento alla conformazione bicormica; in questo caso, però, essendo “quercus” di genere femminile, l’originaria desinenza greca sarebbe stata “-ᾳ” e, quindi, avremmo dovuto avere “caroppai”.
Oltretutto, pur accettando per assurdo “caroppoi”, saremmo di fronte ad una sorta di agglutinamento, da me mai prima notato in questo campo, tra una caratteristica, la più appariscente, dell’essenza ed un nome proprio di persona.
Io, però, al di là di ogni supposizione, ero convinto che la tassonomia seguisse, proprio per il suo contenuto scientifico, criteri ben precisi e rispettati a livello internazionale. Mi aspettavo, perciò, un nome tipo “Quercus elegans C.”, sul tipo consueto, per rimanere nell’ambito della stessa essenza, di “Quercus cerris L.”, “Quercus pubescens Willd.”, etc. etc.
Invece mi trovo di fronte ad un ufficiale “Quercus x caroppoi”, sulla cui struttura mi piacerebbe saperne di più.
L’amico Marcello Gaballo mi ha fatto pervenire in forma pudicamente privata il seguente messaggio che mi precipito a rendere pubblico:
“Credo che la nomenclatura preveda il cognome dello scopritore (in minuscolo) a cui si associa la desinenza “i”. Così mi pare sia successo per un insetto scoperto da Totò Inguscio di Nardò, che è stato classificato come x inguscioi (http://www.encyclo.nl/begrip/Ocys%20inguscioi)”.
Ho appena finito di utilizzare gran parte della cenere del caminetto che ogni anno metto da parte come fertilizzante per i miei alberi per cospargermene il capo. Gradirei, sapere, però, che funzione hanno quella “x” (campo del record lasciato sospeso?) e quel suffisso -i (abbreviazione di qualche parola inglese?). Mi accingo ad usare allo stesso modo la parte rimanente della cenere …
si, quella x che ho inserito lascia spazio al nome della pianta o dell’animale cui segue il cognome dello scopritore con la “i” finale
Ma scusate, perché non inviate qualche ghianda anche ai Kew Gardens di Londra (l’orto botanico di Londra) ? Loro sono i depositari a livello mondiale di tutte le varietà vegetali della terra e sicuramente sarebbero interessati anche loro nella coltivazione di qualche esemplare.
Gentilissimi,
Volevo sapere come mettermi in contatto con qualche ente/ interessato che possa procurarmi qualche ghianda da piantare . Grazie
Mi ha segnalato Oreste Caroppo:
Da facebook con un messaggio o scrivendo qui sopra possono chiedere se son rimaste ghiande! (Ma qualcuna ne trovano anche di sicuro sotto la Quercia se vanno a trovarla, se vogliono posso darti il punto in google-maps)
https://www.facebook.com/officineculturali.carpignano/photos/a.188703987812239.58133.182325881783383/1950276434988310/?type=3&theater
anche questa pagina pure legata a queste iniziative di diffusione:
https://www.facebook.com/querciaelegantexcaroppoi/?ref=br_rs
Comunque mi sembra doveroso dire grazie all’impegno che Oreste ci ha messo e che alla fine ci ha permesso di godere della scoperta di una nuova specie botanica. I suggerimenti vanno bene ma non devono offuscare l’importanza della scoperta. Poi so che Oreste Caroppo, che non è uno sprovveduto, ha già messo a coltura un bel numero di ghiande che ha raccolto sotto e sulla pianta e lui stesso provvederà al trapianto in altre zone del Salento. Ma a questo punto dovrebbe entrare in gioco anche l’Amministrazione Comunale che ha la responsabilità di mantenimento dell’esistente ed anche dello sviluppo di nuove inseminazioni sul territorio, soprattutto sui terreni incolti o abbandonati (che nel Salento ce ne sono diversi).
LA PIANTA, QUESTA SCONOSCIUTA!!! OMAGGIO ALLA “QUERCIA ELEGANTE” E UN GRANDE “BUON ANNO” AL MONDO VEGETALE …
“SE DOMANI LE PIANTE DOVESSERO SCOMPARIRE DALLA TERRA, la vita dell’uomo durerebbe poche settimane, forse qualche mese, non di più. […] Se al contrario a scomparire dovessimo sparire noi, nel giro di pochi anni le piante riprenderebbero possesso di tutto il territorio in precedenza sottratto all’ambito naturale e, in poco più di un secolo, ogni segno della nostra millenaria civiltà sarebbe coperto dal verde. […] in biologia siamo ancora in un periodo che potremmo definire aristotelico-tolemaico” (Cfr. Stefano Mancuso e Alessandra Viola, “Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale”, Giunti Editore, Firenze 2018, pp. 36-37).
Federico La Sala