di Oreste Caroppo
Un sogno comune da materializzare tutti insieme e al più presto, nella nostra Apulia Salentina!
Dopo il processo virtuosissimo ed in corso in tutto il cuore del basso Salento, volto alla partecipatissima rinascita del grande Parco naturale dei Paduli e della sua antica e magica Foresta Belvedere, è giunto il tempo di seminare nei cuori e nelle menti di noi tutti quei semi di speranza e di impegno per la rinascita e la massima valorizzazione, tutela e innanzitutto massimo restauro paesaggistico e di biodiversità, del nostro più grande fiume Salentino e della sua intera valle, il Fiume Asso!
Fiume che nasce proprio nei Paduli, tra Collepasso e Cutrofiano, due città del Parco della foresta Belvedere, e da lì si snoda verso settentrione attraversando i feudi di Galatina, Galatone e Nardò, dirigendosi in direzione di Leverano e Copertino, per affossarsi nel sottosuolo, prima di questi paesi, in una grande voragine, chiamata la Vora del Parlatano, in agro di Nardò, dove le sue acque, come alcuni dei più sacri fiumi endoreici dell’antica Grecia, si inabissano nelle viscere della terra, scorrendo nella falda freatica profonda, per poi riaffiorare, sostengono alcuni, nelle polle sorgive nelle “spunnulate” della Palude del Capitano sulla costa neretina prossima a Sant’Isidoro, nel Golfo di Taranto, e da qui sfociando in mare!
Nei suoi tratti iniziali il fiume attraverserebbe anche delle profonde caratteristiche gole, mi dicono alcuni dei locali, ma io non l’ho ancora completamente esplorato questo nostro fiume lungo tutto il suo corso, e credo che sarà un’ avventura emozionante percorrerlo, scoprendone la ricchezza di natura, storia e suggestioni, e sognando ad ogni passo quali interventi dolci e aggiuntivi dobbiamo noi tutti realizzare per ridare a lui e a noi massima dignità!
Un fiume da riscoprire, Sacro, come sacro era ogni fiume per gli antichi, ma cancellatoci dalla memoria da indefinibili consorzi di bonifica, che continuano a farne vilipendio speculativo da fermare assolutamente invertendone il logorante andazzo!
Lungo il suo corso dobbiamo aggiungere vegetazione alla vegetazione esistente, specie autoctone e originarie a specie, non depauperarlo di quanto di naturale già accoglie e conserva come in uno scrigno del tempo, come in un’ Arca di Noe!
Dobbiamo pulirlo da ogni rifiuto antropico che lo inquina lungo il suo corso e sui suoi margini! Come oggi lungo i 200m di corso in feudo di di Galatina, da una stupidissima rete plastica, più una soffocante pellicola plastica, che andrebbe se non rimossa oggi subito, ad inquinare tutto il corso del fiume, non solo il tratto oggi così palesemente e orribilmente vilipeso, quando iniziarà a sfaldarsi. E’ stata
lì deposta dopo aver tagliato irresponsabilmente i canneti, sugli argini a soffocamento biocida della vegetazione. Va rimossa subito o rischia di assassinare anche le preziose presenze dei narcisi che decorano gli argini del fiume! Interventi speculativi e deliranti, definiti “sperimentali”, in un tratto persino tutelato paesaggisticamente nel nuovo PPTR (il virtuoso Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia)! Ed invece con quella plastica nera si è reso quel tratto di fiume, nell’aspetto, quello di un canale da fogna o da stabilimento industriale!
A quell’ orrore che è sotto gli occhi di tutti da alcune settimane, han dato il mistificatorio nome di “geostuoia”! Era un esperimento!? Ok, è fallito rimuovetela subito la vostra geostuoia sacrilega perché l’argine terroso torni e vivere, verdeggiare e respirare! Non pensate di estendere con altra speculazioine altrove il fallimentare esperimento!
Dobbiamo decementificarlo quel nostro fiume nei suoi tratti più belli, i margini terrosi devono esser trattenuti dalla flora, e dalle radici degli alberi igrofili da piantarvi massimamente! Decementificazione che includa la voragine in cui sfocia nel suo corso endoreico, voragine da valorizzare invece massimamente con muretti (e massicciate al più) in pietra a secco, non certo con il cemento e con oscene reti metalliche!
Interventi di ingegneria naturalistica vera, e non obbrobri e cementificazione di argini ed inghiottitoi carsici con la scusa speculativa della prevenzione del dissesto idrogeologico, per la quale dei folli avevano tentato strumentalmente di proporre, persino, in Italia, di piantare mostruose brevettate piante, alberi anche, ogm mutate artificialmente con ingegneria genetica! Siamo al delirio da conoscere e fermare!
Dobbiamo fare nascere invece progetti virtuosi e scientifici di reitroduzione e ripiatumazione, in collaborazione con l’Univesità del Salento (Orto Botanico, Disteba Dipartimento Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali), il Museo di Storia Naturale di Calimera, cooperative di giovani laureati volenterosi e ispirati che coinvolgano altri giovani ed i territori, ecc. ecc.
Era il fiume che congiungeva la Foresta Belvedere del cuore del basso Salento, con le aree paludose e macchiose dell’ Arneo, e da qui, attraverso queste con le foresta lucane ripariali e costiere delle valli alluvionali, e con quella oritana e quindi con le aree naturali murgiane delle gravine e quindi appenniniche!
Dobbiamo guardare alla flora e alla fauna di queste aree prossime per ricostruire la flora e la fauna, e dunque il paesaggio del nostro Fiume Asso! Far sì che nelle sue acque tornino i Granchi di fiume (Potamon fluviatile, che ancora vivono nelle gravine delle Murge tarantine), che vi siano introdotti sperimentalmente i Gamberi di fiume italici (Austropotamobius pallipes, e non invasive specie aliene!), la permanenza delle acque lì tutto l’anno, lungo il suo corso, è un fiume perenne, permette questi interventi ricostruttivi fluviali seri!
Dobbiamo immaginare la creazione di laghetti naturali lungo il suo corso dove la natura geologica e orografica lo permette, per la massima diversificazione della biodiversità, per creare aree rifugio per la fauna e flora acquatica nel caso di periodi di estiva siccità. Aree di naturale impaludamento lungo il suo corso!
Ricostruire la fauna malacologica, studiando quella già esistente.
Introdurre i mitili, cozze d’acqua dolce, come l’ Anodonta cygnea, già ritrovabili nei più vicini fiumi lucani, e che svolgono un’ importante azione di filtraggio delle acque, importante insieme a quella fitodepurativa delle tife (Typha latifolia, Typha angustifolia) e di altre piante palustri.
Diversi paesi nel corso dell’ Asso sversano in esso le loro acque pluviali, che si aggiungi ungono alle acque del suo bacino idrografico naturale, più quelle del depuratore consortile di Maglie che convoglia innumerevoli paesi del basso Salento. Fermo restando che i depuratori dovrebbero funzionare sempre al meglio, è proprio la presenza della vegetazione spontanea che garantisce una azione di importantissima fitodepurazione, motivo per cui questa va massimamente conservata e gestita con massima oculatezza!
Reintrodurre la Castagna d’Acqua (Trapa natans, dai siti europei più prossimi in cui vegeta, segnalata nel recente passato nel Salento, nel Canale dei Samari a Gallipoli)
Reintrodurre l’ Ululone dal ventre giallo appenninico (Bombina pachypus, che ancora vive nelle gravine delle Murge tarantine, ed in passato segnalato nelle aree umide di Ugento), ad arricchimento della fauna anfibia, insieme al Tritone italico (Triturus italicus, forse già presente, poichè presente nei rivi dei Paduli), e al Tritone crestato (Triturus cristatus carnifex, segnalato nel salentino Parco naturale umido costiero delle Cesine); progetti virtuosi di incremento della biodiversità e rinaturalizzazione che vedono simili interventi già avviati con succeso nella zona di Matera, ma che stentano ad essere avviati anche nel basso Salento! E quale luogo migliore del rinascente Fiume Asso, volgarizzato in canale, da rivo, fiume che era e che deve ornare ad essere!
La permanenza delle acque tutto l’anno e la natura perenne di questo corso d’acqua fanno si che vi si peschino pesci d’acqua dolce, non so se vi siano pesci rossi e carpe, come in molti bacini del Salento, (e data la loro origine asiatica nel nostro continente euro-asiatico, e data la loro ampia diffusione in natura in Italia da tantissimo tempo, ritengo che non dovremmo ormai tacciarli quali specie alloctone da combattere, ma anzi, specie da apprezzare massimamente)!
Ma c’è anche chi mi ha giurato d’aver pescato lì dei cavedani alcuni anni fa, (una specie d’acqua dolce italica), e chi mi ha confermato comunque come sia un fiume pescoso ancora oggi, tanto più grazie ai continui apporti di acqua dei depuratori!
Ed immagino che vi vivano anche le anguille, che percorrono anche le cavità carsiche, e che da questo fiume, anche, forse raggiungevano le aree umide dei Paduli in passato, ed il grande Lago Sombrino di Supersano (che attende di rinascere anch’esso nel Parco dei Paduli, e dall’ ‘800, quando dall’ uomo fu prosciugato!), come dal mare sempre le anguille raggiungono attraverso corsi d’acque, paludi, prati umidi e forse anche percorsi d’acqua sotterranei il Lago Trasimento in Umbria, pur non avendo questo grande lago interno continentale, del centro italia, fiumi emissari superficiali!
Importante pertanto in un fiume con pesci, la paludi sui margini, da straripamento del corso d’acqua per la biodiversità dei crostacei e degli anfibi.
Ecc. ecc. per le reintroduzioni di piante ed animali guardando alla fauna e alla flora del Salento, della intera Puglia e della Lucania. E guardando ai progetti già di Rinascita della umida in parte antica Foresta Belvedere, dove erano le sue sorgenti!
E’ un fiume vivo, con presenza di aironi, cavalieri d’Italia, cicogne nere persino pare, bianche, ecc. ecc. ecc. in merito alle ricchezze avifaunistiche!
Un Fiume e la sua valle dalle grandi potenzialità, anche per la introduzione di pesci fluviali tipici del sud e centro Italia, e comunque europei!
Lungo le sue sponde dobbiamo farvi tornare una foresta igrofila a galleria, con piantumazione di Salici bianchi (Salix alba), Pioppi bianchi (Populus alba), (e neri, Populus nigra, ma in purezza! Non ibridi!), Farnie ed altre querce, Ontani neri (Alnus glutinosa, come presenti lungo il corso del fiume Sinni nella vicina Policoro, nel Bosco Pantano), e poi Platani orientali (Platanus orientalis, in purezza! Non ibridi! Come presenti lungo le fiumare del Bruzio e delle prossime terre Greche ed Albanesi). Tutti alberi del sud Italia, amanti dell’ acqua dolce, tipici delle foreste planiziali e igrofile!
Basta assolutamente a piante ibride commerciali diffuse da vivai ed enti di falsa ricerca a fini speculativi!
Immagino il restauro dei vecchi ponti in pietra lungo il suo percorso, nella filosofia dov’erano e com’erano! Il rivestimento in pietra di quelli in cemento, se non sostituibili, la costruzione di ponti in legno di valenza paesaggistica, ma anche funzionale, staccionate in legno lungo alcuni tratti!
Tutto nella filosofia di un Parco fluviale, da collegare a fondere al Parco dei Paduli, sua propaggine settentrionale, corridoio ecologico importantissimo!
E lì, lungo una valle talmente rinata, tutto riassumerebbe dalla bellezza del paesaggio, massima e nuova luce!
Lì, un’ Agricoltura delle tipicità, anche riscoperte, e fondata sulla massima filosofia della salubrità agroecologica, che acquista marchio e valore aggiunto dal luogo pittoresco!
Il restauro delle masserie e degli abituri rurali, dov’erano e com’erano, e mi raccontano persino di un villaggio rupestre in una gravina attraversata dal nostro fiume!
Tutto senza cemento, senza altro asfalto, senza architontiche trovate offensive di land art, tutto nella riscoperta e massima esaltazione del “Genius Loci”, senza hi-tech interventi di illuminazione offensiva.
Tutto questo meraviglioso e comune sogno territoriale del Salento attraversato dall’ Asso, il suo più lungo fiume, i salentini lo possono fare materializzare! C’è l’acqua, e l’acqua è vita; se la sappiamo gestire bene, trattare e rispettare, questo sogno diventerà presto virtuosa rilassante piacevole realtà da cui lasciarsi fieri pervadere!
Nota foto:
Fiume Asso, da una foto diffusa su facebook di Maurizio Calò il 20 ott. 2013, un tratto in feudo di Galatina
Caro Oreste, la tua visione direi idillica della “valle dell’Asso” (un sogno che, naturalmente, anch’io condivido) rischia di diventare il famoso tappeto sotto cui nascondiamo la polvere (e magari fosse solo polvere!…).
Perché chi legge capisca cosa intendo dire segnalo il link
http://www.trnews.it/2014/10/09/no-tub-si-allo-sbocco-nel-torrente-asso/12397725/
La soluzione proposta sarebbe accettabile se i famigerati depuratori funzionassero a dovere e non si riducessero, come troppo spesso succede, ad impianti dai costi faraonici di realizzazione e manutenzione e la cui efficienza nel tempo ha dato di sé troppe prove negative, rivelandosi il solito affare per pochi. Chi, fra l’altro, controllerà tutto questo in modo indipendente, libero e onesto?
grazie, per l’articolo a Oreste Caroppo e Maurizio Calò per la bellissima foto eloquente,e a Marcello Gaballo per la sua passione alle cose salentine, in primis.
Che ne direste di un’autorità di bacino per preservarne l’ecosistema , con controlli quotidiani delle acque immesse nel fiume dai depuratori, e la sistemazione definitiva del letto fino allo sbocco a mare naturale, bypassando la voragine delle colucce?