di Massimo Vaglio
Le giuggiole, sono i frutti dello giuggiolo (Zizyphus jujuba Miller), albero di media statura della famiglia delle Ramnacee. E’ uno dei principali fruttiferi coltivati in Cina, mentre in Italia, benché presente fin da epoca romana è coltivato sporadicamente e in esemplari spesso isolati. I frutti sono piccole drupe rotonde o ovali simili a grosse olive che a maturazione presentano una colorazione marrone rossastro. La polpa è biancastra e di sapore acidulo.
Oltre che essere consumati allo stato fresco, i frutti vengono traformati in confetture; essiccati, onde renderli più conservabili (datteri cinesi), oppure sciroppati.
Nel Salento, il giuggiolo è oggi rinvenibile in esemplari isolati o più spesso in siepi semi inselvatichite nei pressi di masserie e vecchi casali abbandonati, ma un tempo era un albero piuttosto diffuso in diversi comprensori e in particolare nel territorio di Leverano i cui abitanti andavano commercializzando per tutti i mercati i suoi frutti.
Oggi, nel Salento, oltre che sporadicamente presenti nei mercati allo stato fresco, le si ritrova in vendita anche sciroppate in occasione di alcune fiere e in particolare in quella di Sant’Ippazio a Tiggiano, in quanto, insieme alle carote, costituiscono un cibo rituale.
Giuggiole sciroppate
Ingr. : 1kg di giuggiole, 750 gr di zucchero, 7 dl d’acqua.
Calate nell’acqua bollente le giuggiole, tenetecele per quattro-cinque minuti, quindi scolatele. Ponete lo zucchero in una casseruola, versatevi sopra l’acqua e ponete sul fuoco, fate sciogliere lo zucchero mescolando di continuo e calate le giggiole, quando lo zucchero comincia a cadere a goccia, levatele con una schiumarola a fori larghi e conservatele in vasi di vetro.
Le giuggiole secche venivano utilizzate anche insieme con gli altri ingredienti per fare LU DDIACOTTU, contro la tosse.
sapevo dei fichi secchi e mandorle schiacciate. Quindi venivano anche essiccate?