Gianluca Virgilio. Le cose stanno così come egli sostiene

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di Paolo Vincenti

 

L’uscita di ben due libri, in questa estate 2014, dimostra la vitalità creativa del loro autore e conferma l’ottimo stato di salute del settore letterario galatinese. Ad essere precisi, non si tratta di due libri del tutto nuovi, essendo, il  primo uscito, uno zibaldone, una raccolta di articoli già pubblicati su alcune riviste locali, e il secondo,  la traduzione in francese di estratti di alcuni libri precedenti.  Fatto sta che Gianluca Virgilio, classe 1963, docente di materie letterarie presso il Liceo Scientifico “Antonio Vallone” di Galatina e Presidente dell’Università Popolare “Aldo Vallone” di Galatina, ritorna al pubblico dei lettori e, sebbene in sordina, come sua abitudine, pubblica, con Edit Santoro, “Così stanno le cose” (luglio 2014) e “Resonances salentines”, a cura di Walter e Annie Gamet (settembre 2014). Quest’ultimo libro, come detto, è la traduzione in francese ad opera dei due studiosi curatori, di alcune precedenti prove letterarie di Virgilio, ed è destinato al mercato francese.

Come stanno le cose, dunque? Dal titolo del suo libriccino, l’amico Gianluca Virgilio sembra non avere dubbi: le cose stanno appunto così come egli sostiene.  Una affermazione perentoria, potrebbe sembrare, un fatto senza mezzi termini asseverato da Virgilio, con l’autorità dell’ ipse dixit.  Invece,  l’asserzione del titolo  è tratta dal linguaggio comune, dal nostro linguaggio dell’uso in cui è insito un certo fatalismo, ed  è sottilmente ambigua, potendo contenere una accezione positiva, ottimistica, quanto negativa, pessimistica. È la solita vecchia storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Come lo vede l’autore? E soprattutto, come lo vedono i lettori?  “Così stanno le cose” è anche il titolo di una rubrica tenuta da Gianluca Virgilio sul periodico galatinese “Il Galatino”, da cui è tolta buona parte di questi scritti.

Con una “Maternità”, opera di Carmelo Caroppo (1988) in copertina, il libro ( in continuità, nella grafica scarna ed essenziale, nel cartonato di copertina e retrocopertina e nell’agile formato tascabile, con i precedenti libri del Nostro)si compone di quattro sezioni e precisamente: la prima parte, intitolata “Nuove passeggiate”, rappresenta la naturale prosecuzione del libro “Vie traverse”, dello stesso autore, del 2007; la seconda parte, “Nuovi scritti cittadini”, focalizza l’attenzione sulle problematiche del vivere consociato, in una città come Galatina, già al centro dell’analisi di “Scritti cittadini”, libro del 2008; la terza parte, “Frammenti scolastici”, si occupa di temi inerenti la scuola e l’insegnamento, rappresentando la naturale prosecuzione di “ L’età dell’apprendimento e dello studio” del 2008; la quarta parte, “Esercizi di saggezza”, si compone di una serie di riflessioni sulla società contemporanea, sui moderni mezzi di comunicazione, sul rapporto padri e figli e sulla pratica della pazienza, alla ricerca di quell’aurea misura che l’autore sembra aver trovato. In quest’ultima sezione, compare anche un ritratto a tinte forti dell’ambiente letterario salentino in cui Virgilio lancia i suoi strali (e quanto acuminati!) nei confronti di una certa sedicente  intellettualità vacua e presenzialista di casa nella nostra penisola culturale. In apertura del libro, dedicato  “ a Giulia e Sofia, adolescenti inquiete”, una Premessa e poi un Preambolo dello stesso autore, il quale spiega l’importanza che per lui rivestono il sostare e il raccontare, propedeutici,  pur senza scomodare la filosofia zen, ad un sicuro miglioramento della qualità della vita.

Alla fine del libro, troviamo una Nota bibliografica con l’elenco delle pubblicazioni locali dove sono apparsi gli articoli di cui consta il volume. Gianluca Virgilio ci insegna il valore della sosta (hic manebimus optime appunto, come, secondo l’uso degli antichi romani, titola un suo intervento su “Il Galatino” del 2014): una sosta creativa cioè, non fine a sé stessa, che ci porti l’arricchimento del coltivar pensiero, ci sottragga alla frenesia di questi tempi moderni , ci riporti a dialogare con noi stessi e ad apprezzare il valore delle piccole cose – come stare sulla terrazza a guardare il cielo e le stelle in una notte d’estate- dimenticate o trascurate nel corri corri generale. Un elogio della lentezza, apologia del dolce far nulla, che ci riporti a godere del tempo che passa, a curare gli affetti e i nostri interessi, le amicizie, stando in pace, comodi con poco, lontani dal chiassoso baraccone della multimediale e supertecnologica fiera delle vanità che è l’odierna società.

Un libro di valori, di edificazione morale, direi, che comunica in maniera semplice e diretta quello che ha da comunicare,  fuori dalle mode e lontano dagli “ismi” che l’autore sembra tanto detestare.

 

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