di Armando Polito
Le recenti piogge hanno anticipato quest’anno di qualche settimana un fenomeno normale. Le melagrane si spaccano e, con un po’ di fantasia da parte nostra, assumono l’aspetto di contenitori aperti che fanno bella mostra dei loro commestibili rubini. Non è per rovinare l’immagine più o meno poetica, ma ci sono anche quelle che evocano l’aspetto di una vecchia bocca sdentata …
Dell’albero e del frutto ho avuto già l’occasione di parlare e per chi se l’è perso o non sa che si è perso (purtroppo potrà saperlo solo dopo averlo letto; altro che mi piace di facebook o, meglio ancora il condividi obbligatorio se vuoi vedere un certo filmato che promette chissà che! …) segnalo il link https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/09/18/la-seta-il-melogranola-melagrana-16/.
Oggi non voglio affaticarmi troppo e me la caverò con le immagini di tre pitture ad olio sul tema, opere di Filippo Palizzi.
Prima di farmi da parte, ecco su di lui una breve nota: nato a Vasto nel 1818 riprese la vena realistica tipica dei pittori della Scuola di Posillipo, la quale celebrò i suoi fasti nel terzo decennio del XIX secolo, conferendo alla sua pittura dei connotati quasi fotografici; non a caso il Palizzi fu uno dei primi pittori che si interessarono di fotografia. Rispetto al soggetto la sua sconfinata produzione si può schematicamente dividere in tre filoni in cui la prospettiva gioca un ruolo determinante: scorci rurali con figure umane o animali, figure umane o animali che occupano quasi tutta la scena; primi piani totali; un po’, per tornare alla tecnica fotografica, come se oggi si usassero, più o meno per la stessa inquadratura un grandangolo, un tele non troppo spinto e uno spinto oppure, in alternativa, le posizioni opportune dello zoom.
Le tre immagini che seguono vogliono essere la dimostrazione sintetica dello schema appena proposto.
Questo soggetto fu particolarmente caro al Palizzi, tanto che lo replicò diverse volte cambiando solo qualche dettaglio. Sarà un caso, ma tra tutte le sue opere che ho potuto vedere (sia pure solo in foto), proprio questa è quella che, per parlare in stile facebookiano, mi piace di più.
Le sue innumerevoli opere sono conservate in varie gallerie e una parte cospicua, costituita da 300 dipinti donati dallo stesso artista nel 1891, è custodita a Roma nella Galleria d’arte moderna e contemporanea,
È tempo di chiudere con le immagini promesse, anche se la loro definizione (proprio la loro! …) è inferiore a quella delle precedenti.
“mi piace”
Con qualche difficoltà con il mezzo informatico invio l’ultima foto da me “migliorata”, ma è sempre un fatto molto soggettivo, per cui se non soddisfa si può tranquillamente eliminare nel cestino. Saluti e grazie Valerio
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Il link è monco della parte iniziale e per questo non porta da nessuna parte. Sarebbe necessario che lei lo trascrivesse integralmente con un copia-incolla.