Sant’Isidoro di Nardò (Le), il sogno inglese di edificare nelle campagne di ulivi

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di Paolo Rausa

La signora Alison Deighton, ai più sconosciuta ma non ai neretini, ha tuonato nei giorni scorsi contro la malapianta della burocrazia regionale pugliese, inadempiente nei confronti del suo progetto di resort a 5 stelle, ecocompatibile a suo dire, definito addirittura ‘stellare’ da non meglio definiti ‘gruppi ambientalisti, a livello nazionale’. Non sappiamo molto di lei, se non che è moglie di lord Paul Deighton, sottosegretario al tesoro del Governo Inglese, ex top manager della Goldman Sachs e organizzatore delle Olimpiadi di Londra, e socia nel progetto del resort di un tale Ian Taylor, broker del petrolio. Uomini d’onore! Hanno messo sul tavolo come investimento 70 milioni di € nell’acquisto e nella realizzazione di questo immenso resort della portata di 150 mila mc. E non si spiegano come mai la rete della burocrazia abbia finora, dopo 6 lunghi anni, impedito la mega costruzione turistico-alberghiera con l’idea di attirare una ‘clientela alta, in modo da creare anche sviluppo’. Lamenta, a ragione, che non se ne sia parlato nelle sedi istituzionali, ma omette di dire che 4 anni fa la Soprintendenza aveva espresso parere negativo perché il progetto interessava un’area sottoposta a vincolo ambientale e che il Comune di Nardò è stato inadempiente perché non ha adeguato il suo piano regolatore al Piano di Tutela varato dalla Regione Puglia nel 2001. In qualsiasi parte del mondo e nella sua Inghilterra o negli Stati Uniti le leggi si rispettano, lei lo sa. Non basta disporre di denaro per pensare di poter sfidare il paesaggio naturale, che come ben sa è frutto di millenni di coesistenza di specie animali e vegetali. Quindi la prima regola, ancor prima delle leggi, è il rispetto dei luoghi. Non si comprende difatti in che cosa consista l’ecocompatibilità di un progetto che getta tonnellate di cemento su una delle più belle zone dell’Italia e del Mediterraneo. ‘Stop al consumo di suolo!’, la campagna per azzerare la continua occupazione di suolo agricolo sottratto alla coltivazione, ha individuato altre modalità di investimento, se così ritiene di fare la signora, a favore di un sud disastrato e sitibondo. Per esempio ritornando ad occuparsi del recupero dei centri storici che versano nel degrado e nell’abbandono: questa sì che sarebbe una campagna meritoria e riprenderebbe a dar vigore a quello spirito rinascimentale e illuministico di tanti viaggiatori inglesi nel sud Italia, ipotizzando modalità diverse di utilizzo del patrimonio edilizio, ridando vita a questi centri baroccheggianti ma dismessi, gloriandosi di aver riportato vita negli anfratti della suburra e di non aver ricoperto di cemento uno dei più bei litorali della nostra terra! Mi creda signora, cambi il suo progetto. Investa sull’esistente e utilizzi la campagna per continuare a produrre olio!

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7 Commenti a Sant’Isidoro di Nardò (Le), il sogno inglese di edificare nelle campagne di ulivi

  1. Tutto condivisibile, signori che arrivano con cascate di denari convinti di poter comprare tutto, amministrazioni inadempienti e spesso inette, mancanza di un’idea di territorio e turismo sostenibili sono mix micidiali. Per fortuna il governo regionale sta dalla parte del territorio. Speriamo eh la posizione duri anche dopo la prossima tornata elettorale. Alberghi diffusi recuperando centri storici, se ne parla da tempo, evidentemente per i cementificatori non conviene. Il terrtorio è già violentato ecessivamente, si pensi solo ad un noto centro balneare salentino abusivo, si dice, al 90%. Basta cemento, si valorizzi quello che esiste.

  2. i vincoli i signori politici li mettono dove meglio loro aggrada! sarebbe meglio ripulire il territorio,aggiustare le strade e provare a far sistemare anche lo scempio che è stato consentito negli anni! meglio un villaggio a regola d’arte che l’abusivismo selvaggio e incontrollato con scarichi a mare senza alcun controllo!
    comunque sviluppo e lavoro si creano anche così, importante è attenersi alle regole!
    mi chiedo dove fossero gli ambientalisti quando in un’invernata è stato edificato il villagio blu salento a ridosso della spiaggia, dove un tempo c’erano delle dune di sabbia incantevoli! mi chiedo ancora con quale criterio i signori politici all’epoca abbiano dato i permessi e quali regole siano state rispettate vista la vicinanza al mare e l’impatto, non solo ambientale, che ha avuto il complesso sul territorio. il fatto è che i politici diventano ciechi e sordi dove li conviene! le regole dovrebbero valere per tutti.

  3. Il Salento vale come un “diamante” perchè possiede caratteristiche e ricchezze uniche ed inimitabili. Se lo facciamo diventare come tante altre “perle preziose” arriveranno forse denari immediati, ma del bel Salento avremo perso la cosa più importante: l’unicità. Nel tempo questo avrà il suo scotto e oltre tutto sarà deturpato per sempre. E non mi si venga a dire che è il progresso che lo vuole. Il Salento deve sfruttare le sue naturali risorse e verissimo, ma valorizzandole al massimo.
    “Turismo ecocompatibile tutto l’anno” questo deve essere lo slogan, per far di una risorsa naturale, una fonte di sostentamento sicuro e per 365 giorni l’anno.
    Quindi i ricchi inglesi o francesi o russi innamorati della storia, del mare e degli Ulivi che il Salento possiede, investano per recuperare ciò che è stato lasciato cadere in degrado per mancanza di risorse e si attivino, per esempio, creando una rete di collegamento turistico che dia un futuro ai “nativi” i quali troppo spesso invece sono costretti ad emigrare per sempre.
    Questa sì sarebbe una grande dimostrazione di Amore e Rispetto.

    Parola di innamorata, ma ahimè, senza risorse da investire, se non la parola e il mio tratto.

  4. “Non basta disporre di denaro per pensare di poter sfidare il paesaggio naturale”…di quale paesaggio naturale stiamo parlando? Di quello devastato da decenni di abusivismo selvaggio messo in atto da cafoni arricchiti senza alcun minimo senso del decoro urbano? Alla nobildonna inglese che cerca di fare le cose in regola suggerisco di applicare l’unica regola che vige in quei posti: costruire, costruire selvaggiamente sempre e comunque, bypassando perizie idrogeologiche (alla prossima alluvione chi lo sa, magari “sossoldi”) e possibilmente affidando a Platinette la scelta dei colori delle pareti esterne (ma comunque gli intonaci in quei posti non sono indispensabili). E cerchi anche di monopolizzare tutte le attività commerciali e finanche culturali nei dintorni per un raggio di almeno duecento chilometri, non vorrà mica condividere con quegli improvisamente illuminati aborigeni le opportunità di sviluppo urbano civile che il suo progetto propone. E stia tranquilla, cara nobildonna inglese, che prima o poi verrà un condono a sanare tutto quanto, perché così é stato e così sarà sempre. Lei potrà così passare dal lato oscuro della forza, quello che di giorno lotta contro il cemento selvaggio e di notte dorme sul cuscino dell’ipocrisia in una catapecchia marcia ma con vista mare.

  5. quello che avete dimenticato, che ci sarebbero cento famiglie in piu’, cento redditi in piu’, cento giovani che avrebbero lavorato in casa, invece che andare emigranti per il mondo.
    per voi che avete un reddito fisso, forse non sara’ importante, ma ditelo ai vostri amici e parenti che attendono un lavoro, da anni.
    In piu’ le tasse che avrebbe pagato al comune, e all’erario.
    E bello parlare di natura, di paesaggio naturale, ecosistema quando si ha uno stipendio a fine mese, ma purtroppo ce anche chi muore di fame e quel lavoro sarebbe stato utile, invece di andare a farlo al nord o in germania

  6. Alessandro, fatti sentire ogni tanto, nella capitale degli speculatori edilizi… (Parigi), pensa a Parigi hanno osato fare pure il Beaubourg in pieno centro Haussmaniano e una piramide di Vetro nel Louvre ( bastardi, speculatori francesi)! La Sig.ra Deighton fara’ bene a investire i 70 milioni ( ma anche fosse 1 solo ) altrove. Eriga le tipiche mura da 2 metri che tanto contraddistinguono le proprieta’ dei ricchi salentini, e se la goda lei la Sarporea con i suoi cari e la Sua progenitura ad libidum. Quel terreno e’ Suo e del Suo socio, e prima era di una famiglia locale, perche’ mai dovrebbe condividerne cotanta bellezza con turisti e locali (lavoratori e non).. Riposto tutta la discussione che si e’ fatto qui sull altro articolo presente su questo sito…Ricordando che a Lecce da anni il piu’ grosso polmone della citta’ quasi in cinta muraria e’ inaccessibile (Villa Reale) e che solo ieri a Torre Lapillo l’ennesimo stabilimento e’ stato sequestrato per abusivismo… E’ triste poi l’uso, anzi abuso che si fa del nome della compianta Renata Fonte, di fronte ad una situazione che non ha nulla a che vedere… https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/09/02/nardo-lecce-le-mani-sulla-sarparea/#comment-12188

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