di Paolo Rausa
Un Festival d’arte in un castello lungo la costa salentina a sud di Otranto. Da qui si guarda a Oriente. Lo hanno fatto i romani inseguendo il sogno di Alessandro il Macedone, i locali nel 1480 timorosi delle galee turche che lasciarono un segno di sgomento. Da qui, dal Castello Spinola Caracciolo di Andrano, sede del Parco della Litoranea Salentina, da Otranto a Tricase fino a S. Maria de finibus terrae, dove – dice Bodini – i salentini dopo morti tornano con il cappello il testa, prende il via la proposta artistica del Festival che comprende una mostra d’arte contemporanea, concerti, teatro, cinema, letture e la degustazione di prodotti tipici biologici e dei vini delle più rinomate cantine del Salento. ‘Sarà proprio il regista salentino Edoardo Winspeare, che ha diretto molti film su questa terra, l’ultimo dei quali lo splendido ‘In grazia di Dio’, – ci comunica Maria Rizzello De Pierri, presidente della Associazione Culturale Mediterranea con sede ad Andrano e curatore artistico della Mostra e direttore artistico del Festival – ad inaugurare la mostra il 5 settembre alle ore 20,30.
Una mostra che accanto ad una sezione storica con l’esposizione di opere di artisti di primo piano quali Picasso con la pregiata litografia ‘Arlecchino Mediterraneo’ e i dipinti di Guttuso, Manzù, Fiume, ecc. accoglie opere di artisti contemporanei provenienti da varie parti del mondo (Brasile, Spagna e Albania) e italiani, fra cui i salentini Casciaro e Chiarello, e inoltre Caroli, Scanderebech, Schifano, Zingarelli, Carrozza, Malerba, Cacciatori e Marzo.
Il Mediterraneo è il ‘Mare nostrum’ dei romani e prima ancora il mare su cui sono sorte civiltà, luogo di scambi fra gli etruschi, i fenici-cartaginesi, i greci con le loro colonie, e poi di tutte le varie civiltà che si sono susseguite con il loro carico di cultura e di violenza, sempre comunque ardenti per il desiderio di incontrare l’altro da sé per incantarlo e possederlo. Il mare dei miti, la Colchide, Medea, gli Argonauti, Odisseo polùmetis, dal multiforme ingegno, di letterati e di poeti. Kavafis, fra tutti con la sua Itaca, “Se Itaca è la mèta del tuo viaggio/formula voti sia una lunga via;/peripezie e scoperte la gremiscano…” Ma è Fernand Braudel, ne ‘Il Mediterraneo (lo spazio e la storia – gli uomini e la tradizione)’ a darne una sintesi: ‘Si può dire che il Mediterraneo realizza il proprio equilibrio vitale a partire dalla triade ulivo-vite-grano.’ L’olio, il vino e il pane, che non mancano sul nessun desco, in qualunque parte delle sue sponde, la loro mancanza e la loro ricerca forniranno ispirazione alle opere esposte e alle varie proposte di riflessione: il 6 settembre alle 20,00 la visione del documentario ‘L’approdo delle anime migranti’ di Simone Salvemini, alle 21,00 la presentazione del libro ‘Adriatico: golfo d’Europa’ a cura di don Giuseppe Colavero, alle 21,30 la rappresentazione teatrale Kater di Francesco Niccolini del Teatro Thalassia. Il giorno successivo, 7 settembre, alle ore 21,00 incontro con l’autore di ‘Ama il tuo sogno’, Ivan Sagnet e alle ore 21,30 il concerto ‘Officine Zoè con Baba Sissoko’.
Da segnalare la grande tela di Carlo Casciaro dal titolo “la Nike violata’, una grande statua che emerge dal mare su un’intensità di azzurro illuminata da una pallida luna con il suo panneggio mosso dal vento, simbolo del pensiero greco di progresso e di civiltà ai cui piedi però giacciono corpi senza vita di migranti, barconi naufragati e un viso di donna terrorizzato che esprime l’angoscia di questi viaggi della morte in un mare che è sempre stato incrocio di civiltà, e la tela di Antonio Chiarello “di/Segni d’Acqua”- acrilico su tela cm.70×200, accompagnata dai versi di Girolamo Comi: ‘…Mare, un brivido etereo che riproduce l’immagine spirituale del Cielo’.
Un Festival da non perdere!