di Armando Polito
Passerò in rassegna le varietà da me conosciute ancora presenti nel territorio di Nardò, nonostante l’antropizzazione del territorio e motivi di carattere economico abbiano pesantemente declassato fino a renderlo irrilevante un frutto che nell’economia rurale aveva fino a sessant’anni fa un posto di primissimo piano. Il lettore noterà che questo mio scritto è grondante di punti interrogativi. Lo interpreti come un mio limite ma soprattutto come una richiesta del suo aiuto…
ARNÉA
É una varietà invernale; il nome suppone un latino *vernèa, forma aggettivale con la stessa derivazione dell’italiano letterario verno, per aferesi da inverno e questo dal latino hibèrnu(m)=invernale (sottinteso tempus=stagione), probabilmente con aggiunta in testa della preposizione in. Proprio la caratteristica della maturazione e la stessa terminazione in –ea escluderebbero una derivazione dal latino medioevale hibernicus, variante del classico hibèricus=spagnolo, che presupporrebbe, invece, un riferimento alla terra d’origine. Di fichi invernali parla Catone nel brano a e Columella nel brano c leggibile nel link riportato più in basso alla voce FRACAZZÁNU.
CAMPANIÉDDHU
Evidente la derivazione del nome dalla forma simile a un campanello.
CAŠCITIÉDDHU
Probabilmente per la forma appiattita che evoca un piccolo contenitore (cašcitèddha, diminutivo di càscia a Nardò significa piccola cassa e a Salve e Vernole scatola) e per il fatto che la polpa la polpa è spesso cava all’interno; a meno che non sia originaria di Cascito (frazione del comune di Foligno).
CULUMBÁRA
Varietà molto precoce; il nome è forma aggettivale da culùmbu=fiorone, dal latino corýmbu(m)=corimbo, dal greco kòrymbos=cima, infiorescenza.
DELL’ABATE
Il nome appartiene presumibilmente, come SIGNÙRA, al gruppo di quelli legati ad un dedicatario, la cui identità, com’è facile intuire, è quasi impossibile individuare.
FRACAZZÁNU IÁNCU, FRACAZZÁNU RUSSU e FRACAZZÁNU RIGATU
Vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/12/04/una-delle-varieta-di-fichi-in-estinzione/
INDRISÍNU
Deformazione di brindisino (per aferesi di b– e metatesi a distanza di –r-), con riferimento al luogo d’origine.
MILUNGIÁNA
Evidente la somiglianza con la melanzana.
NAPULITÁNA
Riferimento al luogo d’origine.
PÁCCIA
Il nome potrebbe essere dovuto alla forma strana (a trottola ma molto schiacciata e con peduncolo cortissimo) ma anche ad altre due caratteristiche: la pianta raggiunge rapidissimamente dimensioni notevoli e il frutto a maturazione tende a spaccarsi.
PURGISSÓTTU
Il corrispondente italiano è brogiotto, forse da Burjazot, nome della città spagnola di origine. La voce neretina sembra derivare direttamente dalla voce spagnola, con passaggio b->p-, sincope di –a-, passaggio –z->-ss– e regolarizzazione della desinenza. Per dare un’idea della persistente difficoltà etimologica riporto solo due testimonianze, la prima più datata, la seconda più recente: a) In Dendrologiae naturalis scilicet arborum historiae libri duo di Ulisse Aldrovandi, Battista Ferronio, Bologna, 1668 pag. 430: Celidonius noster Bononiensis Geoponicus has delectas, & a se cultas ficorum species molles praebet legendas, Brogiottorum scilicet, quos ita dictos crederem prae summa sui dulcedine ab Ambrosia Deorum cibo, quasi Ambrosiottos… (Il nostro Celidonio autore bolognese di un trattato di agricoltura presenta queste tenere varietà di fichi scelte e da lui coltivate come quelle da tenere in più alta considerazione, cioè quella dei Brogiotti, che crederei così detti per la loro notevolissima dolcezza dall’ambrosia cibo degli dei, quasi ambrosiotti…). b) Nel Vocabolario etimologico della lingua italiana di Ottorino Pianigiani, Società editrice dante Alighieri di Albrighi e Segati, Roma, 1907: deriva dall’equivalente portoghese borgejote, borjaçote, che trova spiegazione in borjaca=spagnolo burjaca, sacco, bolgia, dal latino bursa borsa. Fico di color paonazzo che matura verso la fine di settembre e che più degli altri ha la forma di borsa o sacchetto.
QUÁGGHIA
Vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/12/04/una-delle-varieta-di-fichi-in-estinzione/
SANGIUÁNNI
Dalla precocità (24 giugno, festa di San Giovanni) nella produzione dei fioroni.
SANTANTÓNIU
Dalla precocità (13 giugno, festa di San Antonio da Padova) nella produzione dei fioroni.
SÉRULA
Da un latino *sèrula=un pò tardiva, diminutivo del classico sera? Oppure dal toponimo sardo Sèrula?1. O dalla voce del Tarantino (Grottaglie) sèrulu=orciòlo, corrispondente al neretino ursùlu? Sarei grato a chiunque mi aiutasse a dipanare la matassa, dal momento che nulla so sulla presunta maturazione tardiva di questo fico né tanto meno sulla sua forma, come dimostra l’assenza di foto.
SIGNÚRA
Il nome (se non è riferito, come probabilmente per DELL’ABATE, ad un dedicatario, la cui identità, fra l’altro, è pressoché impossibile individuare ) è forse a sottolineare la prelibatezza degna di una signora, ma non escluderei nemmeno una maliziosa allusione di carattere sessuale.
TRUIÁNU
Probabilmente dal luogo d’origine (Troia, in provincia di Foggia).
UTTÁRA
Corrisponde all’italiano dottata, forse da Ottati, nome di una località in provincia di Salerno. Ferdinando Vallese nel suo trattato Il Fico, Battiato, Catania, 1909, fa risalire il nome Ottato al latino optatus= desiderato.
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1 Ho trovato questo toponimo in Goffredo Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna, Marzorati, Torino, 1846, pag. 218.
I miei preferiti erano i CAŠCITIÉDDHI anche perchè le api spesso e volentieri depositavano alla loro base dell’ottimo miele!
Questo saggio è da manuale, caro Armando. Complimenti ancora!
Una varietà mi sembra sia sfuggita: la fica mele. Ti risulta? Vecchi ricordi me la indicano come tra le più dolci e buone
Un dubbio atroce: milungiana o minungiana? Finora l’ortaggio l’ho sempre chiamato con il secondo dei due
Maria Antonietta
Non per mettere i puntini sulle iii….ma non trattasi di un ortaggio. E’ una infruttescenza (= frutto) dal nome “sicono”, all’interno sono tantissimi fiori trasformati.
giusta precisazione! grazie
Armando Polito
Armando Polito
Per mettere i puntini sulle i, ma anche per aggiungerne, com’è dovuto, una…: il fico si chiama milungiàna/minungiàna proprio per la somiglianza (nella forma e nel colore) con l’ortaggio (melanzana) e l’inflorescenza e infruttescenza del fico si chiama siconio.
rileggendo mi vengono in mente gli aggettivi attribuiti ai fichi. Innanzitutto “scritta”, quando è ormai matura. All’opposto “ìfara” (acerba); “cacata”, in avanzata maturazione. Se non erro si dicono anche “mpitruddhate” quando la maturazione non è stata completata a causa delle avverse condizioni metereologiche
Ieri avrei voluto intervenire per integrare le varietà di fichi con altre che – ricordo – la Giulietta teneva segnate in una pagina delle sue agende o quaderni. Purtroppo non sono riuscito a trovarla questa pagina. Prometto che appena la troverò sarà mia cura darne notizia. Così, a memoria, ricordo che ci devono essere delle varietà qui non citate, così come scopro la novità – per me – delle “fiche campaniéddhu”, “cascitiéddhu”, “purgissòttu”, “quàgghia” e “trujanu”.
Nelle campagne di Copertino, in 45 anni di permanenza, non li ho mai sentito nominare. Può darsi che vengono presentati con altri nomi: ecco perché la necessità di confrontarli con quelli che – ne sono sicuro – la Giulietta cita con altri nomi.
Ricordo, a proposito, che la stessa Giulietta lasciava ‘in letargo’ questa pagina perché diceva avrebbe voluto completare la nota, aggiungendo altre varietà delle quali non ricordava il nome e che nessun contadino le sapeva più indicare.
Riferendomi alla nota della Redazione, confermo la “scritta”, metafora di riga bianca sul fico data dalla buccia aperta (spaccata) per avvenuta maturazione; confermo “tìfara”, qui a Copertino, per “acerba” e anche “mpitruddhate” per il motivo spiegato. In quanto invece all’essere “cacata”, non lo è per eccessiva maturazione ma perché punta o “pizzicata”, non ricordo se da un particolare tipo di mosca o verme. Infatti “cacata” sta per “sporcata”, e chi ricorda l’interno del fico in questa particolare condizione sa che ha il colore del cioccolato, dicat delle cacarelle: in sintesi come se qualcuno avesse cacato dentro il fico.
LUIGI CATALDI
Caro Armando, ma pot’essere ca te rascordi sempre la fica “minna”?! pot’essere ca ete quiddhra ca chiami “napulitana?”
aspetto conferma. Buona settimana a tutti!
Armando Polito
Sarebbe stato impossibile per me non ricordarla con quello che evoca nel suo nome, ma a Nardò non l’ho mai sentita nominare. Dubito che uno studio di ficologia comparata possa chiarire definitivamente se corrisponde alla “napulitana”.
Francesco
Se posso essere utile informo che a Latiano ho sentito parlare di fica ‘ngannamele o ‘ncannamele, ma non mi ricordo com’è. E’ molto diffusa e comune la fica janculedda che non ho visto nell’elenco, probabilmente interessa piu la zona morgese che il salento?
Salvatore Calabresevorrei aggiungere l’aggettivo attribuitivo ^^nnigghiata^^ ossia il fico che all’esterno sembra maturo mentre la polpa interna è secca come la crusca (canigghia). Inoltre, mi risulta che la denominazione di ^^S.Giuanni ^^ si riferisce ad un fiorone che matura nel periodo di S. Giovanni e il relativo fico, che nasce da quell’albero, lo si definisce ^^culumbara^^ perchè è il fico più precoce che matura quando ancora su altri alberi ci sono ancora i fioroni (culumbi). Per quanto concerne il miele che si crea sul fico non è assolutamente dovuto alle laboriose api ma si tratta di una linfa concentrata e zuccherosa che il frutto secerne quando è ben maturo. Vorrei aggiungere ancora che a Nardò lu ^^ fracazzanu rigatu^^ è correntemente definito ^^fracazzanu pintu^^.
un lettore mi ha mandato un messaggio dicendo di aver mangiato proprio in questi giorni delle prelibate “fica sessa”, il cui albero si trova in un appezzamento tra Galatone e Galatina
nino pensabene
Ho trovato la pagina di cui in un mio precedente commento ho fatto riferimento. In effetti, dal modo come sono scritte le varietà di fichi che riporterò qui di seguito, si deduce (per lo meno lo deduco io che conosco il modo di condurre la ricerca da parte di Giulietta) che non si tratta di una ricerca completata ma solo delle varietà coltivate nei nostri fondi, soprattutto a “La Corte” dove fino alla prima metà del Novecento il ficheto era a coltivazione intensiva.
JETTE
PILOSE
PACCE
FRACAZZANI ( JANCHI – NIURI)
CANNAJANCHE
UTTATE
PALUMMARE (JANCHE – NIURE)
PITRELLE
CHIANGIMUERTU
BORSA TI MELE
MINUNGIANE
MINUNCEDDHRE
PUTINTINE
NAPULITANE
ARNEE
TI NATALE
TI LA SIGNURA
TI L’ABATE
TI LU PAPA
CULUMMARE
nino pensabene
In un altro appunto trovo ancora “la FICA PANITTERA” e “la FICA LONGA”.
In più, fra quelle già citate, noto che anche “li UTTATE”, “li CHIANGIMUERTU” e “li BORSA TI MELE” sono nella varietà “JANCHE e NNEURE”.
Fra i fichi fioroni trovo annotati:
– PITRIELLI
– CULUMMARI
– TI SANTU ITU
– URGIALURI
MOLTO MA MOLTO BELLA QUESTA VOSTRA RICERCA.
Se vi invio una foto di una mia varietà di fico potrebbe classificarmela?
Le sarei molto grato.
Giuseppe Litta
armando polito
La ringrazio per i complimenti e mi scuso per il ritardo dovuto a morte del pc (meglio lui…) dopo un decennale onorato servizio. In riferimento alla sua domanda spero di non deluderla essendo io non un botanico ma solo un inguaribile curioso assetato di conoscenza. Comunque, forse solo nel nostro caso tentare o essere tentati non è peccato, nemmeno in senso laico.
Può inviarmi la foto all’indirizzo in calce e, possibilmente, indicarmi l’eventuale nome con cui il fico in questione potrebbe essere stato, magari occasionalmente,da altri identificato e la zona di allocazione,anche se essa potrebbe non coincidere con quella d’origine.
antonio
Faccio vivi complimenti per la ricerca, ma devo assolutissimamente integrare l’elenco con la tipologia “albaneca”. E’ il tipo di fico che matura da ultimo rispetto agli altri, da cui, ritengo, il nome : nega l’alba. Molto diffuso nel territorio galatonese e va mangiato con la buccia, saporitissima.
Ci si tu? Ci si tu?, cantava lu ceddhu susu l’arulu… Soi vincenzo ti lu bbaccallá e sta porto li fiche a la signura, rispondeva lu furese, mbriacu a stozze…