Clamoroso scandalo di Ferragosto nel calcio italiano. Fermi tutti

conte

 

di Rocco Boccadamo

 

Altro che crisi, recessione e deflazione.

Se corrisponde al vero la notizia diffusa dai mass media, si sta ingaggiando Antonio Conte come commissario tecnico della nazionale di calcio per un periodo di due anni a 3,6 milioni d’euro a stagione. A mio avviso, a prescindere dall’indicativo contributo da parte di uno sponsor, si tratta d’una pazzia.

Il neo presidente della FIGC Tavecchio è coinvolto in quest’affare? In caso affermativo, tolga immediatamente il disturbo e, insieme con lui, vadano a casa tutti gli altri responsabili della decisione.

Nello stesso tempo, si faccia presente al signor Conte che guidare la rappresentativa azzurra è un grande onore e, perciò, potrebbe assumere l’incarico a titolo gratuito. Ad ogni modo, al massimo riconoscergli un compenso di cinquecento mila euro a stagione. Sarà interessante vedere se l’allenatore accetta o rifiuta.

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13 Commenti a Clamoroso scandalo di Ferragosto nel calcio italiano. Fermi tutti

  1. Purtroppo, finché ci saranno persone affette da un tifo che spesso dà vita (anche a livello cerebrale …) a conseguenze ben peggiori di quello vero, fenomeni come questo continueranno, caro Rocco, suscitando il vomito di pochi, tra i quali ho l’orgoglioso onore di annoverarmi insieme con te.

    Mi auguro solo che il numero di lettori, che prevedo molto alto, della tua denuncia, stimoli alla riflessione e non sia, piuttosto, il sintomo squallido dello stesso interesse che spinge a seguire le gesta dei piedi di Balotelli (solo un nome, tanto per fare un esempio …) su un qualsiasi giornale sportivo e quelle di un’altra parte del corpo dello stesso calciatore su un qualsiasi giornale di cronaca rosa …

  2. All’attore tocca la parte di botteghino, sia che sia un genio, o un cantante cane o un calciatore analfabeta. Il resto mi pare sia solo invidia, ipocrisia e tanto rosicamento. Mi pare che questo blog da un po di tempo si sia trasformato in qualcosa di troppo polemico e poco di sostanza. Sbaglio ?

  3. Caro Angelo, prendo atto che hai voluto esplicitare il tuo pensiero prima espresso con uno stitico più che stizzoso “sticazzi!”.

    Penso che col cinico realismo (che corrisponde all’accettazione, spesso più interessata che rassegnata, dello status quo) non si cambia un tubo. A qualcuno, addirittura, certi fenomeni possono pure piacere, anche se non si rende conto di essere il principale ingrassatore di quel “botteghino” e, magari, poi, per il resto se la prende con tutto e con tutti. È il classico tipo, per limitare l’esempio al caso in questione, al quale gli possono pure rompere le palle, ma la palla mai!. Credevo che tu fossi estraneo a questa categoria come a qualsiasi altra nutra il “botteghino”, ma, visto che ne prendi le difese, riconosco il mio errore di valutazione.

    “L’invidia, l’ipocrisia e tanto rosicamento”: io, nella fattispecie, più correttamente lo sostituirei con “legittima e sacrosanta rabbia”, quando penso che in questa dannata Italia gente con più di un dottorato di ricerca (non di un master alla Giannino …) ha una flebile speranza di diventare, con le sue sole forze, ordinario a più di cinquant’anni e, anche se fosse un ipergenio e tentasse il salto nel privato, non lo sponsorizzerebbe nessuno di coloro che lo fanno col cantante cane o col calciatore analfabeta (tra i due, però, preferisco il secondo perché almeno i piedi buoni li ha e li sa usare), il cui guadagno strato … sferico è certamente legato solo alla sua abilità nel trattare la sfera di cuoio, con gli stessi risvolti di utilità sociale di chi legge quella di cristallo …

    Per quanto riguarda, infine, il “mi pare che questo blog da un po’ di tempo si sia trasformato in qualcosa di troppo polemico e poco di sostanza. Sbaglio?”, non so se Marcello vorrà dire la sua; io dico solo che se sbagli o no lo giudicheranno gli altri lettori che volta per volta vorranno esprimere il loro parere su questo come sugli altri temi e i relativi commenti. Fondazione Terra d’Otranto, però, e non mi riferisco solo alla sostanza …, non è Facebook.

  4. Bah, confesso che sentir dire di calcio mi fa un pò rabbrividire, se non altro per il doppio binario, le squadre (11 ragazzini strapagati) dovrebbero essere aziende private, il problema è che il loro malaffare ricade sulla società nel suo complesso. Chi garantisce lì’ordine pubblico le domeniche in cui criminali travestiti da tifosi fanno casino? Soprattutto i ragazzini strapagati hanno dimostrato il loro eroico valore negli ultimi mondiali. Ricordiamo che nel silenzio mediatico quasi totale, altri atleti stanno vincendo oro e argento come se piovesse nell’ateltica e nel nuoto. Ma non valgono un emerito c(avolo). Il blog non è di sostanza? Cos’è il malcostume se non sostanza? Se proprio vogliamo approfondire potremmo dire di direzioni di squadre calcio salentine da parte di persone che sono alla guida di sale scommesse, per esempio. A pensar male si fa peccato, però dopo Moggi, direbbe un noto personaggio “mi consenta di pensarlo”. Ah, qual è la sostanza?

  5. Si, sono un cinico realista. Di ricercatori bravi allo stesso livello ne trovi tanti, per quanti ne sono usciti da ottime università. Per cui tanta disponibilitá ne limita l’impiego di tutti o il giusto stipendio. Dai gladiatori romani ad oggi nulla é cambiato, l’atleta che é capace di scatenare gioia e felicitá in una massa amorfa di appassionati o comunque interessati sará sempre ripagato in fama e denaro. Degli antichi atleti greci, Armando, cosa mi racconti ? Sul fatto del gossip e del moralismo di certi articoli la scio perdere. A Marcello, per tempo, ne avevo giá accennato. Il sticazzi era per dire “Sai che novitá la notizia di un calciatore o allenatore strapagato”. E sai pure che novitá il solito moralismo che ne segue. Queste cose lasciamole ai programmi di Italia1, qui siamo altro.

    • Ormai sono tanti i fenomeni “scandalosi”, tra quelli radicati da millenni (leggi, nella fattispecie, olimpionici e gladiatori, da te stesso ricordati, per i quali, a livello economico, è improponibile il confronto con i moderni miti) ed altri relativamente più recenti, che riesce veramente difficile parlare di qualcosa di nuovo, cioè non legato al mercato (e non mi riferisco solo al calcio-mercato …) inteso unicamente come profitto da raggiungere a qualsiasi costo e, dunque, anche mediante intrallazzi, raccomandazioni e “aiutini” (anche nello sport, calcio compreso), ai quali i pochi (e spesso sono i più rispettabili moralmente ed i più preparati) che hanno conservato un minimo di rispetto per se stessi prima ancora che per chi la pensa come loro non si piegheranno mai. Riconosco che anche che colui che emoziona in qualsiasi modo il prossimo non può essere gratificato solo da questo e che deve pur riempire la pancia; non è accettabile, però, pur in una scala di retribuzione legata alla professionalità, che si abbuffi, con la connivenza, la complicità e l’istigazione di un sistema perverso e pervertitore, mentre c’è gente che la pancia, purtroppo quella vera, ce l’ha vuota da tempo.

      Ti lascio al cinico realismo invitandoti solo, anche in riferimento alla formazione delle giovani generazioni, di pensare a quale livello di irreversibilità giungerà l’imputridimento di questa società se di tali argomenti non si parlerà nemmeno, perché banali, essendo conosciuti e ormai, mi sembra di capire, giustificati e accettati.

      Io non ho mai abbandonato il percorso personale di ricerca e difesa della libertà, per quanto limitata, che rappresenta, secondo me, con l’unica eccezione dello stato di necessità (ma questo dev’essere vero…), il nostro maggior diritto-dovere.

      Certo, non sono né ricco né famoso né ho “sistemato” le mie figlie in posti di rilievo anzitutto economico (molto probabilmente anche perché non sono adeguatamente intelligente o furbo) ma, se il mio nome rientra tra quelli aleggiati nel tuo scambio di idee con Marcello, allora ti dico che posso permettermi il lusso di fare spesso il “moralista”, perché nessuno mi può dire (in rapporto, anche nel mio piccolo, al tema volta per volta coinvolto) “da quale pulpito viene la predica!” senza correre il rischio non di denunzia per calunnia (verrà, comunque, dopo) ma di immediato smerdamento (e così pareggio, con simpatia, il conto con “sticazzi!”).

      Siccome nessuno è perfetto, se qualcuno dovesse notare in qualche mio futuro post “leggero” l’assenza di quegli strali “moralistici” che finora non sono mancati nemmeno laddove affrontavo qualche questione di carattere filologico (a che serve la filologia e, in genere, qualsiasi forma di conoscenza se rimane una semplice nozione slegata dalla realtà che ci circonda?), vorrà dire che io sono cambiato e che tu non ti eri affatto sbagliato …

      • La tua ironia supera ogni possibile discordanza con le mie convinzioni, se pure queste circostanza ci fossero. Il mio “sticazzi” viene prima del tuo primo commento e quindi la critica non era indirizzata a te. Sono stato critico con l’articolo, dove non vedo dove sia lo scandalo in un mondo che ormai la regola è quella dei profitti. Profitti dove anche noi poveri sovvenzionatori o distaccati osservatori prendiamo la nostra fetta: un cache di 4 milioni di euro significa al meno un 40% di tasse che entrano nel nostro erario. Dov’è lo scandalo in un mondo dove il risultato sportivo ha da decenni preso il posto della sportività? Squadre giovanili che già a 12 anni selezionano dei bussiness planning su ragazzi che non hanno fatto ancora lo sviluppo fisico e ne scartano a migliaia. E su queste scelte devono poi quadrare i bilanci. Dov’è lo scandalo se un atleta che ti garantisce 20 milioni di diritti tv in Europa, il pieno degli abbonamenti e lo stadio pieno prende la sua quota o se il sistema gliela concede. Per anni col totocalcio abbiamo sovvenzionato lo sport olimpionico, dalle discipline minori a quelle meno organizzate. La pretesa poi che un allenatore al massimo della sua carriera sportiva e di risultati debba rinunciare ad essere pagato non so come giudicarla se non pietoso moralismo.

        • Non è per esibizionismo culturale (che, come ho detto nel precedente messaggio, se è fine a se stesso, vale, se è possibile, meno di nulla) ma ti rispondo (non ti controbatto perché, mi pare, in fondo la pensiamo allo stesso modo) con un distico di Orazio nella la mia traduzione che, nonostante certe scelte espressive, è, comunque fedele:

          Est modus in rebus, sunt certi denique fines/ultra quos citraque nequit consistere rectum.

          C’è un limite nelle cose, ci sono, e che cazzo!, confini ben precisi, al di qua e al di là dei quali non può esistere il retto.

          Mi permetto di aggiungere un piccolo commento: “denique” alla lettera significa “infine” e il retto di cui si parla non è il tratto finale dell’intestino. Però, a ben pensarci, di quest’ultimo dettaglio non sono poi tanto sicuro e comincio a sospettare (sarà deformazione professioanale?), che già ai tempi di Orazio, anche in senso metaforico, fosse sottinteso “integrum” …

  6. moralista … immoralista… amorale… umorale… in fondo si può anche giocare con le parole. Però il dubbio permane: qual è la sostanza? Soprattutto: per tutti ed ognuno la sostanza deve essere declinata nello stesso significato come nel pensiero unico? Misteri e misteri…

  7. Tranquillo Armando, la tua vena ironica ripaga ogni possibile discordanza con le mie opinioni, se pure esistessero. Il mio sticazzi viene prima del tuo commento, mi pare evidentissimo. Se resto cinico realista è perchè resto coi piedi per terra: nel mondo del calcio ormai è tutto cambiato. A 12 anni si scartano ragazzini che giocano benino per passione e si selezionano in batteria coetanei spinti da genitori verso possibile fama gloria e moneta. Ragazzi che potrebbero dopo lo sviluppo fisico puberale diventare dei campioni vengono abbandonati al settore amatoriale per sempre. Tutto ormai si è strutturato sul business planning e non c’è posto per nient’altro. Non ho ai sentito scandalizzarsi nessuno anche negli anni della contestazione quando i Led Zeppellin si comprarono un jumbo vero e proprio. Invece al calciatore via diamogli addosso. Comunque il sticazzi era per dire dov’è lo scandalo, in quel mondo è la regola.

  8. Dov’è lo scandalo? secondo me nel fatto che non c’è più scandalo.
    La verità è che gli ultimi vent’anni ci hanno davvero rovinato. Non per quel segno sulla scheda elettorale, ma per il cambiamento dei costumi. Siamo diventati più egoisti, il rispetto dei diritti viene invocato ad ogni piè sospinto ma di doveri non si parla mai e, anzi, si cercano giustificazioni al loro non rispetto (e ce ne sono tante se è vero, come è vero, che chi dovrebbe dare l’esempio, evade i propri doveri morali e civili).
    Ci siamo illusi che il lavoro che come dice il Papa (ma anche i nostri padri) dà dignità all’uomo sia da rifuggire.
    Così l’aspirazione di ognuno non è quella di ritagliarsi un posto nella scala sociale con l’operosità, o il sacrificio ma di diventare una celebrità cazzeggiando chiuso in una casa, praticando l’accidia e il turpiloquio, oppure indossando i panni di un reuccio o di una bambolina che vaneggiano di nulla.
    Non si cerca la conoscenza, il coraggioso viaggio fatto da Prometeo per rubare il fuoco agli Dei e migliorare le condizioni del genere umano, o le ore e i giorni di studio e di pensiero per scoprire qualcosa di utile per l’umanità.
    Il pallone è la strada maestra per i maschietti e la chirurgia plastica e l’arte della seduzione anche in tenera età per le femminucce. L’importante è raggiungere il successo a qualunque costo.
    I campioni del calcio anche se sono neri li accogliamo a braccia aperte gli altri in mezzo al mare possono morire.
    Povera Italia.
    Durante la seconda guerra mondiale molti hanno scelto per paura o opportunismo di chiudere un occhio sulla deportazione degli ebrei e i misfatti dei nazi-fascisti e il risultato si è visto con l’olocausto. Una poesia di Trilussa è esemplare il contadino viene a prendere un capro e gli altri si allontanano e poi un altro e poi un altro. Quando tocca all’ultimo questi dice: si, ora sono solo e per te è facile, ma se all’inizio noi fossimo stati compatti a reagire oggi saremmo tutti vivi.

  9. Non c’è scandalo perchè non può esserci scandalo. Allo schiavo colto i nobili e ricchi romani concedevano di istruire e di essere consiglieri per tutta la vita dei propri figli invece che di finire in una miniera; ai cavalieri più bravi in torneo toccavano anche principesse, al soldato più bravo un intero feudo, l’atleta vincente nei giochi veniva coperto di premi. La valenza è stata quasi sempre premiata. Si è premiato lo scrittore comprando i suoi libri, sia di opere di pregio assoluto che con romanzi seriali a volte squallidi. Dovremmo forse criticare certi scrittori di romanzi d’evasione o di pessima scrittura ? Si è mai criticata l’autrice della saga di Harry Potter per essere diventata stramiliardaria ? Se lo è diventata non è stato certo per la prosa ma per aver saputo muovere un sentimento universale tutti i lettori in ogni angolo della terra, aiutata anche da abili operazioni di marketing editoriale e poi cinematografico. Ci siamo mai chiesti o scandalizzati se quel quadro vale veramente quei soldi o se il suo valore non sia l’operazione furbesca di un critico e di una galleria ? Di esempi ne potrei fare a migliaia, sia tra quelli che danno scandalo perchè frutto di abilità “minori” sia tra quelle protette da un certo razzismo culturale snob. Se lo stesso impegno moralisteggiante che viene praticato al calcio italiano venisse applicato in altre discipline non si salverebbe nessuno. E per quanto si voglia girare la frittata del qualunquismo, lo sport a dfifferenza delle altri arti ha il pregio della chiarezza: sei il più bravo perchè impieghi meno tempo degli altri, stendi a terra tutti, segni più gol, fai più punti. Di certi scrittori o artisti non può esserci altrettanta verifica.

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