di Wilma Vedruccio
L’estate è propizia per alzare gli occhi al cielo nella notte, a osservare il firmamento, più che le altre stagioni. Le notti calde che ridonano il respiro dopo il caldo del giorno, agevolano l’incontro con gli astri, perduti nelle lontananze celesti, smarriti dai nostri orizzonti circoscritti, dimenticati nella smania del vivere, o forse mai conosciuti.
In certe notti, baciate dalla brezza di terra, in luoghi abbandonati alla grazia del buio che avvolge e illumina intorno, può avvenire di perdersi fra le stelle.
Se non si ha fretta, se un po’ di umiltà ci assiste, pian piano prende forma la mappa celeste, il firmamento ci prende per mano e noi, ritornati bambini, ci inoltriamo nelle profondità dell’universo a rincorrere una stella che ammicca lassù…e così, di stella in stella, come gli avi di un tempo, tracciamo segmenti di significato per una geografia astrale, per non smarrire la strada e poter ritornare, novelli Pollicini, su questa terra che sì, ci fa penare ma ci avvolge materna, protettiva e matrigna insieme.
Ma torniamo a perderci fra le stelle per una sera… ecco qui Cassiopea, là il Grande Carro e il Piccolo che si tira dietro la Stella Polare…e noi non più marinai, non carovanieri, non sappiamo che farcene e poi abbiamo il “navigatore”…di altre stelle abbiamo bisogno, fari per l’animo, universo tutto da esplorare, con grovigli di nebulose e buchi neri, e noi incapaci a venirne a capo, non punti di riferimento, non modelli, prospettive nebbiose e incerte.
Storie mitologiche riempiono il cielo, non favolette né telenovele di qualche millennio fa. Miti, netti, indecifrabili, inquietanti. Vita e morte, amori, sacrifici, passioni, gelosie, vendette, capricci e prepotenze son tracciati nella mappa celeste da tempo immemorabile: Orione, Cigno, Aquila, Chioma di Berenice… Un’eredità celeste che attende d’essere goduta da una umanità balbuziente? E’ nel cielo il bandolo della umana psiche?
Troppe domande, troppi problemi per un’esistenza così breve da vivere, ricca di tesori da riconoscere, ammirare e godere in un tempo di cui non ci è data certezza, tempo che non possiamo governare, che scivola via dalle mani e forse s’accumula lassù, nel buio fra una costellazione e l’altra, quale riserva per l’umanità futura, una “previdenza” astrale.
No, troppo difficile trovare una ragione… e già il sonno appesantisce le palpebre… guarda lì una stella cadente! Non una stella, sai, un meteorite.
Sì, va bene, ma hai espresso un desiderio? No, non ne ho avuto il tempo…