di Armando Polito
L’immagine, tratta da http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8495692d/f1.zoom.r=%20ao%C3%BBt.langEN, è un’incisione di Jacques Callot (1592-1635) su disegno di Josse De Monper (1564-1635). La didascalia, di ignoto autore, è costituita da due distici elegiaci. Seguono la trascrizione e la mia traduzione.
Sextilis modo fert Augusto a Caesare nomen/in metas semen qui Cereale struit/et largam confert operosus in horrea messem/spicea dum manibus munere Virgo gerit.
(Ora prende il nome da Cesare Augusto il sesto mese1 che dispone in mucchi il seme di Cerere e operoso ripone nei granai l’abbondante messe mentre una ragazza per lavoro porta con le mani fasci di spighe)
Direi che la didascalia rispetto all’immagine costituisce quella figura retorica che, con parole di origine greca, si chiama ýsteron–pròteron (alla lettera: dopo-prima) e consiste nell’inversione cronologica di azioni. Qui, poi, manca ogni riferimento all’operazione che precede tutte le altre, la mietitura, nonostante essa sia chiaramente presente nell’incisione.
Questa seconda immagine, invece, è tratta da http://www.mykonosroom.it/wp-content/uploads/2014/01/95620364.jpg. Ignoro il nome del fotografo ma conosco benissimo l’autore della didascalia, al quale riferirò fedelmente e in un attimo qualsiasi improperio dovesse essergli rivolto in rete per questo suo parto. Ecco, intanto, la trascrizione (per renderne più agevole la lettura) e la traduzione perché, come per la prima immagine non tutti sono obbligati a conoscere il latino, così per questa lo stesso vale per il neretino.
Acostu sempre iddhu ggh’è rrimastu/ma cranu no ndi sìmina cchiù ceddhi./Rrobba ‘mpurtata, quistu è ormai lu pastu,/nc’è la pubbricità spaccacirieddhi./Minàti allu bar e alla tiscuteca/campamu ti mosse e ddi rumuri./Non c’è na màgghia, ma ci si ndi freca!/Tasse? Pi cci li paia so’ dduluri./ Ti la carosa timi l’uècchiu finu/ca sta tti rite sott’all’ombrellone./Addhu cca spica! Bbasta nnu bikinu/e già si ddivintatu nnu cugghiòne.
(Agosto è rimasto sempre quello, ma grano non ne semina più nessuno. Roba importata, questo è ormai il pasto, c’è la pubblicità spaccacervelli. Buttàti in un bar o in una discoteca campiamo di mosse e di rumori. Non c’è un euro, ma chi se ne frega! Tasse? Son dolori per chi le paga. Devi temere l’occhio fino della ragazza che da sotto l’ombrellone ti sta sorridendo. Altro che spiga! Basta un bikini e già sei diventato un coglione).
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1 Sextilis nel calendario romano era originariamente il sesto mese; con Numa Pompilio conservò questo nome ma indicò l’ottavo mese, come anche nel calendario istituito da Giulio Cesare (calendario giuliano); con la riforma di questo, attuata poi da Augusto, fu chiamato in suo onore Augustus.