di Elio Ria
Non prendo parte alle allegre risate. Nessuno si cura di me. Gli amici lieti sempre dediti ai discorsi consueti m’annoiano. Mi pare osceno rimanere. Con un libro in mano m’apparto nell’angolo di un caffè. Fra il fumo di un sigaro cubano e le grida di alcuni, partecipo al silenzio di una vecchia con un rosario in mano che nel perdersi, con devozione, nell’oblio delle grazie le pare giusto. Almeno così sembra.
Sublima in nobili grani di preghiere le richieste con rito incalzante e dondolio del corpo che nella pronuncia dell’amen si arresta. Povera donna! Quale fiamma interiore la sostiene? Quale dio non è con lei? Quale compagnia cerca e non trova? Non ha il fazzoletto nero sul capo come le donne di un tempo, il suo volto è rugato e fatto a pezzi. Ai margini di se stessa fissa il centro delle sue giornate e non ride. La sorte sarà stata strana con lei. Quali domande formula all’angelo della solitudine? Quale luogo vorrebbe. Quale sogno vorrebbe? Se potesse fermare il mondo lo farebbe?
Segni riconoscibili di abbandono. Smorfie inesistenti. Labbra congiunte e immobili. Vorrei rubare il suo pianto nascosto per capire. Un non senso della risposta le sta appresso: segno di cose non fatte e nascoste per non destare contrarietà.
Accenno un sorriso d’invito al colloquio. Impassibile si avvia altrove. Inaccessibile ed eterna.
Ognuno ha tanta storia dentro di sé,tanta sofferenza ,tante disillusioni. E al culmine della sofferenza impari ad isolarti dal mondo ,scoprendo l’interiorità ,il dialogo intimo con te stesso e con il tuo Creatore . Le parole non servono più perché è avvenuta la scoperta dei veri valori intrinseci all’essere .
Non è facile commentare questo breve scritto, ma soprattutto non è facile scrivere di certi argomenti.
I “discorsi consueti” non solo annoiano ma hanno il potere di censurare alcune tematiche così desuete.
Elio Ria, di libertà vestito, si fa conquistare da una comparsa d’altri tempi e si interroga sulla umanità che quei tratti suggeriscono.
E vengono alla memoria immagini di un mondo ortodosso, lontano seppur geograficamente vicino, figure che Monika Bulaj ha immortalato nei suoi libri, figure di una infanzia lontana che pur hanno lasciato il segno.
E avviene che un rosario che scivola fra dita forestiere ci riporta a casa, in un tempo non così tanto lontano.
talora il silenzio consola la preghiera aiuta ‘i discorsi consueti” acuiscono l’eco della solitudine::::::