di Armando Polito
Carte 70 e 71.
Onde io già vissi hor me ne struggo et scarno, Petrarca, Canzoniere, CCCVIII, 4.
Impulit. agnosco veteris vestigia flammae (Spinse. Riconosco i segni dell’antica fiamma), Virgilio, Eneide, IV, 23. Qui il nostro frate dev’essersi reso conto che anche per una persona della cultura di Vittorio Prioli sarebbe stato difficile collegare la fine dell’albero con la disperazione e il rimpianto di Didone e perciò ha ritenuto opportuno aggiungere fuori insegna Fosso ove era piantato il cipresso. Così alla precedente immagine dell’albero/Didone si sostituisce molto efficacemente quella del fosso/cartiglio (quasi voce ultraterrena di un animo dolente).
Carte 72 e 73.
Quante speranze se ne porta il vento!, Petrarca, Canzoniere, CCCXXIX, 8
Iam senior sola haec longevae munera vitae (Ormai vecchio questi soli doni di una lunga vita). Il nostro frate attribuisce a Virgilio un verso che, invece, è di Maffeo Veggio (XV secolo), autore di un supplemento all’Eneide Virgiliana (il verso è il 369 del libro XIII).
Carte 74 e 75.
Deh ristate a veder qual è il mio male, Petrarca, Canzoniere, CLXI, 14.
Quinquaginta illi thalami, spes tanta nepotum (Quei cinquanta letti nuziali, speranza tanto grande di nipoti), Virgilio, Eneide, II, 503.
Carte 76 e 77.
Perch’a sì alto grado il Ciel sortillo/che sua chiara virtù il ricondusse/onde altrui cieca rabbia dipartillo, Petrarca, Trionfi. Trionfo della fama, I, 61-63. Da notare ei per a e lo per il.
Dardaniae. Fuimus Troes, fuit Ilium et ingens (Di Dardania. Fummo Troiani, fu Ilio e la grande), Virgilio, Eneide, II, 325.
Carte 78 e 79.
Che ‘l desir vive, et la speranza è morta, Petrarca, Canzoniere, CCLXXVII, 4.
Urgebam, et tela curas solabar anilis (Mi affaticavo, e con la tela consolavo gli affanni di vecchia), Virgilio, Eneide, IX, 489.
Carte 80 e 81.
Sí che m’avanza omai da disfar poco?, Petrarca, Canzoniere, 220, XI.
Felix morte tua neque in hunc servata dolorem! (Felice per la tua morte né riserbata a questo dolore!, Virgilio, Eneide, XI, 159.
Carte 82 e 83.
S’i’ ‘l dissi, contra me s’arme ogni stella, Petrarca, Canzoniere, CCVI, 4.
Praesentemque viris intentant omnia mortem (E tutto annuncia agli uomini la morte incombente), Virgilio, Eneide, I, 51. Non saprei dire se morte per mortem sia un maldestro adattamento o un errore dovuto alla citazione a memoria.
Carte 84 e 85.
Non vide il mondo sí leggiadri rami, Petrarca, Canzoniere, CXLII, 7
Non aliter Rutuli, licet ingens moeror adhausit (Non altrimenti i Rutuli, sebbene una grande tristezza avesse colpito). Ancora una volta il frate attribuisce a Virgilio un verso che, invece, è di Maffeo Veggio (XV secolo), Supplemento al libro XII dell’Eneide, verso 19 dell’Argomento. Da notare, inoltre, adauxit (perfetto di adaugere) per adhausit (perfetto di adhaurire). A proposito di questo motto in Emblematica, AMS Press, New York. 1986 si legge: Cuomo’s attribution to Virgil cannot be confirmed or located (L’attribuzione di Cuomo a Virgilio non può essere confermata o localizzata).
Carte 86 e 87.
A le lacrime triste allargai ‘l freno, Petrarca, Canzoniere, CXIII, 23. Anche qui rilassai per allargai sarà dovuto ad errore di citazione a memoria.
Promeritam, nec me meminisse pigebit Elissae (Benemerenze, né mi rincrescerà ricordarmi di Elissa), Virgilio, Eneide, IV, 335.
Carte 88 e 89.
Mille piacer non vaglion un tormento, Petrarca, Canzoniere, CCXXXI, 4
Vi propria nituntur opisque haud indiga nostrae (Si mantengono per forza propria e non bisognose del nostro aiuto), Virgilio, Georgiche, II, 428. Qui l’eliminazione dell’enclitica que di opisque e la sostituzione di haud con non, senza che per questo la metrica risulti violata nel nuovo verso, mostra come al nostro frate l’orecchio non manca quando cita a memoria.
Carte 90 e 91.
Né contra Morte spero altro che Morte, Petrarca, Canzoniere, CCCXXXII, 42. Evidente citazione a memoria, ma la metrica è salva.
Nec tu carminibus nostris indictus abibis (Né te ne andrai senza essere stato nominato nei nostri canti), Virgilio, Eneide, VII,733
(CONTINUA)