di Armando Polito
Caro lettore che ancora sei rimasto (ma confortati, lo ero pure io fino a mezz’ora fa …) all’ASL, all’IRPEF alla TASI, sappi che tutto il nostro futuro sarà legato ad acronimi e il momento di maggior goduria sarà raggiunto, e non siamo molto lontani …, quando ci esprimeremo con una serie di suoni somiglianti più a grugniti, con tutto il rispetto per i porci veri, che a parole.
Poiché le lettere del nostro alfabeto, poi, superano, come sai (tu lo sai, ma dubito che lo sappia chi scrive le leggi) appena le due decine, il numero di composizioni possibili non è che sia infinito e già quasi quattro anni fa in https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/09/06/una-nuova-babele/ mostravo come l’ambiguità e l’equivoco fossero ormai una realtà più che un rischio.
Nel frattempo un numero sterminato di nuovi acronimi ha fatto la sua comparsa e alcuni di oro, embrioni congelati in attesa di tempi più propizi, sono sbocciati, mirabilmente fecondati da attento e competente dibattito, alla vita da poco o da pochissimo.
È il caso del POS la cui introduzione è stata tanto dolce (quest’aggettivo mi ricorda il nesso decrescita dolce, altra idiozia …) da non prevedere alcuna sanzione per chi non si adegua. Sarebbe come se non fossi passibile di multa qualora percorressi in auto una strada in senso vietato. E poi il legislatore, padre di una creatura acefala qual è una legge priva di sanzione, quello stesso legislatore (sì, magari individualmente proprio quello stesso che ha avuto per primo quell’idea geniale che tanto entusiasmo e successo ha riscosso presso i colleghi) ha la spudoratezza di sciacquarsi la bocca con concetti tipo certezza della pena. Ti sembro, perciò, blasfemo se propongo di sciogliere POS in Pacchia Omessa Sanzione?
Il POS di cui sto parlando è l’acronimo di Point Of Sale che trovo registrato già nell’edizione dell’anno 2000 del Vocabolario De Mauro. Ma non è il solo, perché POS (acronimo, questa volta, tutto italiano) si chiama anche il Piano Operativo di Sicurezza che tutte le imprese devono presentare prima di entrare in un cantiere edile, disposizione in vigore dal 2008 (non ho controllato se questa volta la sanzione è prevista, ma non mi meraviglierei se non ci fosse …).
Da qui la legittima domanda postami nel titolo. Dici che non mi hai mai visto porre piede come impresario in un cantiere edile? Intanto fatti i fatti tuoi! E poi, anche se io lavoro in nero e prendo le mie brave precauzioni, alle leggi ci tengo e quindi ho o non ho il diritto di sapere se chi mi compila, a pagamento, il POS si è dotato o meno di POS?
Da cittadino modello (siamo il paese dei modelli …) attendo una risposta, che confido sarà rapidissima, da parte delle autorità competenti. Ti farò sapere, ma nel frattempo aspetta pure tu e sappi che in questo dannato paese, specialmente per chi si incazza nero nel vedere certe cose e si rode il fegato, tutto è pos … sì … bile!
Bella storia veramente compilare il POS col POS e senza POS immultabile? A proposito, questa storiella del POS (quello per pagare intendo) mi fa venire in mente “picchia duro il verduriere… ma lascia in pace le Kayman….
Le imprese che si fanno compilare il POS (sicurezza) sono la prova provata che il sistema (corsi, aggiornamenti, verifiche, 626, 494, ecc.. titoli e diplomi) ha fallito. Una impresa che non sa compilare un POS con quattro informazioni anagrafiche e fiscali (n.b. della sua stessa ditta) e non sa di che attrezzatura dispone e infine non sa cosa ci va a fare in cantiere è cosa penosa, ma purtroppo è la regola. In vent’anni di nuova legislazione sulla sicurezza dei cantieri si sono ridotti soltanto i traumi del dito alluce (grazie ad aver comvinto le ditte a comprare scarpe antiinfortunistiche) e qualche caduta dall’alto perchè gli intonacatori si sono convinti a montare impalcature migliori e a regola. Poi è stata solo uno spreco di carte a vuoto.