di Luciano Antonazzo
Luigi Maggiulli nella sua”Monografia di Muro” del 1857, discorrendo della chiesa matrice dedicata all’Annunziata, a pagina 131 scrisse: “Entrando nel tempio il visitatore é sorpreso dalle pitture che lo adornano, e condotte da sì castigati pennelli da non invidiare in questo genere le altre città della provincia: Liborio Ricci da Muro, Serafino Elmo da Lecce, Manfredi Letizia ed altri ne furono gli autori”.
Cosimo de Giorgi, seguendo il Maggiulli, riportò che in detta chiesa Liborio Riccio “vi dipinse alcune grandi composizioni su tela, e fu aiutato in questa opera, non di lieve momento, da due altri pittori leccesi, Serafino Elmo e Manfredi Letizia”.[1]
Gli studiosi dell’arte hanno inutilmente cercato di identificare il pittore Manfredi Letizia e recentemente alcuni di loro hanno avanzato perplessità circa la sua esistenza, ipotizzando che in realtà si trattasse del pittore Giuseppe Andrea Manfredi di Scorrano. Questi ultimi hanno visto giusto, ma solo in parte. Infatti dietro Manfredi Letizia si celano due pittori: Giuseppe Andrea Manfredi e Oronzo (o Aniello) Letizia.
L’origine dell’equivoco si deve ad un refuso di stampa che ha fatto saltare la virgola posta dal Maggiulli tra i cognomi Manfredi e Letizia.
La riprova si ha nel prosieguo del testo dello stesso Maggiulli. Infatti egli a pagina 32 scrisse: “Sull’altare della passione vi è un dipinto del Manfredi, Gesù nell’orto, che lascia nel cuore alti sensi di religione e mestizia, tant’è divinamente ritratta la rassegnata tristezza del Redentore.
La perla pittorica della nostra chiesa è però un quadretto del Letizia rappresentante Maria Vergine assunta in cielo circondata dagli apostoli, che posto in alto di un altare il visitatore non puo ammirarne il pregio”.
Di tutt’altra opinione circa il valore di detti dipinti fu il de Giorgi, che continuando ad equivocare sentenziò: “Osserveremo infine in questa chiesa il Gesù all’orto ed una Assunzione di M.V. del Letizia, due tele che si elogiano dicendole mediocrissime”.
Per quel che concerne gli autori di detti due quadri, se il primo è indubbiamente ascrivibile a Giuseppe Andrea Manfredi, di Scorrano, il secondo potrebbe attribuirsi forse più ad Oronzo che ad Aniello Letizia, cugini pittori di Alessano. Lasciamo agli studiosi il compito di sciogliere il dilemma, mentre per parte nostra avanziamo l’ipotesi che, come lo era di Aniello, Oronzo potrebbe essere stato parente, per parte di madre, anche di Giuseppe Andrea Manfredi.
La nonna materna di Oronzo rispondeva infatti al nome di Elisabetta Manfredi che, coincidenza, contrasse matrimonio in Alessano con Marcantoni Biasco, di Corsano, lo stesso giorno (19 novembre 1654) in cui si sposarono i genitori di Oronzo, Giuseppe Letizia e Giulia Biasco.
[1] C- De Giorgi : “La Provincia d Llecce – bozzetti”, Ed. Spacciante Lecce,vol I, p. 255.
[…] Da assiduo lettore del sito della Fondazione Terra d’Otranto, ho avuto modo di leggere un recente articolo di Luciano Antonazzo dal titolo “Il fantomatico pittore Manfredi Letizia” [cfr. https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/06/21/il-fantomatico-pittore-manfredi-letizia/%5D. […]
Giuseppe Andrea Manfredi da Scorrano era un sacerdote pittore “dipingitore maggiore dell’Arcivescovado di Napoli”, fratello di Teresa Manfredi, che era la madre di Oronzo Tiso (per gli esordi del Tiso cfr. P.A. Vetrugno, Per la pittura salentina del ‘700: nota su Serafino Elmo e sui sacerdoti dipignitori”, in “Il Salice. Quaderno della Biblioteca Comunale di Salice Salentino”, n. 1, dicembre 1998, pp. 59-70; ripubblicato 2012 in Il blasone e l’incensiere; notizia ripresa e citata da Michele Paone nella guida di S. Croce)