di Paolo Rausa
Una battaglia, due fronti contrapposti – i relatori e il pubblico, fra cui i famigliari di Giorgio Cretì, schierati per guerreggiare non a fini distruttivi ma per esaltare il figlio di questa terra salentina di Ortelle, quel Giorgio Cretì che ha scritto romanzi (Pòppiti e l’Eroe antico), ‘Erbe e malerbe’, un trattato con i nomi e le caratteristiche delle erbe spontanee utilizzate per alimentare generazioni di ‘pòppiti’, una serie di libri sulle ricette della cultura contadina del Salento e dei luoghi in cui è vissuto o ha stretto amicizie, le terre di Emilia Romagna, Liguria e Lombardia.
Qui si era trasferito, in un paesino in provincia di Pavia Giorgio Cretì, portando con sé l’immagine lussureggiante e dolente del paesaggio salentino, che ha prodotto generazioni di contadini, attaccati allo scoglio o meglio alla zolla – come ha efficacemente ricordato di lui Raffaella Verdesca. La scrittrice con una tecnica tipica della geometria frattale ha esaminato gli scritti di Giorgio colmi di passione e di amore per la sua terra, descritta con tecnica veristica nel ruolo di narratore esterno, pur non indulgente a volte di fronte alle ristrettezze mentali dei contadini e degli umili ma propenso a mostrare un cuore che ha battuto incessantemente per loro.
Questi figli del Salento hanno lasciato traccia in un muro a secco, in una pajara, in una masseria testimoni di una civiltà in declino che tuttavia, come dice Eugenio Imbriani, docente di Antropologia all’Università del Salento, ci appartiene come cultura da tramandare e da immaginare come futuro per i nostri figli a partire dall’esperienza dei nostri ‘pòppiti’. Occorre quindi indurre alla conoscenza del territorio e della cultura che ha espresso, manifestatasi attraverso i segni di una lingua ancestrale dai significati densi, come bagaglio di conoscenza da trasmettere ai nostri giovani.
Il merito del progetto ‘Ortelle e gli ortellesi visti con gli occhi di Giorgio Cretì e dei contemporanei’ va attribuito all’Amministrazione Comunale, che attraverso le figure del Sindaco Francesco Rausa e dell’Assessore alla cultura, ha sostenuto il progetto, finanziato dal CUIS. La Fondazione di Terra d’Otranto ha curato la pubblicazione del volume antologico che raccoglie i testi dei romanzi e dei racconti di Giorgio Cretì, illustrati dalle fotografie di Stefano Cretì, esposte nell’atrio di palazzo Rizzelli e di Carlo Casciaro e Antonio Chiarello, i quali hanno riproposto le loro opere pittoriche che illustrano paesaggi e personaggi della terra tanto amata da Giorgio Cretì.
A illustrarne la figura e le esperienze umane è intervento a nome della famiglia Giuseppe, visibilmente commosso quando ha ricordato le escursioni di Giorgio con la macchina fotografica o la tavolozza che imitava i variopinti colori dei prati.
‘Giorgio in realtà non è andato via dalla sua terra. Ha portato via i colori, gli odori e il mare di lutto e di paradiso, zolle del Salento, pezzi e testimoni di questa terra rievocata con nostalgia – ha esordito Raffaella Verdesca -, presentando l’opera letteraria di Giorgio Cretì come omaggio alla sua terra che questa sera restituisce quanto pattuito tacitamente e sancito fra conterranei che si amano e si rispettano.
Il 1° giugno, ‘Pòppiti’ è stato rappresentato in piazza S. Giorgio dalla Compagna ‘Ora in scena’ su testo della stessa Verdesca. L’appuntamento si rinnoverà ad ottobre durante la festa di S. Vito, quando la cultura si intreccerà con la tradizione della cucina salentina, descritta mirabilmente in tante opere di Giorgio Cretì.