di Armando Polito
Plinio (I secolo d. C.), Naturalis historia, III, 11: 100-101: (A partire) da Taranto le città dell’interno sono: Oria cui è il soprannome “di Messapia” (per distinguerla) da quella apula; Alezio; sulla costa invece Seno, Gallipoli, che ora si chiama Anxa, a 75 miglia da Taranto. Da qui a 33 miglia (c’è) il promontorio che chiamano Punta iapigia, dove l’Italia si protende più lontano nel mare. Proseguendo da esso (c’è) la città di Vaste e Otranto a 19 miglia, al confine tra il mare Ionio e l’Adriatico, per dove è più breve il tragitto per la Grecia, intercorrendo un’ampiezza del canale di mare non più ampia di 50 miglia fino alla città di Apollonia che sta di fronte. Per la prima volta Pirro re dell’Epiro progettò di ovviare a questa interruzione con un transito a piedi grazie a ponti gettati; dopo di lui Marco Varrone quando era a capo della flotta di Pompeo nella guerra contro i pirati, ma altre preoccupazioni legarono le mani all’uno ed all’altro.1
Dal naturalista latino, apprendiamo, dunque, che già con Pirro (III secolo a. C.) e poi con Marco Varrone [le cui competenze di comando nella guerra contro i pirati (67 a. C.), riguardavano il basso Adriatico] era stata progettata una di quelle che oggi definiamo pomposamente grandi opere e che alcuni indicano come l’unico rimedio per scacciare la crisi. Di fronte al ponte Otranto-Apollonia quello sullo stretto di Messina sembra cosa da nani (forse un po’ di tempo fa qualche comunista avrebbe detto da nano …),
ma non posso non pormi alcune domande destinate, purtroppo, a restare senza risposta: se il progetto di Pirro prima (povero re, non bastava la sua proverbiale vittoria?) e di Varrone poi fosse andato … in porto, ci sarebbero stati rinvii di sorta nel completamento dell’opera? Di quanto i costi sarebbero lievitati in corso d’opera? Che dimensioni avrebbe assunto il fenomeno della tangente?
Una cosa è certa: se il ponte fosse stato realizzato, molto probabilmente dopo più di duemila anni sarebbe ancora visibile; lo stesso non mi sento di affermare, sempre se fosse stato o fosse realizzato, per il ponte sullo stretto di Messina e, se mai verrà completato, il MOSE, acronimo, per chi non lo sapesse, di MO(dulo) S(perimentale) E(lettromeccanico). M’inquieta tremendamente lo sperimentale (ottima giustificazione per qualsiasi tipo di insuccesso nel funzionamento …) ma ancor di più il fatto che in MOSE basta spostare l’accento sull’ultima sillaba per sperare in un altro miracolo delle acque …
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1 Oppida per continentem a Tarento Uria, cui cognomen ob Apulam Messapiae, Aletium, in ora vero Senum, Callipolis, quae nunc est Anxa, LXXV a Tarento. Inde XXXIII promunturium quod Acran Iapygiam vocant, quo longissime in maria excurrit Italia. Ab eo Basta oppidum et Hydruntum decem ac novem milia passuum, ad discrimen Ionii et Hadriatici maris, qua in Graeciam brevissimus transitus, ex adverso Apolloniatum oppidi latitudine intercurrentis freti L non amplius. Hoc intervallum pedestri continuare transitu pontibus iactis primum Pyrrus Epiri rex cogitavit, post eum M. Varro, cum classibus Pompei piratico bello praeesset; utrumque aliae impedivere curae.
Questo ponte sarebbe così necessario, oppure dare alla Puglia dell’altro, strade, ferrovie o altro dove potrebbe avere da sempre grossi problemi di un avvenire moderno! La stessa cosa penso del ponte siciliano, dove la Sicilia ha grossi problemi stradali, ferrovie, modernizzare ciò che manca all’interno della Sicilia piuttosto che questo ponte costosissimo e necessario?
Ben detto prima sistemare in terra …..poi Apollonia è terra antica e da sempre Illiro Albanese e non della Grecia, che oggi sembra grande perché nel 1913 la Conferenza di Londra le ha dato 15mila km quadrati di terra Albanese, più terra della Macedonia, oltre a tanta terra che pretende la Turchia in quanto sua e che oggi è della Grecia…