di Elio Ria
Giugno con le sue arie di scirocco stende il cammino di signora lucertola,
strafica, da non immaginare come donna – diciamo così – molto bella e figa.
Quei bei raggi del sole appena nato la scaldano e la fanno muovere con passo dolce
ed elegante, mena la coda non più per amore, poiché primavera è già passata
e già femmina si sente.
Quando il predatore gli trancia la coda, rimane immobile a significare morte,
furbesco espediente per tentare la fuga con tutto il fiato in serbo in una crepa di muro.
Passeggia sui muri, per strada, sulle rovine con passo di femmina di mondo
e quand’anche dovesse incontrare un molestatore canterino con fare deciso smorza il richiamo.
Il sole la cuoce in lieta posa ed essa si accresce di forza e bellezza. Nei campi erra e mai osa essere svampita.
Lei è cosi: né l’indugiar del tempo, né il caldo profumato delle frasche, né i grilli, né le civette
la distrarrebbero dalle faccende di essere la signora dei campi di grano.