Il palmento, ovvero gli inconvenienti di chi con facebook è un imbranato e vuole continuare ad esserlo …

di Armando Polito

immagine tratta da http://www.olmoantico.it/layout/big_perche_06.jpg
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Premetto (nessuno si preoccupi, non sono un politico …) che la presenza del mio profilo in facebook è dovuta al subdolo intervento delle mie figlie e confesso, senza per questo vergognarmi, che, oltre ad andarci sporadicamente, ho scoperto solo da poco che in alto a destra c’è un pulsante che consente di vedere i messaggi. Chissà quanti non ne avrò letti (sono conosciuto in tutto il mondo … oggi conosciuto) e la mia mancata risposta sarà stata interpretata come un atto di scortese sufficienza anche nei confronti di chi, come il signore il cui nome dirò fra poco, è un affezionato frequentatore di questo sito.

Me ne scuso con tutti e passo al dunque. Ecco in sequenza i tre messaggi del signor Salvatore Calabrese che qualche ora fa (per la storia erano le 15 del 12/5 c. a. …) il pulsante galeotto mi ha permesso di leggere:

6/03/2014 20:41 Gentilissimo Professore. Quotidianamente leggo tutte le pubblicazioni della rivista on line “LA TERRA D’OTRANTO” (della quale mi onoro di essere socio e dove a volte intervengo con mie modeste elaborazioni o, molto più spesso, con miei umili commenti ad altri articoli) e sempre con interesse, leggo i vostri periodici e qualificati interventi. Pertanto, voglio approfittarne della vostra disponibilità per farvi una richiesta su di un termine che, malgrado tante mie ricerche, non sono riuscito a trovare in modo esauriente. Il quesito che mi permetto di porvi è il seguente: PALMENTO. Questo termine si riferisce ai nostri STABILIMENTI vinicoli, dove viene pigiata l’uva e vinificato il relativo mosto. Perchè Palmento? I romani intendevano il pavimento, ma non vedo il nesso tra pavimento e lavorazione dell’uva. Potrebbe avere un nesso con gli alberi delle palme? Nemmeno qua trovo una logica soluzione. A questo punto mi chiedo? Chi meglio del Prof. Polito può darmi la giusta risposta? Nel chiedervi scusa per il disturbo che mi permetto di procurarvi, anticipatamente Vi ringrazio e Vi porgo i miei cordiali saluti. Salvatore Calabrese

25/04/2014 18:21 Mi sarei aspettato almeno una risposta, invece…………

29/4/2014 14:45 Aspetto ancora vostre risposte, grazie

Dopo essermi scusato con il signor Calabrese, faccio una seconda premessa (non sarò un politico, ma mi starò forse, inconsciamente, preparando …?). Chiunque abbia problemi o dubbi del tipo di quello su espresso, può tranquillamente inviare il suo quesito alla redazione, che provvederà a smistarlo. Nel più breve tempo possibile e nei limiti delle mie possibilità tenterò di rispondere.

La questione di oggi, fortunatamente per me, non mi pare troppo complicata, anche se, come fra poco si vedrà, la mia flebile voce può sembrare una stonatura fuori dal coro.

Presento prima il coro:

1) dal Dizionario Pianigiani on line (http://www.etimo.it/?term=palmento&find=Cerca)

2) dal Dizionario De Mauro (schermata tratta ed adattata dalla consultazione della versione su cd)

3) dal Vocabolario Treccani on line (http://www.treccani.it/vocabolario/tag/palmento/)

La proposta ricordata dal signor Calabrese è la più datata e le perplessità da lui manifestate sono anche le mie, nonostante la spiegazione data nel vocabolario del Pianigiani. Io, tutt’al più, avrei messo sì in campo pavio (prima persona singolare del presente indicativo del verbo latino pavìre=battere), ma in riferimento alla pigiatura dell’uva. Ad ogni modo la comune perplessità trova riscontro nell’etimo incerto che si legge nei vocabolari più recenti. E allora?

Nel latino medioevale è attestato un palmentum. Ecco come il lemma è trattato nel glossario del Du Cange (la traduzione a fronte è mia):

Se dobbiamo dar retta all’Ughelli, le palme, dunque, ci entrano; ma non le piante, anche se la parola ha la stessa etimologia per via dell’analogia di forma tra la foglia e una mano o un piede). Oltretutto va ricordato che da principio e fino all’avvento delle moderne tecnologie la pigiatura del vino veniva fatta con i piedi e, nonostante questo, veniva fuori per lo più un buon vino; oggi che la pigiatura viene fatta, in un certo senso, col cervello e che l’operazione non ha certo il fascino rituale e il coinvolgimento sentimentale e, direi, carnale (allora, perché in testa ho messo quell’immagine?) di quella antica, non so se le cose vadano meglio…

Concludo (già c’era nell’aria il terrore di una terza premessa …) dicendo che nella ricetta confezionata dall’Ughelli ci aggiungerei di mio un piccolo ingrediente: non escluderei che la parola sia frutto di incrocio tra le voci latine palma (che significa palma della mano ma pure zampa dell’oca, pala del remo, remo, l’intero albero di palma  o la sua foglia, vittoria) e palmes (che significa tralcio, vigna, ramo in genere).

 

 

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Un commento a Il palmento, ovvero gli inconvenienti di chi con facebook è un imbranato e vuole continuare ad esserlo …

  1. Io vedrei bene la derivazione da pavimentum, in particolare da quello, molto utilizzato in antico, chiamato a “cocciopesto”; questo, in particolare, si realizzava, come del resto dice anche il nome, battendo ripetutamente la miscela, dopo averla stesa sul piano orizzontale, per far uscire tutta l’acqua in eccesso. In provincia di Lecce ciò si otteneva con pesanti magli di legno d’ulivo.

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