Fammi una domanda che esco fuori come un gigante …

di Armando Polito

fotogramma tratto ed adattato da "Crozza nel paese delle meraviglie"
fotogramma tratto ed adattato da “Crozza nel paese delle meraviglie”

Questa volta l’ispirazione a scrivere questo post mi è stata data da Maurizio Crozza e dalla sua esilarante imitazione del senatore Antonio Razzi. Fingo, perciò, di essere pseudo-Crozza/pseudo-Razzi/Polito e per iniziare m’invento pure la domanda che lo pseudo Andrea Zalone (la validissima spalla del comico), che per comodità chiamerò Arnaldo,  ha appena finito di rivolgermi con l’improbabile intento di venire incontro al mio desiderio espresso nel titolo:

ARNALDO  – Professore Polito, c’è chi collega Santa Cesarea Terme con la leggenda dei Giganti. Qual è la sua opinione? –

POLITO – Non credo, anche perché i Giganti negli anni ’60 sono stati veramente leggendari, ma però erano già molto più giovani di Santa Cesarea che mi ricordo ho letto sul calendario quando avevo tre anni, anche perché sono stato un bambino-prodigio –

ARNALDO – Allora, professore, non conosce quanto ci ha tramandato Strabone nei paragrafi 3-5 del sesto libro della sua Geografia? –

POLITO – Strabono è bello, anzi bellissimo, anche perché lo dice lo stesso nome … –

(a questo punto tira fuori dalla tasca una bottiglietta dalla quale ingurgita tre o quattro sorsi per poi rimettersela in tasca; assunta quasi all’improvviso un’espressione ispirata, continua)

– … Caro mio, mo ti dico le parole esatte di Strabone e te le traduco pure: Περίπλους δ᾽ ἐκ Τάραντός ἐστιν εἰς Βρεντέσιον μέχρι μὲν Βάριδος πολίχνης ἑξακόσιοι στάδιοι: καλοῦσι δὲ Βᾶριν οἱ νῦν Ὀυερητόν, κεῖται δ᾽ ἐπὶ τοῖς ἄκροις τῆς Σαλεντίνης, καὶ τὸ πολὺ πεζῇ μᾶλλον ἢ κατὰ πλοῦν εἰς αὐτὴν ἐκ τοῦ Τάραντος εὐμαρὴς ἡ ἄφιξίς ἐστιν. Ἔνθεν εἰς τὰ Λευκὰ στάδιοι ὀγδοήκοντα, πολίχνιον καὶ τοῦτο, ἐν ᾧ δείκνυται πηγὴ δυσώδους ὕδατος. Μυθεύουσι δ᾽ ὅτι τοὺς περιλειφθέντας τῶν γιγάντων ἐν τῇ  κατὰ Καμπανίαν Φλέγρᾳ Λευτερνίους καλουμένους Ἡρακλῆς ἐξελάσε., καταφυγόντες δὲ δεῦρο ὑπὸ γῆς περισταλεῖεν, ἐκ δὲ ἰχώρων τοιοῦτον ἴσχοι ῥεῦμα ἡ πηγή· διὰ τοῦτο δὲ καὶ τὴν παραλίαν ταύτην Λευτερνίαν προσαγορεύουσιν.

Anche perché questa è la traduzione: Da Taranto a Brindisi il periplo è di 600 stadi fino alla cittadina di Baris; oggi la chiamano Vereto ed è sita sulla punta della regione salentina e da Taranto il tragitto è più agevole per terra che per mare. Ci sono 80 stadi fino a Leuca, anch’essa piccola città, nella quale si mostra una fonte di acqua puzzolente. Raccontano che Ercole cacciò quelli dei Giganti chiamati Leuternii catturati durante la battaglia di Flegra in Campania. Rifugiatisi qui sarebbero scomparsi sottoterra e dal loro sangue putrefatto si sarebbe originata siffatta fonte; per questo chiamano Leuternia questo litorale.

Come vedi, amico mio, l’indicazione delle distanze è precisissima e proprio questo dettaglio colloca la fonte, come lo stesso Strabone dice, a Leuca e non in un posto identificabile con Santa Cesarea –

ARNALDO (decisamente sorpreso, anzi trasecolante) – Strabone visse tra il I secolo a. C. e il I secolo d. C.; su questa storia dei Giganti abbiamo qualche altra testimonianza, magari di un secolo diverso? –

POLITO -Amico, perché mi fai questa domanda? Ti ho visto, sai, che trasecolavi … –

ARNALDO – Pare che ne abbia parlato pure lo Pseudo-Aristotele nel paragrafo 97 del De mirabilibus auscultationibus, opera databile fra il I e il II secolo d. C. –

POLITO – Questo non credo, anche perché non ho mai sentito parlare di Tele Aristo. Però non tutto è perduto … (estrae la bottiglietta dalla tasca, tre sorsi, la ripone e riprende) … Allora in greco fa così: Περὶ τὴν ἄκραν τὴν Ἰαπυγίαν φασὶν ἔκ τινος τόπου, ἐν ᾧ συνήβη γενέσθαι, ὡς μυθολογοῦσιν, Ἡρακλεῖ πρὸς Γίγαντας μάχην, ῥεῖν ἰχῶρα πολὺv καὶ τοιοῦτον ὥστε διὰ τὸ βάρος τῆς ὀσμῆς ἄπλουν εἶναι τὴν κατὰ τὸν τόπον θάλασσα.

Eccoti la traduzione: Dicono che presso il capo iapigio da un luogo in cui, come raccontano, avvenne che ci fosse la battaglia di Eracle contro i Giganti, scorre molto sangue putrefatto e tale che per l’intensità del fetore il mare è innavigabile lungo quel tratto –

ARNALDO (Quasi allibito) – La testimonianza di Strabone, però, essendo più antica, dovrebbe valere di più di quella dello Pseudo-Aristotele –

POLITO – Non credo, anche perché stavo pensando che Tele Aristo non si vede forse perché non è passata in tempo al digitale terrestre; fammi pensare … (solito intervento della bottiglietta, ormai agli sgoccioli) … sì, infatti, anche se oggi nella vicinanze di Leuca non c’è nessuna fonte sulfurea non è detto che non ci sia stata in passato. Infatti Giorgio Agricola in De la generatione delle cose che sotto la terra, s. n. 1549, s. p., scrive: In Calabria medesimamente presso à Leuca è un fonte, che puzza: e i poeti hanno favoleggiato, e detto, che egli nasca da la marcia e putrefattione de’ giganti Leuternii: e Giuseppe Maria Alfano a pag. 119 di Istorica descrizione del Regno di Napoli, Manfredi, Napoli, 1748 scrive: In tempo di Carlo Magno nell’anno 966, fra le tante incursioni di Mori, e barbari cadde quest’antica Città di Leuca, in cui vi era una fonte d’acqua sulfurea bollente –

ARNALDO (in preda ad una crisi isterica) – Professore, non so che dire: i nostri ruoli sembrano invertiti … –

POLITO (con la mano sulla tasca, quasi a cercare un qualche aiuto nella bottiglietta ormai vuota) – Non credo, anche perché invertito è bello; infatti quando stavo in Svizzera comandavo a degli operai che erano uomini sessuali e non mi hanno mai dato fastidio. Sai che ti dico, caro amico? Fatti una fonte tutta tua di lambrusco e scolatene cinque litri prima di farmi le domande. E mo, come mi dice mia moglie quando devo comprare il brillantante per la lavastoviglie, FINISH! –

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