di Elio Ria
Di questi cieli d’aprile ho le tasche piene.
Umidi e rissosi s’alternano nei giorni di magra, non vi è un grigio che possa compattarli né un celeste che li dipinga.
Eppure negli intramezzi di svago mi è convenevole osservarli, in punta di cielo, allorquando una pagina già scritta si pone all’attenzione del dubbio di credere o non credere al giorno di riflesso che verrà.
Rifugiatomi fra le carte un vento mi scompiglia tanto da esiliarmi in una zona franca di maggio.
Contraddire un poeta ? Non si può.
Contraddire un amico ? È difficile.
Ma questo cielo d’aprile è una benedizione in una terra calda ed assolata come la nostra.
La mutevolezza, le promesse di pioggia o d’azzurro che ci propone aprile, sono un capitale di benessere per i mesi della sofferenza d’afa.
Se poi questa instabilità climatica porta Elio Ria a rifugiarsi nella Poesia, è un frutto in più dell’Aprile.