di Paolo Rausa
Come ci si poteva aspettare, i vincoli apposti dalla Soprintendenza e dall’Arpa Puglia contro la realizzazione del nuovo megaporto turistico a Otranto che non tiene conto della fragilità e della bellezza paesaggistica e delle strutture portuali preesistenti, messapiche, ellenistiche, romane e normanne, hanno sollevato una reazione da parte dei benpensanti e amministratori locali, preoccupati per l’occasione di sviluppo che si presenta. ‘Non si può infatti non cogliere al volo questa opportunità che consente opere per 50 milioni di euro per fare posto a 500 posti barca e maxy yacht, una struttura in grado di intercettare il turismo crocieristico e rilanciare la povera economia idruntina.’ – questo sostengono, con buona pace delle migliaia di turisti che frequentano i nostri luoghi per i loro aspetti paesaggistici. Gli ambientalisti avevano salutato il fermo imposto dalla Soprintendenza con entusiasmo, soddisfatti per il fatto che una volta tanto le Istituzioni preposte alla tutela delle nostre coste e del nostro ambiente naturale e marino siano state in grado di bloccare uno scempio ambientale annunciato. ‘In nome di quale sviluppo, poi? Lo conosciamo lo sviluppo invocato dagli operatori locali e dal sindaco Cariddi che pronuncia una pietosa bugia quando dichiara che il porto lo vogliono tutti, imprenditori, privati cittadini e associazioni. Non si sarebbe sollevata, a suo parere, nessuna voce contraria. Alle orecchie del sindaco non è arrivata nessuna, ma proprio nessuna voce contraria? Peccato che le bugie hanno le gambe corte, caro sindaco!’ Evidentemente il sindaco non ha mai letto i comunicati del Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino e del Forum Ambiente e Salute del Grande Salento. ‘Questo non è sviluppo, ma distruzione sistematica del territorio! – urlano a gran voce gli ambientalisti e si apprestano a sostenere le determinazioni della Soprintendenza con azioni di sensibilità nei confronti della cittadinanza e delle Autorità superiori. Una grande raccolta di firme – promettono – per un progetto di tutela, che aggiunga alle aree salvate dal cemento le acque marine prospicienti, cosicché siano incluse nel Parco naturale litoraneo Otranto-Santa Maria di Leuca. Non lasceremo che ancora una volta si verifichi l’azione invasiva e deturpante verso uno dei più bei paesaggi del mediterraneo (non a caso Otranto è patrimonio dell’Unesco e più volte negli anni scorsi si è fregiata della Bandiera Blu per la limpidezza delle sue acque).’ Contro gli interessi ‘diffusi’ e le ‘voci’ interessate a realizzare questa come tante altre opere, distruttive della costa e dell’ambiente naturale in nome dell’occupazione e dello sviluppo, le Associazioni ambientaliste esprimono tutto il loro sostegno e la piena solidarietà ai funzionari della Soprintendenza e dell’Arpa, ‘colpevoli’ di applicare le norme di tutela esistenti, che per la verità molte altre volte sono state disattese. Si augurano che i nuovi turchi e circassi non riescano nell’impresa di compiere un nuovo sacco della città, altrettanto distruttivo di quello ricordato da Maria Corti. Difatti incombe, come nel 1480, ‘L’ora di tutti’.
E’ IL TEMPO DELLE AGONIZZANTI ILLUSIONI CHE GETTANO ANCORE DI PAGLIA ALLE ASPETTATIVE POLITICHE..” NON SONO 500 I DIFENSORI DEL SALENTO” COME I 5OO ‘BARCAIOLI’ SARACENI.SIAMO CUSTODI TEMPORANEI DEI LUOGHI DI DIO!!!! SALVAGUARDIAMOLI DA MODAIOLE EFFIMERE PROPOSTE!!!