di Paolo Vincenti
Pasqua, tempo di preghiera e purificazione. I festeggiamenti, in Salento, iniziano con la Domenica delle Palme, quando vengono benedetti i ramoscelli d’ulivo, dopo la celebrazione della Santa Messa. A Castrì di Lecce, per esempio, vengono benedette le palme sul sagrato della chiesa di San Vito e, in seguito, una piccola processione si snoda per le strade del paese fino a raggiungere la chiesa della Visitazione. A Castrì, si tiene la Fiera della Domenica delle Palme, una tradizione antichissima di cui tutta la comunità è orgogliosa. La Settimana Santa comincia il Mercoledì, con una Via Crucis che si tiene in serata. Il Giovedì Santo, vi è la celebrazione dell’Ultima Cena. Il Venerdi Santo, la Processione del Cristo Morto parte dalla chiesa della Visitazione, in piazza Aldo Moro, e si incontra con quella dell’Addolorata sul sagrato della chiesa di San Vito, in piazza Caduti. La bara del Cristo Morto viene portata in spalla da dieci uomini con a fianco dieci donne vestite di nero, con una fiaccola in mano, mentre la statua della Madonna viene portata da dieci donne con a fianco altre dieci accompagnatrici, sempre vestite di nero. La Croce della Passione viene portata in spalla da una donna, accompagnata da altre due, con una fiaccola in mano, seguite da dodici ragazzi vestiti da apostoli.
A Maglie, il venerdi precedente la Domenica delle Palme, si svolge la più antica delle fiere magliesi e una delle più caratteristiche del Salento: la Fiera dei campanelli. In occasione della ricorrenza dell’Addolorata, sulla strada che porta alla chiesa dedicata alla Vergine, numerose bancarelle, che espongono i caratteristici e coloratissimi camapanelli, sono prese d’assalto dai magliesi, particolarmente legati a questa festa, e da tanti visitatori da tutto il Salento. In questa fiera si possono trovare le trozzule, fischietti di ogni forma e colore, cesti di giunco e numerosi oggetti in terracotta. Durante la Settimana Santa, a Maglie, è degna di nota, soprattutto, la Processione del Venerdi Santo, una delle più particolari di Terra d’Otranto. Dalle prime ore del pomeriggio, un gruppo di uomini in guanti bianchi e smoking, portano la statua dell’Addolorata dal Santuario omonimo alla Chiesa Matrice. Questi fedeli fanno parte del Comitato organizzatore della Processione del Venerdi Santo, fondato, nel 1924, da Giuseppe Panarese, il quale istituì per i soci l’obbligo di vestire elegantemente alla Processione. La Madonna Addolorata, a metà processione circa, si incontra con la statua del Cristo morto, che un’altra processione ha prelevato dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie. Nel corteo, anche bambini vestiti da angeli ed altri che reggono la Croce, con la corona di spine in testa, mentre le bambine, vestite di nero, hanno in mano il cuore trafitto da un pugnale. La mattina del Sabato Santo, si svolge il tradizionale rogo delle Caremme. Maglie è la città dove sono maggiormente presenti questi fantocci, che rappresentano la tristezza e la penitenza quaresimale (alcuni negozi espongono la becera vecchina anche nelle loro vetrine) e il falò che si tiene nella pubblica piazza assume ancora più importanza e suggestione. Bruciate le caremme, dopo lo sparo di fuochi d’artificio, vengono offerti a tutti le cuddhure, che a Maglie hanno la forma di pupi, galletti o panierini. La pratica della Caremma si è ormai diffusa in molti centri salentini.
A Tuglie, l’Associazione culturale Ekagra ha addirittura bandito un concorso a premi in onore della simpatica vecchietta e a Gallipoli come a Sannicola, a Parabita come ad Alezio, a mezzogiorno di Sabato Santo si dà fuoco alle Caremme.
Anche a Galatone, come a Gallipoli, le confraternite sono le protagoniste della Processione del Venerdi Santo. La Confraternita dei Santi Medici porta la statua di Gesù nell’orto, la Confraternita di San Pietro Apostolo porta, a spalla, la statua di Gesù alla colonna, quella di San Giovanni, la statua di Gesù in croce, dal Pio Monte del Purgatorio viene portata La Croce e il lenzuolo della Deposizione, la Sacra Sindone viene portata dai fedeli della parrocchia del Sacro Cuore, mentre la statua dell’Addolorata dai terziari francescani e dai collaboratori del Comitato “Culto Madonna della Grazia”.
A Casarano, particolarmente interessante è la tradizione de lu Santu Lazzaru, gruppi di cantori e musicisti che intonano, per le strade del paese, canti popolari come, una volta, si faceva per ricevere in cambio frutta, uova ed altri generi alimentari. Il Venerdi Santo, si tiene la Processione dei Misteri in cui alcuni giovani indossano le armature dei soldati romani che crocifissero Gesù. Questi centurioni aprono la processione, che vede passare le quattro statue principali del Cristo alla Colonna, Cristo crocefisso, Cristo morto e Addolorata, per le strade del paese. Durante la processione, un coro intona l’Inno del Venerdi Santo, composto nel 1940, dal maestro Ernesto Romano. San Lazzaro viene festeggiato anche a Galatina, dove un intero quartiere è dedicato a questo Santo, e durante la festa si tiene anche la Cuccagna, un antico gioco di piazza in cui i concorrenti devono arrampicarsi su uno scivoloso palo in cima al quale è un ricco premio.
A Copertino, si svolge una processione in costume molto carica di pathos, con i personaggi del Cireneo, di Ponzio Pilato, della Madonna e San Giovanni, la Maddalena e naturalmente Gesù. Anche a Sannicola, nella notte fra il sabato e la domenica delle Palme, si tiene Lu Lazzarenu: delle squadre di cantori, con l’accompagnamento di fisarmoniche, chitarre ed altri improvvisati strumenti, vanno in giro di casa in casa ad annunciare la Resurrezione di Lazzaro e a chiedere uova e formaggio. Allo stesso modo, nella notte tra il sabato e la domenica di Pasqua, questi cantori intonano le Mattinate davanti alle case di parenti e amici.
Molto suggestiva è la Processione del Venerdi Santo anche a Collepasso. A Parabita, organizzata dalla Confraternita delle Anime, la Processione del Venerdi Santo sfila per il paese con l’Urna di Cristo e la Madonna Addolorata. In testa alla processione si mettono dei penitenti che, incappucciati, con i piedi scalzi, conducono a spalla delle grosse croci di legno. Questi penitenti, detti scazzati, si muovono ritmicamente e portano grosse catene come espiazione per le colpe commesse. La trozzula apre questa importante processione parabitana, fra il suono della tromba, del tamburo e del labaro della Confraternita delle Anime.
A Zollino, si svolge all’alba del Sabato Santo la processione della Madonna Addolorata e del Cristo morto, per le strade del paese, con l’accompagnamento della banda musicale. Al termine della processione, sul sagrato della chiesa di Sant’Anna, protettrice del paese, si canta la Passione in griko. Da non perdere, a Santa Caterina di Nardò, la celebre Infiorata del Giovedì Santo e in città la processione del Venerdì Santo, con i recenti gruppi statuari che precedono le artistiche statue di Gesù morto e dell’Addolorata. Sempre a Nardò val la pena visitare i numerosissimi altari della Reposizione nelle chiese della città e del centro storico in particolare.
Ce custi o gaddho na cantalisi, cioè “si udì il gallo cantare”, è uno dei versi più evocativi della Passione grika, Ti Passiuna tu Kristù, “La passione di Cristo”, che da Sternatia a Zollino, da Calimera a Castrignano dei Greci, si cantava durante il periodo quaresimale nei paesi della Grecìa salentina. I canti della Passione, insieme a quelli tu Santu Lazzaru, sono considerate una delle forme più antiche del teatro classico e, alcuni anni fa, sono state al centro di un convegno di studi che si è tenuto proprio a Sternatia, nel periodo di Pasqua, organizzato dall’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e dall’Associazione culturale Ernesto De Martino, insieme al Comune di Sternatìa, dove si sono dati appuntamento i più autorevoli studiosi di tradizioni popolari insieme a diversi gruppi di cantori, accorsi da tutta l’Italia Meridionale, per dare vita a questa forma di spettacolo così magico e suggestivo. Un tempo, infatti, vi erano dei cantori in quasi tutti i paesi grecanici. Due cantori, il fisarmonicista, un ragazzo che reggeva un ramo di ulivo con santini e nastrini rossi e bianchi, andavano in giro casa per casa, fino a raggiungere anche le masserie, in aperta campagna, e intonavano i loro canti e in cambio chiedevano un’offerta in natura che poteva consistere in formaggio, uova o dolcetti. Questi canti narravano la Passione di Cristo in griko, alternando anche strofe in dialetto salentino e si accompagnavano con antichi strumenti come il cupo-cupo, il tamburello, la chitarra battente ed altro. La Passione era composta da 66 quartine e a volte gruppi di cantori si sfidavano fino all’alba per vedere chi riusciva ad ottenere più consensi ed offerte. Nei paesi grecanici, poi, era in uso un gioco, detto filocco, che consisteva nel tentare di afferrare coi denti un uovo lesso che penzola fra due contendenti, legato ad un filo.
La domenica di Pasqua, a Castrì di Lecce, si accende la Focara di Pasqua in onore di San Vito, protettore del paese, per ringraziarlo del raccolto avuto e propiziare un buon raccolto anche per l’anno successivo. Il lunedì di Pasquetta, si tiene la processione in onore del Santo. Per rimanere alla Pasquetta, ad Arnesano, si svolge la pasquetta Te lu riu, presso il piccolo santuario della Madonna di Montevergine,a tre kilometri dal paese, dove la statua della Vergine viene portata in processione dalla chiesa matrice, la mattina presto, e qui si svolge una allegra scampagnata per grandi e bambini. A Vaste, frazione di Poggiardo, la Pasquetta si svolge tradizionalmente presso la cripta dei Santi Stefani, che si trova in una zona archeologica di notevole importanza. A Cannole, si svolge la storica Fiera dell’Angelo, così chiamata perché si tiene il lunedì di Pasquetta e che richiama moltissimi visitatori da tutto il Salento.Questa fiera si svolge presso la chiesetta della Madonna di Costantinopoli. Dopo la fine della Fiera, nel pomeriggio, i Cannolesi si trasferiscono presso la Masseria Torcito, grande vanto del paese, una masseria fortificata del Duecento, da pochi anni restaurata dalla Provincia di Lecce, con moltissimi ettari di pineta intorno.
A Sternatia, si festeggia la Madonna degli Angeli, la cui cappella si trova fuori dall’abitato e qui, gli Sternatesi trascorrono la Pasquetta. A Porto Cesareo è in uso, da qualche anno, trascorrere la Pasquetta sull’isola dei Conigli, dove si tengono balli e canti e giochi di società. Ad Acquarica di Lecce si tiene , proprio il giorno di Pasquetta, la festa di Santa Maria della Pietà. A Copertino, per tutti, l’appuntamento per la Pasquetta è presso il Santuario della Grottella, dove si allestiscono stand gastronomici che dispensano succulenti piatti della nostra tradizione locale. Pasquetta alla Madonna del Farnese, a Nociglia. Il lunedì dell’Angelo, infatti, viene trascorso presso la chiesetta rupestre della Madonna degli Angeli, in contrada Farnese, poco fuori dall’abitato, dove accorrono anche gli abitanti dei paesi vicini come Surano, Botrugno e San Cassiano. A Calimera, Pasquetta a Santu Vitu. Nel piazzale dell’antica chiesetta di San Vito, fuori dal paese, si tiene una grande festa fino a tarda sera, fra balli e canti. E’ tradizione passare attraverso un grande masso che si trova all’interno della chiesetta e che è una azione beneaugurate. Questo rito affonda le sue radici in un passato pagano ed è chiaramente un rito propiziatorio di fecondità per gli uomini e anche per il raccolto. A Noha, frazione di Galatina, in occasione della festa della Madonna di Costantinopoli, si tiene la grande Fiera del bestiame. Qui convergono cavalli da tutto il Salento che si misurano anche in gare di bellezza ed abilità A Palmariggi, la Pasquetta si svolge presso il Santuario di Montevergine, a contatto con la natura, fra balli e canti fino a tarda notte. A Santa Cesarea si tiene, proprio la mattina di Pasquetta, la Sagra della cuddhura, prima della celebrazione della Messa, nella piazza antistante la Chiesa di Santa Cesarea. Nella campagna di Surbo, si svolge l’antica Pasquetta dei leccesi, detta “de lu riu”, un giorno dopo il Lunedì dell’Angelo. Alla periferia di Surbo sorge la chiesetta romanica di Santa Maria D’Aurio, realizzata probabilmente nel XVII secolo nell’antico casale D’Aurìo, così chiamato dal greco Layrion, che significa Cenobio, perché in questo posto sorgeva un fervido monastero basiliano. Nella chiesa della Madonna D’Aurìo, si trovava un’immagine della Vergine dipinta su legno e, poiché il luogo era un centro di rito greco-bizantino, questa si celebrava il martedì dopo Pasqua. Questa festa si tenne fino al 1837. Scoppiò una contesa fra la chiesa D’Aurìo e la chiesa di Santa Maria della Porta di Lecce che rivendicava la festa a sé, perché la chiesetta sorgeva in feudo di Lecce; per porre fine alla disputa, la festa fu spostata a Surbo. Rimase però l’usanza di trascorrere il martedì dopo Pasqua nella campagna D’Aurìo, che in dialetto leccese diventò de lu riu. In seguito, il culto della Madonna D’Aurìo, a Surbo, venne confuso con quello della Madonna di Loreto, che è molto amata in paese e che, per i suoi numerosi miracoli, è diventata la patrona di Surbo e viene festeggiata proprio dal giorno di Pasqua al martedì successivo. Così, la Madonna de lu Riu venne erroneamente identificata con la Vergine Lauretana. Con grande amore, la Madonna viene vestita la mattina dalle suore della chiesa e dai componenti del Comitato festa patronale e viene portata in processione dalla Matrice alla chiesetta D’Aurìo. Il manto è interamente ricoperto di gioielli d’oro e pietre preziose, donate dai fedeli come ex voto. Intorno alla piccola chiesa di periferia, che conserva comunque tutto il fascino del tempo che fu, con accanto la bellissima torre di guardia medioevale a pianta circolare, si svolge la festa, il martedì, fra balli e canti ed esibizione di gruppi folkloristici.
Per quanto riguarda Lecce, da qualche anno, la pasquetta leccese si svolge nel Parco di Rauccio,1700 ettari di paesaggio per questo importante parco naturale salentino.
Molto belli, poi, sono i riti della Settimana Santa a Gallipoli, di cui si è trattato in più occasioni in queste Spigolature.