Salute, telefoni cellulari e cancro

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di Gianni Ferraris

 

Leggo in un lungo articolo su Corriere della Sera della richiesta al Governo Italiano di imporre ai produttori di telefoni cellulari la scritta, come per le sigarette, “nuoce gravemente alla salute”, di vietarne la pubblicità e l’utilizzo ai minori.

L’esposto in tal senso è stato inoltrato al TAR del Lazio citando una sentenza della Cassazione, che fece vincere un ricorso contro INAIL in quanto il dirigente d’azienda, Marcolini, si ammalò di cancro, il tribunale confermò che la causa andava cercata nell’utilizzo del telefono cellulare.

In particolare l’articolo citato parla dei dati:

 

I dati riportati nel ricorso sono inquietanti. Il rischio di incidenza di neurinomi acustici nel lato della testa dove è utilizzato il cellulare è più che raddoppiato negli utilizzatori di cellulari da circa 10 anni, che abbiano un tempo di esposizione giornaliero dai 16 ai 32 minuti al giorno, per un totale di mille o duemila ore complessive. E proprio sul numero di minuti utilizzabili al giorno giocano le campagne pubblicitarie delle principali compagnie telefoniche. Nel ricorso, riguardo questo punto, i legali chiedono «di inibire a gestori e operatori la diffusione di offerte «infinito», di “Minuti illimitati verso tutti”, e così via. Tra le altre richieste, ci sono «il rendere obbligatorio per gestori e operatori l’invio di sms sulle regole di utilizzo al fine di evitare rischi cancerogeni, di introdurre il divieto di pubblicità dei cellulari e dei relativi contratti di utilizzo, e, solo in subordine», di «vietare la pubblicità con persone che non usano auricolari o vivavoce, e ai minorenni». Non solo. Le compagnie dovranno avvisare con un sms gli utenti, quando viene superata la soglia massima di durata oltre la quale il rischio di ammalarsi di cancro è più alto. «È da notare – scrivono i ricorrenti – che oltre all’aumento del rischio di gliomi celebrali e neurinomi acustici, certificato dalla Iarc nel 2011 e suggerito da studi scientifici e governi nazionali, l’uso prolungato e abituale nel tempo dei telefoni mobili è causa dell’ «aumento del rischi di altri tipi di tumore alla testa proprio nelle aree più direttamente interessate alla esposizione di radiazioni emesse durante il funzionamento: meningiomi celebrali, cancri alle ghiandole salivari, melanomi all‘uvea oculare e tumori all’epifisi e alla tiroide».

In realtà la confusione è molta sotto il cielo, come evidenzia un altro articolo su  La Repubblica, pochissime le certezze, molti i dubbi. Nel frattempo è bene prendere piccole precauzioni: utilizzare il cellulare solo per comunicazioni brevi, utilizzare maggiormente vivavoce e auricolari per tenere l’apparecchio lontano dalla testa, spegnerlo la notte e comunque non tenerlo accanto al letto.

Il problema dei telefoni cellulari, come di moltissima nuova tecnologia, è stato il loro boom in pochissimo tempo, senza testarli a sufficienza, questi sono i rischi della mondializzazione e della modernizzazione incontrollata, della capacità del nuovo di diventare obsoleto in pochi giorni e di offrire un nuovo “nuovo”. Si costruisce, si butta sul mercato, si rende indispensabile e poi si vedrà. Gli errori del passato (sigarette e alcool in primis) che trasformavano i vizi in mode non sono serviti, non ci si ferma, la produzione deve proseguire, i giornali debbono vantare il primato del consumo di telefoni cellulari in Italia, primo paese al mondo per diffusione. E problemi, secondo alcuni esperti, potrebbero sorgere  con il wi fi diffuso ormai in moltissimi luoghi pubblici e case private, anche qui si è andati avanti urlando che chi non ci sta è retro. Vuoi mica star fuori dal futuro? Quasi come se un cavetto fosse il peggio che offre la vita. Noi siamo senza cavi, noi dobbiamo essere in rete 24 ore al giorno.

Pare che siamo arrivati nel mondo dell’evoluzione incontrollata, anzi, dell’economia senza freni, la mancanza di etica si sta diffondendo con tentacoli lunghissimi e avvolgenti in ogni dove, senza alcun freno, dalla politica alla produzione (ammesso che quest’ultima ne abbia mai avuta). “Ai posteri l’ardua sentenza” diceva il poeta, al momento sappiamo che lasceremo loro  le cure per le malattie.

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