di Gianni Ferraris
Giornata strana oggi. Sole, poi nubi, pioggia, poi un po’ di sereno. Ieri ho voluto fare il turista a breve raggio. Cavallino e Castrì. Il museo diffuso era chiuso. Il castello Castromediano un po’ malandato come molti monumenti qui. Poche persone in piazza il pomeriggio del sabato. Ed uno strano disagio in me. Camminavamo per quelle stradine con lo sguardo ai palazzi, alla chiesa settecentesca, l’ex convento dei domenicani ora sede universitaria. Però ruotavano e guizzavano in testa pensieri che neppure lo stupore e le emozioni per quelle architetture e queste terre riuscivano a far calare. Il monumento a Sigismondo Castromediano in piazza lo rappresenta con un libro, un bimbo accanto e le catene. Perché era stato in galera per amore di libertà. “Perché amava libri ed era un mecenate per i bimbi”, mi si dice. E perché aveva rinunciato ai privilegi dei nobili per rimanere con i suoi compagni di sventura. Altri tempi, altre tempre, altre persone. Già, è una domenica “malata” questa. Per strada alcune masserie abbandonate che mi piace immaginare quando erano nel pieno del loro splendore, proprietari e fattori, forse animali e ulivi tutto attorno. Il mare non troppo lontano. Ci siamo fermati ad osservarne una. Silenzio attorno, solo il rumore del vento. E’ inquietante a volte questa vostra terra. Così piena di cose urlate, così colma di cose mai dette. Guardi il tramonto, ti siedi vicino al mare, e pare che le storie e la storia ti passino accanto. Ci si può sentire risucchiati da tradizioni, canti, sguardi sulla terra di persone che di terra vivono. Il carnevale impazza in questi giorni. Poi sarà quaresima. Le caremme appese fino alla Pasqua che è resurrezione, ed è la fine di ogni quaresima. Perché prima o dopo è indispensabile uscire dall’inverno, perché non possiamo lasciare annientare le intelligenze e le speranze dal gelo che irrigidisce. Non ne abbiamo il diritto. Semplicemente perché abbiamo dei figli a cui dobbiamo provare a lasciare un mondo un po’ meno incivile e dei responsabili della cosa pubblica coscienti di essere servitori anziché proprietari dello stato, delle coscienze, delle sensibilità di tutti e di ognuno. A carnevale al mio paese si brucia un grande falò fatto di paglia, rami secchi e un alto tronco. Qui ho scoperto le focare, ed ho conosciuto la caremma di Gallipoli. Ecco quel che unisce il sud al profondo nord. La sensibilità, la storia diversa ma unificante, le tradizioni che si ripetono, la coscienza di appartenere e di esserci. Quelle masserie così abbandonate ma così piene di storia, i vigneti del Monferrato così rigogliosi, gli uliveti della terra d’Otranto così austeri, le colline della Toscana così dolci e gialle di grano in estate. Tutto questo è Italia, e in ogni luogo, paese, casa, masseria, ci sono Persone…