Il pistacchio di terra

nocelledi Maria Grazia Presicce

 

Non c’era panieri senza nuceddhe[1] e solo a pensarci ti par di avvertire il sapore e il profumo delle noccioline tostate di fresco e della cupeta[2] fatta con le noccioline. Passeggiando tra le bancarelle illuminate dal barbaglio delle luminarie tra il vociare allegro di grandi e piccini e la musica della banda, coinvolti  in un clima festoso che penetra lo  spirito e i sensi, non riesci a sottrarti alla voglia di assaporare  le croccanti arachidi che, facilmente, si schiudono sotto le dita.

A proposito di nuceddhe o Pistacchio di terra vi propongo un articolo del dottor Achille Bruni che, nel 1866, scrisse sul quotidiano “ il Cittadino Leccese”  per spronare i cittadini alla coltivazione di questa pianta, a quanto pare molto diffusa in un precedente periodo e poi scomparsa completamente dai campi del Salento.

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In società tutto è simpatia e antipatia, non solo verso il proprio simile, ma del pari verso gli animali, verso qualunque oggetto e verso le stesse piante. Se percorrete gli antichi giardini, custoditi con gelosia, non esclusi quelli degli stessi conventi, trovate talune piante, introdotte presso noi da lunghissimo tempo, coltivate e custodite con tanto interesse, che vi rappresentano i veri tipi naturali come ci furono presentati dai viaggiatori che dall’America introdussero presso noi siffatti vegetabili. D’altra parte v’ha molte piante le quali abbenchè utili, tuttavia non sono apprezzate in verun modo, cosicchè a stenti le trovate in qualche orto, più per collezione che per interesse.

Tale è stata la sorte del Pistacchio di terra ( Arachis hipogea), il quale quantunque di utilità all’uomo non ha incontrata quella simpatia, da farle coltivare generalmente, tranne in Ispagna, ovè coltivato distesamente. Io non tralascio di ricordare una parola a pro dello stesso, sperando che col tempo se ne faccia maggior conto, comecchè è vegetabile utile per gli orti e luoghi ove l’acqua esiste.

Il Pistacchio di terra si affida al terreno dalli 15 aprile alli 15 maggio. Il suolo dev’essere ben coltivato, smosso, leggiero, soffice, poroso. Si pianta per filari allo stesso modo che si fa per i faggioli e per il granone, ponendo i semi alla profondità di due dita, distanti fra loro un palmo; ed ogni filare alla distanza di due palmi l’uno dall’altro. nate le pianti cine, si avrà cura di sarchiarle e rincalzarle leggermente quando sono giunte all’altezza di mezzo palmo; se la stagione va secca, bisogna annaffiarle generosamente facendo scorrere l’acqua tra un filare ed un altro. L’annaffiamento si ripete altre due o tre volte secondo i bisogni. Dall’agosto in poi si sospende tale operazione, e precisamente quando le piante colla copia del loro fogliame hanno coperto tutto il suolo.

Il Pistacchio di terra è pianta leguminosa, e caccia fuori numerosi rami dell’altezza di uno due palmi, il di cui aspetto e portamento, unitamente alle foglie, somiglia a quello delle piante di fava. E mette dalla base in sopra, gradatamente, piccoli fioretti di colore giallo-rossastro. Tali fioretti sono solitarii, alla estremità di un organo sottile e lungo un pollice, il quale è acuto alla sua estremità, e somiglia ad uno spillone, dopodiché il fiorellino si è appassito e distaccato.. Lo spillone per istinto naturale si conficca nel terreno, ed ivi s’ingrossa, e alla sua estremità forma il baccello che suol contenere da due a tre semi. E siccome questi spilloni (simili alle radici novelle di un ramo robusto) si sviluppano da sotto in sopra della pianta ne segue di legittima conseguenza che i primi sono quelli che si conficcano facilmente nel suolo, gli altri restano fuori, senza ingrossare. Laonde a volere copioso prodotto è indispensabile di rincalzare con delicatezza le piante di tanto in tanto, a misura che disseccandosi la corolla dei fiorellini, appariscano fuora gli spilloni, che per natura si veggono tutti inchinati verso il suolo, ove son disposti a penetrare per ingrossare ivi i rispettivi baccelli.

Dunque tutta la cura che esige il Pistacchio di terra consiste nel rincalzare il terreno spesso a misura che si sviluppino gli spilloni: quindi la necessità dello annaffiamento e del terreno soffice, leggiero, mobile, poroso. Sicchè il Pistacchio di terra è pianta adatta per gli orti, pei giardini, e per tutti i luoghi ove il suolo è mobile, specialmente vicino al mare nelle sabbie, ove naturalmente si trova l’acqua.

Verso la fine di ottobre o ai primi di novembre si tagliano le piante e si danno agli animali bovini che le mangiano avidamente. Poi colla zappa o colla vanga si svelle la pianta, e n’esce fuora una bella ciocca di baccelli bianchi che fruttano il 40 all’80 per uno. Si fanno  asciugare bene una quindicina di giorni, e poi si fanno infornare, mangiandone i semi come le nostre avellane o nocelle, essendo di migliore qualità.

Dai semi crudi del Pistacchio di terra si può estrarre l’olio per uso di lume e per quello di tavola; e allo stato torrefatto questo legume si può adoperare anche alla confezione del cioccolatte. La pianta ha il vantaggio di maturare i frutti sottoterra, e quindi sottrarsi alla mano del ladro di campagna. Il clima e le terre mobili di vari luoghi della Provincia di Lecce sono favorevolissimi alla coltivazione del Pistacchio di terra.

                                                                                              Prof.agrario – Achille Bruni

 

[1] Non c’era  sagra senza le noccioline americane

[2] Dolce composto da zucchero miele e noccioline

 

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