di Gianni Ferraris
Il Comitato per la tutela dell’area archeologica ex caserma Massa, al quale aderiscono moltissimi enti e associazioni fra cui: ADOC,Fondazione Mario Perrotta, Italia Nostra, Movimento Valori e Rinnovamento, Storia Patria, ARCI, Fondo Verri, Manni Editore, Telerama, si è riunito all’Open Space venerdì 28 febbraio.
Assemblea molto partecipata, posti in piedi. Dopo l’introduzione di Giovanni Seclì, che ha fatto la cronistoria dei progetti che qualcuno ha chiamato “culturicidio”, ponendo una domanda semplice: «Dopo l’abbattimento dell’ex convento poi diventato caserma nel 1971, vogliamo proseguire a distruggere fondamenta e reperti?» Perché proprio di questo si tratta, proseguire a cancellare pezzi di storia in nome e per conto del voler convogliare in centro il traffico nei 500 posti auto che si verranno a creare in un parcheggio sotterraneo sottostante la galleria commerciale. In un periodo in cui abbondano i cartelli “affittasi” sulle vetrine di ex negozi chiusi da una crisi mostruosa, Lecce si premura di far costruire altri negozi, nuovi nuovi, appaltando il tutto ad un’impresa privata, si chiama proget financing (non so quale sia il nome in salentino). A questo forse contribuiscano anche alcune deroghe della Regione Puglia. Il piano paesaggistico in origine prevedeva l’impedimento a modifiche sostanziali su siti archeologici.
E sul comportamento della Regione ci sarebbe da discutere, lo stesso pare stia succedendo a Cisternino, per la famigerata “strada dei colli” che scavalca il piano paesaggistico con un sottinteso (?) placet di Bari.
E, sostiene Seclì, si scavalca anche il PUG (Piano Urbanistico Generale) che prevede la salvaguardia del patrimonio archeologico.
Ci si chiede se il sito sia archeologicamente rilevante o no. In particolare non si sa che fine abbiano fatto le indagini conoscitive promosse dall’amministrazione Salvemini. Sono sparite? Perse? Nascoste? Si sa per certo che la soprintendenza nel l971 diede parere contrario alla demolizione, ininfluente, con tutta evidenza.
A sentire gli interventi la quasi totalità dei partecipanti all’assemblea era contro il progetto, tutti tranne il Prof. D’andria che, in un lungo intervento ha detto due cose fondamentali:
- · Abbiamo fatto scavi, trovato reperti, catalogato e fotografato il tutto e ne abbiamo fatto un libro.
- · Oggi non c’è più nulla di rilevante.
Secondo questa teoria si può costruire anche un grattacielo e i comitati sono, in pratica, dei rompipalle. E poi, ha detto D’Andria rivolgendosi ad un altro signore che denunciava il progetto come invasivo «Lei dov’era nel ’71 quando abbattevano il Convento?». Quel signore aveva qualche anno in meno di me, nel ’71 avevamo tutti altri interessi. Evidentemente secondo D’Andria, chi in quegli anni non ha protestato, ora non ha alcun diritto a farlo, indipendentemente dall’età anagrafica. Bizzarro veramente.
E quello del Professore è stato un ottimo assist per l’assessore Messuti che ha detto «ci fosse stata presenza di un sito di rilevanza archeologica ci saremmo fermati» ed ha proseguito dicendo che prima quella piazzetta era una schifezza immonda, a lavori ultimati si rivaluterà anche con una piazza, ideale congiungimento fra il centro storico e quello commerciale. Non ci ha detto l’assessore quali amministrazioni hanno governato e consentito una schifezza immonda nel centro di Lecce per lunghissimi anni.
Chi scrive vive a Lecce da soli sei anni, quindi non c’ero nel ’71 (con buona pace del Prof. D’Andria), e se ci fossi stato avrei avuto altra sensibilità, a vent’anni mi occupavo d’altro, forse questioni ormonali, forse ideali, non ricordo. Dopo i primi sei mesi spesi a girare in una città stupenda con lo sguardo in alto a vedere le meraviglie del centro storico, ho dovuto, ahimè, abbassare il naso a guardare cosa succede sotto il barocco. Ho visto Piazza Sant’Oronzo che è in buona parte un parcheggio quasi incontrollato, ho visto edifici storici di proprietà pubblica nel degrado più assoluto, ho visto che non esiste un piano traffico. Ed è proprio quest’ultimo punto il più qualificante per l’intervento in Piazza Schipa, senza un piano traffico che senso ha costruire un parcheggio per 500 auto in pieno centro? Quale altro interesse se non quello di attrarre altro traffico ed altre auto in una città già intasata? I parcheggi di scambio, come richiamato dal Prof. Pankievich, i bus navetta per liberare e pedonalizzare il centro storico, sono nei progetti o meno? In sostanza, le amministrazione negli ultimi vent’anni hanno vagamente ipotizzato qualcosa di diverso dal caos? Qualcuno, nel corso dell’assemblea, ha sibilato anche interessi di altra natura, ma si tratta di illazioni. D’altra parte la filosofia che guida l’amministrazione in queste scelte si è palesata nella ristrutturazione di Piazza Partigiani, è di questi ultimi giorni la notizia che le piste ciclabili verranno sacrificate per aumentare i parcheggi auto. Con buona pace della città sostenibile.
Sembra quasi che il problema di Lecce sia Lecce stessa. Troppo bella e troppo delicata, e con troppi interessi più o meno sottesi.