di Armando Polito
Nel 1932 appariva sul periodico francese Mouseion (anno VI, v. XX, n. 4) a firma di Gino Chierici1 l’articolo Particularités dans la restauration de quelques monuments napolitains. Da esso (integralmente leggibile in http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k61590011/f112.image.r=manduria.langEN) è tratto il brano (pagg. 88-89) che ho riprodotto di seguito corredandolo della mia traduzione.
Il restauro era stato operato nel 1928. L’intervento, a quanto pare, fu risolutivo e sarebbe interessante controllare il suo stato a poco meno di un secolo di distanza. Non mi meraviglierei di un verdetto felice, come non mi meraviglio di certi interventi di oggi, magari costosissimi ed ipertecnologici, i cui effetti benefici, esaltati dai media, durano solo qualche lustro, per colpe che si chiamano incompetenza e/o disonestà ma per i cui responsabili rimane, per lo più, l’anonimato …
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1 (1877-1961). Archeologo, Sovrintendente ai Monumenti della Campania, direttore di parecchi pregevolissimi restauri in cui il metodo filologico non fu mai fine a se stesso ma al servizio dell’interpretazione estetica, anticipando i principi del restauro critico. Innumerevoli le sue pubblicazioni. Per citarne, diluite nel tempo, solo tre: Le chiese angioine di Napoli, Tipografia Ospedale Psichiatrico L. Bianchi, Napoli, 1933; Leonardo architetto, Colombo, Roma, 1939; Il palazzo italiano dal secolo XI al secolo XIX, Vallardi, Milano, 1954.