di Paolo Rausa
I cosiddetti Mari Rossi della Serra di Poggiardo (Le), meglio conosciuti col termine locale di ‘arciddhrari’, terreni ricchi di argilla noti e utilizzati fin dal tempo dei Messapi, durante gli acquazzoni si riempiono di acqua e assumono l’aspetto di laghi o mari, distese a perdita d’occhio rosse per l’argilla e per la presenza abbondante di bauxite.
Essi riservano al naturalista anche dei gioielli nascosti sottoterra: le “Grotte di Poggiardo” che costituiscono un interessante sistema carsico formato da dodici gallerie tra cui la ” Grotta delle Meraviglie” dove la bizzarria della natura ha scolpito, ricamato e colorato ogni centimetro quadrato di superficie.
Da tempo i terreni sono interessati dall’attività estrattiva che a quanto sembra non dispone delle previste autorizzazioni e per questo, su segnalazione dell’Amministrazione Comunale, è stata messa sotto sequestro dalla Magistratura.
A completare il già ricco quadro, in molte cave di calcare, oggi abbandonate, si possono ammirare i fossili delle “Rudiste” simili a campane e a cornucopie che vivevano nei mari salentini del cretacico.
Sulla vicenda è intervenuta l’Amministrazione comunale che ha disposto la messa in sicurezza di tutti i cigli di cava presenti nel sito, sia nell’area in cui è stato legittimamente realizzato l’ampliamento che in quella in cui è avvenuto illegittimamente.
L’area riveste un notevole interesse naturalistico e speleologico tanto che si svolgono da tempo sul sito esperienze e studi dell’Università e di esperti speleologi, che stanno elaborando un progetto organico di valorizzazione e di fruizione.
E’ atteso a breve un intervento della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, allarmata per i rischi che corre il nostro patrimonio storico e naturalistico e per verificare se nel garantire la sua tutela sia ancora compatibile l’attività estrattiva, minacciosa della stabilità del terreno, come ammoniva Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia, perché: “Tentiamo di raggiungere tutte le fibre intime della terra e viviamo sopra le cavità che vi abbiamo prodotto, meravigliandoci che talvolta essa si spalanchi o si metta a tremare, come se, in verità, non potesse esprimersi così l’indignazione della nostra sacra genitrice”.