di Rocco Boccadamo
Per tradizione ormai radicata, sono solito assistere alla messa festiva nell’ex cattedrale di Castro, autentico piccolo gioiello artistico incastonato giusto nel cuore del bellissimo borgo della rinomata località salentina.
L’ultima volta, l’atmosfera intrisa di misticismo e di storia caratteristica del luogo sacro in questione si è viepiù arricchita e sublimata, almeno ai miei occhi, in virtù dell’arrivo – e della successiva partecipazione al rito quasi accanto a me – di una ragazza sui diciotto anni, bionda e dagli occhi azzurri: la predetta era in compagnia, mano nella mano, di un giovane, più o meno ventenne, e di una fanciulla, sicuramente di scuola elementare, la quale, in base alla stretta somiglianza, mi è sembrata essere sua sorella.
Un quadretto, di primo acchito, desueto per i nostri giorni e, tuttavia, animato da soggetti moderni, anche per l’abbigliamento e l’espressività dei loro volti puliti, ma, contemporaneamente, rispettosi di certi schemi o modelli che, sebbene in prevalenza ma superficialmente siano definiti obsoleti, in realtà permangono sempre corretti e attuali.
In tale riflessione, intendo inserire anche il particolare che la coppia non è apparsa in giro da sola ma insieme con una creatura più piccola.
I principali protagonisti della scena hanno assistito alla messa con ammirevole compostezza e partecipazione. Alla fine, sono ritornati per strada, seguitando a tenersi per mano e scambiandosi continuamente fugaci sguardi d’affetto e oltre.
A me, è sgorgato da dentro, impetuoso, il desiderio di dir loro “bravi!”; mi sono trattenuto dal proferir parola, solo per il timore di creare imbarazzo, anche se, nella sostanza, credo di essere egualmente riuscito a esprimere ciò che pensavo orientando a più riprese i miei occhi ammirati su quei freschi volti.