di Elio Ria
Di quei tronchi e di quel fogliame il premio agli occhi è la quiete. L’acqua è dell’orizzonte. L’erba secca divelta dall’umidità è vecchiezza di natura. L’aria è del vento che in uno spicchio di luogo non accenna solennità.
Gli alberi di eucalipto come fighetti si specchiano per allungarsi di vanità, nonostante il sole traditore distende le immagini e di esse ne liquefa la forma nell’acqua vestita di luce.
Il luogo è sfuggito al fatale andare del tempo; le canne robuste e alte di muraglia delimitano quanto di più insaziabile agli occhi è concesso. È pazienza di natura nell’offrirsi alla fioritura di un pensiero che non sovverte la fantasia; sospinge lo spirito a rivedersi nello specchio della creazione.
* Comprensorio dei Paduli (ex foresta Belvedere)
(foto di Wilma Vedruccio)
noi che quando crollavano le volte delle profonde cave di tufo correvamo a vedere le enormi buche sul terreno, noi che guardavamo impotenti allo sgretolarsi del nostro west dove giocavamo agli indiani, noi assistevamo alla trasformazione del territorio, noi che siamo nati e cresciuti in quelle campagne, noi che da bambini ci spaventavamo nel vedere grandi bisce scivolare nelle grandi buche ormai colme d’acqua, noi che aiutavamo la famiglia a lavorarae il tabacco innaffiato con quell’acqua, noi che andavamo a pesca di girini, noi che aspettavamo il crepuscolo nel mese di marzo per assistere alla spettacolare comparsa dal nulla di innumerevoli uccelli acquatici che venivano a passare la notte alle “tajate”, noi che ci strappavamo la pelle per le tantissime punture di fameliche e spietate zanzare, noi che per gioco abbiamo immesso dei pesciolini e che oggi vediamo tanta gente che va a fare vere e proprie battute di pesca… noi stessi assistiamo oggi meravigliati alla forza della natura che si è prepotentemente ripresa un angolo di disastro ambientale e lo ha trasformato in un angolo di piccolo Paradiso terrestre…