di Armando Polito
A scrivere un post come questo si corre il rischio, come capita a certa magistratura che scoperchia pentole sempre più maleodoranti, di essere etichettato come comunista. Per evitare, però, al lettore inutili perdite di tempo e per fugare questo dubbio basta che io mi dichiari, come in effetti sono, felicemente (perché così ho conservato la mia libertà) disorientato politicamente e religiosamente, tant’è che in chiesa ci ho messo piede in passato, ora nemmeno quello, solo come turista e, per quanto riguarda la politica, non voto da più di venticinque anni.
Anch’io, però, ho dei sussulti di sana umanità, anche se per evitare il disgusto del presente mi rifugio nello studio del passato, specialmente quand’esso è altrettanto disgustoso. E, quando gli occhi si sollevano dalle carte, mi rendo conto della validità del proverbio niente di nuovo sotto il sole e di come fenomeni antichi si rinnovino mutati nella forma ma non nella sostanza. Così alla nobiltà terriera di un tempo si contrappone quella politico-finanziaria di oggi, e ai braccianti di allora sono subentrati i sottoccupati e sfruttati odierni.
Ecco cosa ho trovato sul numero del 7 settembre 1902 del giornale francese La liberté des colonies leggibile all’indirizzo http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k6337828r.r=Nardo.langEN (nelle foto sottostanti la prima pagina e la seconda, dalla quale è tratto il dettaglio con la mia traduzione a fronte). Da notare che la corrispondenza da Roma è datata 1° settembre ma credo che il tempo trascorso fino alla sua pubblicazione sul giornale francese sia dovuta alle tecniche di comunicazione dell’epoca. Alla faccia, invece, di quelle della nostra epoca i telegiornali nazionali si affannano a dare giornalmente notizia di dichiarazioni che vorrebbero essere rassicuranti ma che sono solo buffonescamente ridicole; per converso, però, la parte preponderante dei notiziari mi tiene aggiornato sulle ultime tendenze della moda, sul numero preciso di coltellate con cui è stato portato a termine l’omicidio del giorno, sulle nausee da gravidanza della vip di turno, etc. etc.
Per non morire di goduria non mi resta che non accendere il televisore. Sto pure pensando seriamente di farlo fuori con trentacinque martellate e mezza, ma, poi, come farò ad esaltarmi quando la tv nazionale ne darà, sicuramente, dettagliata notizia?
Hai ragione a dire “Nihil sub sole novi”…ma purtroppo forse è ancora peggio, perchè la gente è talmente delusa e annientata che non ha neanche più la volontà di reagire, di prendere realmente i forconi, quelli veri, non quelli prezzolati di un mesetto fa e cacciare questa gentaglia che non ha altra capacità che quella di riempire le proprie tasche…Io però non sono d’accordo con te sul non andare a votare….Lo so che è sempre più difficile fare una scelta, ma non voglio che si dica “è inutile fare ancora le elezioni, tanto gli italiani non vanno più a votare”. No, io le elezioni le voglio, le pretendo, magari anche solo per andare a mettere scheda bianca o ad annullarla; ma voglio, in qualche modo poter esprimere qualcosa. A parte questo, amici come prima.
Sergio
“Poter esprimere qualcosa”: e non ti pare che il rinunziare, anche fisicamente, ad un diritto fondamentale (il voto) per salvarne uno ancora più grande (la propria libertà), sia nei confronti di chi (tutti) si candida col presupposto che la politica non è un servizio ma un affare, l’unica forma pacifica di disprezzo praticabile? Prima che i forconi, quelli veri, come la storia insegna da millenni, non facciano, inesorabilmente, piazza pulita … Un caro saluto. Armando