di Gianni Ferraris
Sabato 25 c’è stata a Casalini, frazione di Cisternino, un’assemblea affollatissima sul progetto “Strada Dei Colli”.
La storia è tipicamente italiana, infinita. La famigerata “Strada dei Colli” è un tracciato di 5 Km. circa che passerebbe, secondo il progetto, in mezzo a macchia mediterranea, uliveti, e trancerebbe un paesaggio ideale per tracking, biciclette e passeggiate. L’alibi per questa colata di asfalto e cemento sarebbe quello di rendere più agevole il percorso Cisternino – Ostuni completando un progetto concepito, quarant’anni addietro, per collegare la Selva di Fasano con Ostuni, rimaneva scoperto il tratto in discussione. In realtà esistono già due strade Cisternino Ostuni, e nemmeno esageratamente brutte. Occorrerebbe solo una manutenzione ordinaria più accurata, passandoci in una sera di pioggia, come mi è successo proprio sabato scorso, il percorso era ad ostacoli, nessuna segnaletica orizzontale, strisce bianche cancellate, guadi di veri e propri laghi in mezzo alla carreggiata, tutta roba che istiga a “maledire il tempo ed il governo” giusto per citare De Andrè., Un tempo si diceva “piove governo ladro” qui è il caso di dire che l’amministrazione provinciale è colpevolmente responsabile di mancata manutenzione, la pioggia è naturale, l’incuria non lo è mai.
La storia della colata d’asfalto iniziò nel 1963, quando l’allora amministrazione comunale fece un primo progetto impugnato da un comitato locale, poi venne fatta una variante, il tutto sospeso ben tre volte dagli organi competenti e definitivamente e bocciato dal TAR di Lecce. Oggi dopo almeno due generazioni di progettisti, esiste una terza via che, a detta degli amministratori, sarebbe rispettosa dell’ambiente e diventerebbe ameno passeggio in auto nelle campagne. Allo stato delle cose, per le sole progettazioni, dice il comitato NOASF, la sola progettazione è costata 110.000 euro, ai quali si debbono aggiungere gli 80.000 della progettazione bis. Il preventivo di spesa complessivo ammonterebbe a 4 milioni di euro finanziati da tempo. L’amministrazione la presenta come “strada museo” o come “collegamento dei Santuari di San Biagio e Sant’Oronzo”, immaginiamo file di rombanti pellegrini fare la corsa fra un santuario e l’altro alla faccia della via francigena che si vuole riscoprire poco sotto. Come museo la strada lambirebbe invece alcune masserie storiche, oltre che uliveti con alberi secolari.
Peccato che per farla occorre abbattere almeno mille fra ulivi e fragni secolari, che verranno espiantati pagandoli circa 800 euro caduno, 20 verranno reimpiantati, assicurano i progettisti, bella soddisfazione veramente. A proposito del Fragno (quercus trojana), leggo che esistono esclusivamente in Puglia e Basilicata, in particolare nelle Murge e nella zona di Matera. Per fare un paragone azzardato sarebbe come se in Egitto si spostassero le piramidi per fare un Mc Donalds. Gli espropri avranno un valore complessivo di 274.000 euro. 6 Km. Di muretti a secco secolari verranno abbattuti e, promettono i progettisti, rifatti. Ovviamente, se non si vogliono stanziare milioni di euro, il rifacimento sarà con strumenti e tecniche moderne, che nulla avranno a che vedere con il fascino e l’importanza storica di quelli antichi. In sostanza, i 63.100 mq. di territorio interessato allo scempio serviranno ad uso esclusivo di una strada che, con le servitù, avrà una larghezza di 15 mt. circa. Per fare il tutto, essendo il terreno con rocce affioranti o poco sotto lo strato di terra occorrerà, recita il progetto, minare o utilizzare adeguati “martelloni”.
Al momento il comitato ha raccolto 2000 firme contro questo lavoro che definire inutile è riduttivo. Alcuni dubbi sorgono spontanei. I terreni lambiti dalla strada dei colli acquisiranno valore, soprattutto se in futuro resi edificabili. A discapito dei coltivatori che si vedranno tagliati in due i loro terreni e di un turismo “lento” che, a detta di molti, è quello che caratterizza questi luoghi. La domanda prima è proprio su quale tipo di turismo si intende attrarre con la cementificazione che, ben sappiamo, è un male atavico del Salento. Negli anni ’60, quando l’opera venne concepita, c’era una diversa attenzione all’ambiente, era boom economico e arrivava in ogni casa la FIAT 600, oggi le cose sono mutate, prova ne siano l’attenzione per l’ambiente e per la natura che spingono un turismo avveduto e rispettoso a visitare i luoghi che hanno quello specifico valore aggiunto. E queste scelte eludono l’altro male colpevolmente voluto in tutto il Salento che è la mancanza di mezzi pubblici, di collegamenti fra entroterra e marine.
Nella richiesta di incontro urgente con l’Assessore regionale Barbanente, Alberto Vannetti del comitato NOASF scrive fra l’altro:
“…Come Ella saprà con raccolta di circa 2000 firme pari al 20% della popolazione del Comune di Cisternino, i cittadini si sono espressi a sostegno delle ragioni del comitato e contro una previsione stradale che prevede l’espianto di circa 1000 ulivi, alcuni secolari, oltre a fragni e lecci, e la distruzione di centinaia di metri di muretti a secco, assolutamente non ripristinabili per fattura e tipologia, nonostante le supposte previsioni di interventi di “compensazione ambientale”.
L’opera concepita nel 1963 appare superata ed inutile se si
considera la presenza di tracciati stradali alternativi per i quali non risulta “strategica”, ed abnorme nella sua concezione alla luce della visione del paesaggio maturata in oltre 50 anni di cultura del territorio, oltre che di uno sviluppo compatibile e sostenibile sul piano del turismo che lasci i luoghi inalterati in quanto risorsa. Senza considerare l’impegno di spesa di circa 4 milioni di euro (denaro pubblico), 370 mila dei quali per oneri di progettazione (la lezione del prof. Settis in merito ai conflitti di competenza potrebbe rivelarsi emblematica in questa vicenda, cfr Paesaggio, Costituzione, Cemento. Einaudi)…”.
Nel corso dell’assemblea di sabato 25, alla quale hanno partecipato gli avvocati Elda Pastore, Andrea Moreno e Luigi D’Ambrosio, sono stati evidenziati tutti i difetti del progetto, e ne sono stati proposti di alternativi, meno invasivi e soprattutto meno costosi, “il denaro risparmiato si potrebbe utilizzare per manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità di Cisternino e delle frazioni” ha detto l’ex consigliere comunale Arcangelo Palmisano.
Nell’attesa dell’inizio dell’assemblea abbiamo raccolto alcuni commenti sulla tenacia dell’Amministrazione Comunale nel voler procedere a testa bassa, PD, SEL, PSI uniti nella lotta. Le risposte sono state univoche: “non si vogliono perdere i quattro milioni già stanziati e questa amministrazione si vuole appuntare la medaglietta di primi della classe, ultimando un’opera che aspetta dagli anni ‘60”.
Poco veramente, soprattutto quando in giro per il Salento si vedono lottizzazioni selvagge, gruppi italiani e stranieri di ogni provenienza arrembare per acquisire terreni, ettari ed ettari, per cementificare. Succede in agro di Nardò, succede in altre parti. La scelta di tirare i remi in barca e concepire un’evoluzione del paesaggio meno invasiva e più etica forse potrebbe essere vincente. Il Salento è terra scelta da molti che da nord si sono trasferiti a vivere qui, non certo per vedere asfalto, piuttosto per sperare che un modo di vita più “lenta” sia possibile, che tornino a funzionare i trasporti pubblici inesistenti, che si faccia manutenzione ordinaria e straordinaria dei tratturi e delle stradine di campagna, che si lascino in pace alberi che da secoli segnano la differenza di queste terre da altri luoghi.