La Terra d’Otranto vista da un viaggiatore inglese del XVIII secolo forse troppo schizzinoso ma certamente un po’ ignorante (senti chi parla! …)

di Armando Polito

È noto che il fenomeno del Grand tour (viaggio culturale nell’Europa continentale fatto da chi poteva permetterselo), che iniziò dal XVII secolo per raggiungere il suo acme nel successivo e scemare progressivamente nel XIX,  aveva come tappa canonica, per lo più conclusiva, l’Italia. Di parecchi di questi viaggi abbiamo il resoconto in forma più o meno diaristica. Qui leggeremo di quello di Henry Swinburne alcuni stralci riguardanti la nostra terra, tratti da Travels in the Two Sicilies by Henry Swinburne in the Years 1777, 1778, and 1779, P. Esmsly, London, 1783, t. 1, passim, con la mia traduzione a fronte1.

Dal giudizio impietoso dell’inglese si salvano Gallipoli e Taranto (parzialmente, come vedremo, Brindisi), ma  solo per la loro importanza economica (tanto per cambiare …). In particolare: per  Gallipoli (pagg. 368-375) tutta l’attenzione viene dedicata alla produzione ed al commercio dell’olio e alla figura di Giovanni Presta e, delle quattro tavole relative alla Terra d’Otranto, due sono dedicate a Taranto (tra le pagine 226-227 e 334-335) e due a  Brindisi (tra le pagine 384-385 e 396-397).

 

E ora becchiamoci quanto segue!

OTRANTO,  pagg. 376-377

 

 

 

 

 

 

 

 

BRINDISI, pagg. 383-384

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Meno male che il nostro viaggiatore si associa poi (non riporto il brano per brevità) al giudizio unanimemente più che positivo sul porto di questa città.

LECCE, pag. 380

 

 

 

 

 

 

 

 

 

pagg. 381-382

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Purtroppo non so leggere la musica e, a beneficio del volenteroso lettore che volesse aiutarci a conoscere sonoramente il motivo (basta che sia in grado di farlo; ce lo dica e io gli fornirò le istruzioni per rendere tutti partecipi del suo prezioso contributo), di seguito riproduco ingrandito lo spartito.

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Come se non bastasse, bisogna dire che il giudizio poco lusinghiero di questo viaggiatore sull’architettura leccese, e non solo, non fu isolato. Esso sembra quasi la fotocopia leggermente edulcorata di uno precedente espresso qualche anno prima, questa volta da un tedesco, da Johann Hermann von Riedesel in Reise durch Sicilien und Grossgriechenland, Drell, Gesner, Füesslin und Comp., Zurigo, 1771, pagg. 226-230.

…….

Concludo sconsolatamente chiedendomi cosa scriverebbe oggi (forse l’ha già scritto e io non l’ho letto …) ancor più sfortunatamente per noi e di noi il turista straniero medio, fortunatamente più acculturato di quello appartenente al turismo pur elitario di cui abbiamo visto una testimonianza e giustamente scandalizzato dal livello di degrado, abbandono e ridicolo rispetto in cui versa il nostro patrimonio culturale.

In attesa che qualcosa succeda riconosco, con lo spartito ancora sotto gli occhi, di essere anch’io un po’ (?) ignorante, proprio  come il nostro viaggiatore inglese di oggi che avevo accusato della stessa colpa …

_______

1 Il volume originale e quello del tedesco di cui dirò dopo (dai due ho tratto tutte le immagini) sono leggibili e scaricabili, rispettivamente, da

https://archive.org/details/travelsintwosici01swin

http://www.e-rara.ch/doi/10.3931/e-rara-17761

 

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