Le Cacàgnule di Spongano

cacagnule

Le prime elezioni amministrative dell’Italia repubblicana a Spongano attraverso alcuni componimenti in vernacolo

di Giuseppe Corvaglia

 

Spongano, come altri paesini, vede periodicamente comparire mediante affissione, volantinaggio, corrispondenza o altre forme di pubblicazione, componimenti anonimi in dialetto o in italiano simili alle “Pasquinate” ma dette qui “Cacagnule”* da una serie di tali componimenti uscita negli anni ’80. Essi erano e sono ispirati a fatti politici o di costume d’interesse prettamente locale, esprimono opinioni personali o denunce e sogliono uscire, per lo più in concomitanza con elezioni amministrative comunali.

Ve ne proponiamo alcuni usciti nel 1946 in occasione delle prime elezioni amministrative della Repubblica scelti sia per la finezza e l’arguzia di qualcuno di essi sia per cercare, attraverso i medesimi, di comprendere il clima di quell’epoca.

 

Terminata la seconda guerra mondiale si rese necessario un ricambio della classe dirigente.

Si respirava un’aria nuova e con essa s’intravedeva anche la possibilità di operare dei cambiamenti nella società. Strumenti per fare ciò erano il suffragio universale (con il diritto di voto esteso, per la prima volta, anche alle donne, istituito dalla Consulta nel febbraio 1946) e la libertà di votare per più liste fino a quel momento soffocata dal fascismo.

Molti rappresentanti di spicco delle diverse classi sociali ritennero importante scendere in campo sia per contribuire  direttamente   alle scelte che avrebbero portato al rinnovamento della nazione sia perché, finalmente, si poteva operare nell’ambito della cosa pubblica senza compromettersi con un regime che aveva mostrato a pieno la sua faccia crudele e opprimente.

Bisognava voltare pagina.

Come dice F. Barbagallo nel suo libro “Dal 43 al 48- La formazione dell’Italia democratica” “… C’era da ricostruire uno Stato e una società e prima ancora bisognava ridefinire i fondamenti etici e culturali della convivenza civile, della comunità nazionale.  Un tale processo, come tutte le vicende storiche, non si sviluppa in asettici laboratori o in isolati circoli intellettuali; ma si svolge sul terreno aspro del confronto e del contrasto fra i diversi ideali, progetti, interessi, speranze. E’ questo un periodo molto ricco proprio perché fondativo di un nuovo ordinamento politico e sociale preparatorio di rinnovati valori morali, espressioni e comportamenti culturali.”

Anche Spongano divenne laboratorio e molti cittadini si sentirono di dover partecipare a quest’atto costitutivo della società e dello Stato che andavano rinnovandosi.

Le elezioni che si svolsero nella primavera del 1946, nonostante in molte città si sarebbe votato in autunno, furono importanti per verificare l’effettiva rappresentatività dei partiti politici che fino a quel momento erano stati rappresentati pariteticamente nel Comitato di Liberazione Nazionale oppure erano restati fuori dal governo come il Partito Repubblicano e il Partito dell’uomo qualunque.

Nel   marzo   del   1946 si tennero   a   Spongano  le prime   elezioni   del dopoguerra.

Così come in tutta Italia, anche a Spongano si presentò la Democrazia Cristiana proponendosi quale alternativa popolare sia alle destre sia alle sinistre, ma non fu considerata con grande benevolenza dalla ricca borghesia e dall’aristocrazia che a Spongano, durante il ventennio fascista, aveva espresso la classe dirigente.

Si può dire, tuttavia, che non faticò a raccogliere consensi grazie all’appoggio della Chiesa che si rese concreto in una propaganda capillare e di sicuro effetto su gran parte della popolazione. Oltre all’opera diretta del Clero fu importantissima l’attività dell’Azione Cattolica.

Non si trattava ancora della campagna anticomunista messa in atto nel 1948 quanto piuttosto di una propaganda volta a conseguire un obiettivo comune con le sinistre che era quello di evitare che i fascisti riprendessero le leve del potere, magari riciclandosi. Già si cominciava a intravedere quello che diventò poi il motivo ricorrente della propaganda democristiana caratterizzata da antifascismo e da anticomunismo e che utilizzerà a scopi elettorali immagini terrificanti e vistosamente esagerate.

Non si presentò a Spongano nella tornata elettorale del 1946 una lista di sinistra così come non furono aperte sezioni del PCI o del PSIUP. C’era qualche elettore o qualche giovane che faceva propaganda ma senza effetti significativi.

A Spongano la DC nello scegliere i candidati evitò accuratamente e, direi scientificamente, rappresentanti dei grandi proprietari terrieri. L’unico di questi a figurare nella lista,  Pantaleo Alemanno detto Terno,  non era sicuramente tra i più rappresentativi della classe.

Nella stessa lista si candidarono pure l’insegnante Antonio Alemanno, fra l’altro il più votato con 765 voti, Salvatore Monti, che nel 1949 diventerà Sindaco dopo la morte di Pantaleo Alemanno, Donato Montagna, piccolo commerciante che era  considerato all’epoca per essere stato, con successo, più volte priore della festa di S.Antonio, o Luigi Spagnolo detto Scicchi, uomo molto stimato fra la gente  e gestore di un negozio di generi alimentari che di sera diventava luogo di ritrovo, e poi ancora artigiani, commercianti e contadini. In questo modo la DC si presentò come il partito del popolo, quello che voleva e poteva contrastare il potere della classe padronale.

E’ difficile, per qualcuno, pensare alla DC come partito popolare specie per chi ha conosciuto la stessa come partito di potere e di governo tuttavia in quell’occasione la popolazione sponganese, al di là della pressione clericale che pure era notevole, in mancanza d’altri partiti d’estrazione popolare, ritenne la D.C. uno dei partiti più affidabili per la tutela dei propri interessi.

All’epoca, infatti, i grandi possidenti e in particolare i baroni Bacile di Castiglione decidevano tutto: dal prezzo delle derrate alla paga giornaliera dei braccianti e grande era il desiderio che ci fossero regole giuste applicabili a prescindere dalla volontà dei padroni. Non è che la popolazione fosse propriamente oppressa da tutta la classe padronale  anzi  bisogna dire che,  nel complesso,  ad essa derivavano buoni vantaggi dal fatto che, oltre a un grande proprietario terriero, a Spongano ce ne fossero anche altri sebbene non tutti campioni di correttezza. In quegli anni, infatti, la manovalanza per il lavoro nei campi poteva essere reclutata a Spongano anche per lavori nei feudi degli altri paesi e questo faceva sì che la maggior parte degli sponganesi avesse di che lavorare.

Ancora oggi, poi, si tramanda generalmente un buon ricordo della famiglia Bacile in special modo di Domenico, don Mimmi, e della moglie, donna Johanna Grossmayer, donn’Hansa,  che in tempi veramente difficili seppero aiutare alla bisogna i più poveri. Per non parlare poi di Filippo uomo poliedrico che, oltre a studiare metodi per il rimodernamento della produzione dell’olio, prestò la sua opera indefessa perché Spongano avesse il privilegio di fruire della ferrovia e, ancora, di altri membri della famiglia da Monsignor Gaetano fino a Fabio ai nostri giorni.

Ma al di là delle simpatie e del dovuto rispetto, c’era una voglia di libertà, di affrancarsi, di camminare da soli soprattutto dopo esperienze tragiche, dolorose e devastanti come la guerra e la dittatura.

Alla D.C. si opposero tre liste: una di ex combattenti e reduci di guerra, spesso nostalgici del vecchio regime, una lista civica guidata da Donato Stasi, di ispirazione conservatrice, rappresentata da un orologio e un’altra lista contrassegnata da una spiga di grano guidata da Giovanni Bacile.

Fu questa lista la vera antagonista della D.C. e raccolse gli esponenti della borghesia e della nobiltà sponganese nonché altre persone di popolo che, contrarie all’avvento della sinistra o di un partito controllato dalla Chiesa, vedevano un rischio e un pericolo di asservimento ancora più grande che quello creato dal manganello e dall’olio di ricino nell’opera di persuasione svolta dal parroco e da persone a lui vicine. E’ illuminante al proposito un frammento  raccolto   oralmente   dall’autore  nel  quale  “Chicco”    personaggio protagonista di alcune pasquinate, dice, rivolgendosi alla propria moglie (Carmela detta ‘Mmela): – “Quannu Cristu morse an Croce \ certu, ‘Mmela, no pinzava \ ca nu giurnu qualche boia\ su ‘ddhra Croce speculava“.-

Di questa lista facevano parte oltre a Giovanni Bacile, padre del barone Fabio, Antonio Rizzelli, altro proprietario terriero e dello stabilimento di trasformazione della sansa, Luigi Marsella già segretario comunale nonché persona colta ed esperta di leggi, regolamenti e dei fatti sponganesi e l’ingegnere Giuseppe Alemanno. Simpatizzava per questa lista tra gli altri Gino Stasi gentiluomo colto di cui si tramanda l’arguzia.

Il verdetto delle urne premierà la Democrazia Cristiana e Pantaleo Alemanno sarà eletto Sindaco.

L’andamento delle elezioni sarà condizionato non solo dal grande attivismo dell’Azione Cattolica e della Chiesa ma anche da una certa sicurezza di tenere la situazione sotto controllo che la lista della Spiga aveva ma che poi alla resa dei conti non si rivelò così sicura.

In questo lavoro vi presentiamo due dei tanti componimenti usciti in quell’occasione, che per la maggior parte sono andati perduti e di cui si ricorda qualche frammento tramandato oralmente. E’ probabile che questi due si siano salvati perché, stampati in tipografia, abbiano avuto una diffusione maggiore mentre gli altri , passati “brevi manu” oppure affissi, sono probabilmente andati perduti o, come dicevo, sopravvissuti in frammenti tramandati oralmente.

Non si conoscono gli autori di questi componimenti; sono state fatte ipotesi e girano voci di popolo ma niente di preciso non essendo gli stessi firmati se non con pseudonimi. E’ però evidente la parte politica per cui essi tengono.

Infatti se “Pe le elezioni te lu 46” è evidentemente pro D.C. “La ‘Mmela e lu cumpare Arciprete “ prende invece le parti della lista della Spiga e, per celia ma anche per simpatia, di quella dei reduci.

Proprio quest’ultimo componimento è interessante per la forma che l’autore sceglie, oserei dire “sceneggiata”.

Questi, infatti, non proclama le sue idee e i suoi programmi ma li mette in bocca a un’ingenua popolana che spiega all’autorità religiosa le sue convinzioni, poche in vero, e quelle del marito Chicco. Questi sostiene che la spiga è un tesoro per tutti e le tre spade sono quelle che hanno difeso la patria dai nemici ma l’orologio è tutto scombinato e fa le sei e mezza (prima di vedere i simboli delle liste pensavo che fosse un modo per ironizzare visto il palese doppio senso invece le lancette raffigurano proprio quell’ora .N.d’A.) mentre la Croce sul simbolo della D.C. è stata inventata solo per mettere zizzania.

Quindi dice che in Paradiso certamente non si sarebbero intristiti qualora Pantaleo Alemanno su questa terra non fosse diventato Sindaco di Spongano; d’altra parte il Padreterno non sarebbe stato così ingenuo da scambiare un fattore per angioletto oppure da far entrare in Paradiso un proprietario di mulino. Anzi, se avesse potuto, avrebbe preso tutti a colpi di ramazza e per primo proprio l’Arciprete.

La ‘Mmela continua poi spiegando come la D.C. pensi di mantenere la tassa sulla famiglia o in ogni caso di sobbarcare gli altri di tasse. Alla fine inviterà l’Arciprete a interessarsi delle cose di Chiesa e, provocatoriamente, a votare per la Spiga o per l’Elmetto. Non c’è solo un intento provocatorio in quest’invito ma c’è, come dicevo la sicurezza di poter governare gli eventi, di poter contare sulla gran parte dei cittadini tanto da tollerare anche  che alcuni voti, che col senno di poi avrebbero potuto essere importanti, verso un’altra lista.

Il secondo componimento è meno teatrale e si presenta sotto forma di proclama. Colpisce l’uso di un dialetto che sembrerebbe più vicino al dialetto della zona limitrofa a Maglie (…nu spettati n’addhra fiata… -… ma de l’addhri ci fattore…) rispetto all’altro componimento che sfoggia un dialetto sponganese più puro.

Qui il primo lapidario commento è per la lista di Stasi che l’autore dice, ironicamente, di ammirare. Poi l’autore parla della lista dei reduci che però accusa di non essere quegli eroi che dicono di essere. Molti infatti, secondo l’autore erano rimasti imboscati al paese oppure avevano disertato.

Non erano perciò molto simpatici a chi la guerra l’aveva fatta sul serio oppure vi aveva perso una persona cara. L’accusa può sembrare legittima ma va ricordato che proprio nell’ultima parte della seconda guerra mondiale disertare spesso significava salvarsi la vita ed evitare i campi di concentramento.

Quindi si passa alla vera controparte: la lista  della Spiga.

L’autore dice che alcuni dei candidati di questa lista non sono affidabili essendo incapaci di sbrigare i propri affari personali o essendo troppo impegnati per interessarsi delle faccende pubbliche. Poi accusa questa lista di voler caricare la povera gente di tasse grazie alla machiavellica abilità di Luigi Marsella e di utilizzare un membro della famiglia Bacile, influente e ben voluta, come espediente per gabbare la povera gente.

Il tema delle tasse è sollevato da tutte le fazioni ed usato come spauracchio per screditare l’avversario in realtà tutti sono coscienti che l’imposizione di pesanti tributi, considerata la disastrata situazione del paese, sarà una dolorosa necessità.

Proprio per questo non si può fare a meno di notare la “faccia tosta” dell’autore che evidenzia le cattive intenzioni della lista antagonista ma subito dopo si affretta a dire che i candidati della D.C. non sono tutti stinchi di santo e che se pure avessero dovuto sbagliare non ci sarebbe stato di che preoccuparsi perché Dio avrebbe visto e provveduto.

Non ci è dato sapere se il Padreterno abbia provveduto alla D.C. sicuramente il responso delle urne, qui come in tutta Italia, aiutò De Gasperi a rafforzare la sua leadership e quella della D.C. per le elezioni politiche che si sarebbero tenute di lì a poco e a Spongano la Democrazia Cristiana governò fino al 1964, grazie sempre alla provvidenza del Padreterno.

 

* Le Cacagnule propriamente dette escono intorno a Pasqua dell’82 e prendono il via da un concorso per applicato per il Comune. A seguire, però toccheranno diversi argomenti. Esse sono la reazione ad un’amministrazione che aveva lottato alacremente per vincere su una lista civica guidata da Fernando Erriquez in auge per 15 anni criticato per una gestione clientelare e poco ortodossa, e  rappresentano una certa insofferenza verso chi si era proposto come giusto e incorruttibile e su un concorso mostrava i vecchi metodi clientelari e spartitori.

Condividi su...

Lascia un commento

La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.

C.F. 91024610759
Conto corrente postale 1003008339
IBAN: IT30G0760116000001003008339

Webdesigner: Andrea Greco

www.fondazioneterradotranto.it è un sito web con aggiornamenti periodici, non a scopo di lucro, non rientrante nella categoria di Prodotto Editoriale secondo la Legge n.62 del 7 marzo 2001. Tutti i contenuti appartengono ai relativi proprietari. Qualora voleste richiedere la rimozione di un contenuto a voi appartenente siete pregati di contattarci: fondazionetdo@gmail.com.

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi:
Gestione contatti e invio di messaggi
MailChimp
Dati Personali: cognome, email e nome
Interazione con social network e piattaforme esterne
Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Servizi di piattaforma e hosting
WordPress.com
Dati Personali: varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio
Statistica
Wordpress Stat
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Informazioni di contatto
Titolare del Trattamento dei Dati
Marcello Gaballo
Indirizzo email del Titolare: marcellogaballo@gmail.com

error: Contenuto protetto!