di Elio Ria
La poesia misura e quantifica la felicità. Il poeta entra nei luoghi della felicità: un giardino aperto, non concluso, sempre in fiore. Esce e ne dà in versi la genesi, magari abusando con immagini suggestive, ma con la consapevolezza di cantare i sentimenti più immediati, facilmente riconoscibili, nonché i disagi, le ricorrenze, le gioie, le meditazioni su cose personali, per potere ritornare sorgente, ossia sorgere in una condizione diversa dove il ritorno sistemico della quotidianità è in parte addolcito dal pensiero di poter – appunto – sorgere non con le leggi della fisica ma della metafisica.
Alessandra Peluso nel suo Ritorno Sorgente (LietoColle, 2013) pone in maniera delicata l’intento di dimostrare che la realtà non è conforme a ragione, bensì al sentimento, difatti con È la primavera che s’imbarazza di colori, rivendica la semplicità di una natura umile, non superba e ghirlandata di colori, dove è possibile innalzare lo spirito nel confine dell’inconoscibile. La poesia non è al servizio della verità, che della realtà è la lente d’ingrandimento e la fonte di conoscenza, piuttosto è disincanto del mondo, forza che sconfigge l’irrazionale e ne adombra anticipazioni di senso e di non-senso. Pare questo dunque il messaggio della poetica di Peluso, compiendo un viaggio stupefacente nella natura per sentire, ascoltare, origliare musica e poesia. La poesia nei versi di Ritorno Sorgente è visione innocente di un mondo che si svela con umiltà attraverso la forza dell’immaginazione che ne celebra le bellezze nei ritratti rasserenanti, quasi in comunione con il divino. La poesia di Peluso è costruita con lucidità è sincerità senza ricorrere in alcun modo alla retorica e all’autoinganno, valga per tutti “Ti amo”, potrei dirgli/ ma non so se è amore, o voglia/ di amare qualcuno o nessuno// oppure è forza vitale che spinge/ fa affiorare passioni da mare/ l’amore d’amare. C’è la voglia di amare e la responsabilità d’amare, distillata dall’umiltà di conseguire la felicità dell’amore, esponendosi al rischio del fallimento, ma consapevole di non dovere rinunciare.
La felicità deriva dal desiderio e dalla fantasia che in maniera temporale si basa sul futuro, giacché quando è raggiunta nel presente tende inesorabilmente a dissolversi nella nostalgia. È essa lo stato d’animo di chi si ritiene soddisfatto nel conseguimento di piacere naturali e necessari secondo il pensiero epicureo. Insomma misurarsi con la felicità significa non eccedere nell’abbondanza, ‘vivere con misura’. Considerato che la felicità è un’emozione soggettiva, il suo raggiungimento è influenzato da molti fattori, che possono – in molte occasioni – drogarla; oppure renderla davvero fruibile a condizione che sia manifestazione dell’esercizio del sentimento, nel senso che nel perseguirla deve prevalere la misura di appagamento e di accettazione di quanto effettivamente desiderato e ottenuto, senza lasciarsi prendere la mano.
In Ritorno Sorgente è percepibile la misura della felicità, intesa come esplosione di gioia e di colore, come vita che cresce, sapendo anche alzare le spalle alle negatività per rinascere, mettendo da parte le illusioni e guardare in faccia la realtà. Queste poesie di Alessandra Peluso fanno bene, distolgono i pensieri dalle cose minime della vita, invitano il lettore a non considerare il nichilismo, ma a dare uno sguardo al vivere con attenzione per dare un tono maggiore di musicalità al proprio io e scongiurare l’inaridimento dell’anima. Sono anche un monito per opporsi alla diseducazione dell’affetto, alla famelica ossessione di procacciarsi piaceri con istinti vampireschi che impallidiscono le affezioni alle cose.
I fatti della poesia sono spesso indicativi delle metamorfosi profonde delle civiltà. E i poeti sanno quella commozione di fronte a qualcosa di vero. La commozione dinanzi a qualcosa di bello, di giusto, rende quella cosa cara (Davide Rondoni, in Il fuoco della poesia, Rizzoli, 2008).
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