di Ezio Sanapo
Da quando sono ritornato nel Salento ho sentito parlare di don Tonino Bello da gente di varie estrazioni sociali ma principalmente da gente comune, quella che fino a pochi decenni fa era una immensa classe sociale rappresentata da quel ceto notoriamente e storicamente ai margini della società, dove si coltivavano e nascevano non solo sogni e speranze ma anche cultura e solidarietà. Quel ceto è stato frantumato e disperso con l’illusione di un benessere sociale che non c’è stato e che si trova oggi, senza più nessuna identità a raccogliere frammenti di una comunità che non c’è più, scavando a fatica nella sua memoria più recente, alla ricerca delle proprie radici per far germogliare nuove speranze.
Alle radici di questa speranza c’è la figura mitica di don Tonino Bello, mitica perché alimentata dalla tradizione orale, da un Racconto Popolare che si tramanda di generazione in generazione, indipendentemente dai mezzi di comunicazione di oggi e tutto ciò assume una dimensione favolistica, poetica e sacrale:
“…al Mito viene attribuito il ruolo di rinforzare la coesione sociale, l’unità funzionale del gruppo, in una forma gradevole da ascoltare, facile da tenere a mente e da trasmettere alle generazioni future (una sorta di “carta costituzionale”di una comunità e di una società che può fare riferimento a un suo vissuto mitico e sacro) “ ( Malinowski).
Fiodor Dostoevskij diceva: “Quando gli adulti hanno grossi problemi devono rivolgersi ai bambini, sono loro a possedere il sogno e la libertà.”
Nel XVII secolo il filosofo Gianbattista Vico asseriva che il Mito fosse nato dalle caratteristiche proprie delle persone simili a “fanciulli”, secondo una visione del mondo in funzione poetica.
Don Tonino oltre ad avere l’animo puro di un fanciullo era infatti un Poeta e come i Poeti aveva sufficiente lungimiranza per prevedere il disagio sociale dei nostri giorni. Don Tonino infatti predicava e pregava instancabilmente a salvaguardia della sua gente, quelli che la società opulenta di allora teneva nascosta ai margini, la stessa povera gente alla quale speculano molti esponenti politici ancora oggi.
Oggi a ventanni dalla sua scomparsa, le singole voci di ognuno di quella gente stanno diventando un coro sempre più affiatato e non è il canto di serafici cherubini ma segni umani di ricomposizione di una comunità che vuole ritrovarsi e riconoscersi all’insegna di un Valore vero ed essenziale rappresentato da una figura umana che travalica questa nostra realtà materiale. Nasce così un mito e don Tonino Bello, prima ancora di diventare un Santo per Decreto di Santa Madre Chiesa, è stato già per intercessione della sua amata gente, Beatificato.
La Chiesa per decretare una santità, non si basa soltanto sulla sostanza poetica della persona, né sui ramoscelli di alloro che cingono la sua testa, per la Chiesa occorrono Miracoli.
Don Tonino Bello pregava per la sua gente con tutte le sue forze e sognava una comunità forte e unita, una comunità che per salvarsi doveva necessariamente ricomporsi e riscoprire le proprie radici, così come sta facendo ventanni dopo Papa Francesco entrambi consapevoli che, quelle, sono le radici stesse della Chiesa. Prendere coscienza di tutto ciò è il Miracolo più grande che don Tonino, Persona Pura, Umile e Semplice, poteva fare.